Altri film su italiani che non lo erano
Quattro film usciti negli ultimi anni che raccontano storie o sono stati girati da registi di seconda generazione
Che i G2 esistano – parliamo dei cosiddetti “nuovi italiani”, cioè le persone nate in Italia da cittadini stranieri o arrivate qui ancora minorenni – non lo dicono solo le statistiche e le composizioni delle classi nelle scuole, ma anche film e libri che sono stati prodotti e scritti negli ultimi anni. Più delle statistiche questi film ci possono dire qualcosa su chi siano i G2 e su quali siano le difficoltà che devono affrontare per la loro situazione di italiani non italiani. Oltre a Per un figlio, un film diretto dal regista italo-srilankese Suranga Deshapriya Katugampala, che uscirà il 30 marzo, il Post ha messo insieme una breve lista di quattro lungometraggi su o di “nuovi italiani”.
Uno si intitola Il futuro è troppo grande (2014) ed è un documentario che racconta la vita di due ragazzi, uno nato a Roma da genitori filippini, l’altra arrivata in Italia dalla Cina a dieci anni per raggiungere i genitori. Poi ci sono i documentari 18 ius soli (2011), che tra le altre cose spiega come funziona la nostra legge di cittadinanza, e Loro di Napoli (2015), sulla storia della squadra di calcio Afro-Napoli. Infine c’è il film Sta per piovere (2013) del regista italo-iracheno Haider Rachid.
18 ius soli
18 ius soli è un documentario del 2011 diretto da Fred Kuwornu nel quale sono raccolte una serie di interviste: per la maggior parte si sentono le testimonianze di ragazzi di nati in Italia o arrivati qui da bambini che descrivono le loro esperienze (come la coda per rinnovare il permesso di soggiorno, il non poter partecipare ai concorsi pubblici o vedere la gente stupirsi per il loro ottimo italiano), intervallate da storie e interventi. Il sociologo Mauro Valeri racconta la storia di Leone Iacovacci, pugile italiano, nato in Angola e figlio di un uomo romano e una principessa angolana, che nel 1928 fu campione italiano ed europeo dei pesi medi. Un’altra storia interessante è quella raccontata dal nipote di Giorgio Marincola, un italo-somalo cresciuto in Italia che partecipò alla lotta partigiana e morì nel 1945 ucciso da un commando di SS tedesche. Tra gli intervistati c’è anche l’allora presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, che parlava di “un’opportunità che l’Italia deve saper cogliere e valorizzare”.
Sta per piovere
Sta per piovere è un film del 2013 diretto dall’italo-iracheno Haider Rashid. Il protagonista è Said, un ragazzo nato a Firenze da genitori algerini, che è costretto a lasciare l’Italia per l’Algeria – dove non è mai stato – dopo che il padre ha perso il lavoro e di conseguenza il permesso di soggiorno. Said non accetta passivamente questa espulsione, rivolgendosi ad avvocati e stampa affinché pongano l’attenzione sulle difficoltà in cui sono costretti a vivere i ragazzi di seconda generazione.
Il futuro è troppo grande
I protagonisti di Il futuro è troppo grande sono Re, nato a Roma da genitori filippini, e Zhanxing, nata in Cina e arrivata a Roma a dieci anni per raggiungere i genitori che già vivevano in Italia. Come spiegano i registi Giusy Buccheri e Michele Citoni, nel documentario non si parla troppo della questione giuridica e del dibattito politico, ma delle vite di questi due ragazzi, raccontate in buona parte dal materiale video che loro stessi hanno prodotto e che è stato montato intrecciando una storia con l’altra. Il film, che è uscito nel 2014, è stato riconosciuto dall’Unar (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le pari opportunità) come “opera di rilievo nell’ambito delle attività di prevenzione e contrasto delle discriminazioni razziali”.
Loro di napoli
Loro di Napoli di Pierfrancesco Li Donni, è uscito nel 2015 e lo stesso anno ha vinto il Premio Cinemaitaliano.info al Festival dei Popoli di Firenze. Dal 2009, a Napoli, esiste l’Afro-Napoli, una squadra di calcio composta da italiani di seconda generazione, molto forte nei torneo amatoriali in cui ha giocato fino al 2014. Quell’anno Antonio, il presidente e fondatore della squadra decide di iscrivere l’Afro-Napoli al campionato FIGC, ma deve scontrarsi con una serie di limiti e obblighi burocratici che impediscono ai suoi ragazzi di giocare in un campionato riservato a italiani “regolari”.