In Bulgaria si è votato e hanno vinto i filo-europeisti (circa)
Il partito di centro-destra GERB è avanti con il 32 per cento dei voti, quattro mesi dopo la batosta delle presidenziali vinte dai Socialisti
Domenica si sono tenute le elezioni parlamentari anticipate in Bulgaria, indette dopo le dimissioni del primo ministro Boyko Borisov, nel novembre 2016. Con il 90 per cento delle schede scrutinate, il partito di centro-destra “Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria” (GERB, la sigla in bulgaro) è in testa con il 32 per cento dei voti; al secondo posto c’è il Partito socialista bulgaro (BSP) con il 27 per cento, seguito dal fronte nazionalista dei Patrioti uniti con il 9 per cento. Il GERB, che è un partito filo-europeista, tornerà quindi al governo del paese, nonostante la crisi di consensi che sembrava averlo colpito dopo le elezioni presidenziali del novembre 2016, vinte dal candidato dei Socialisti.
Per le forze politiche bulgare filo-europeiste – che si sono presentate al voto molto divise – il risultato delle elezioni è una notizia positiva. I Socialisti vengono considerati vicini al governo russo: chiedono la rimozione delle sanzioni approvate dall’Unione Europea per l’annessione russa della Crimea e appoggiano la costruzione di un gasdotto che avrebbe come conseguenza l’aumento della dipendenza dell’Europa dal gas russo. Una vittoria dei Socialisti, ha scritto il Wall Street Journal, avrebbe comportato un importante stravolgimento geopolitico in Europa. La Bulgaria sta diventando un paese sempre più importante per l’UE: sia perché condivide il suo confine con la Turchia, e i rapporti tra Turchia e Unione Europea sono una delle questioni più urgenti e complicate degli ultimi mesi; sia perché da gennaio a giugno 2018 terrà la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo dell’UE con potere legislativo formato dai ministri dei singoli paesi membri.
Come hanno osservato diversi analisti, tuttavia, i filo-europeisti non hanno ottenuto una vittoria piena. Nonostante i Socialisti non siano riusciti a vincere le elezioni, hanno introdotto nel dibattito pubblico la questione dei rapporti con la Russia e la necessità per il governo bulgaro di adottare un approccio più conciliante verso il governo di Mosca. Per riuscire a ottenere alcuni dei consensi che sarebbero andati ai Socialisti, in campagna elettorale i leader di GERB hanno promesso di migliorare le loro relazioni bilaterali sia con la Russia che con gli Stati Uniti, un modo per rimanere legati agli americani senza però precludersi la possibilità di trattare molto di più con i russi.
Le elezioni anticipate erano state indette dopo le ultime presidenziali, tenute nel novembre 2016. La candidata di GERB, il partito al governo, era stata nettamente sconfitta dal candidato dei Socialisti, Rumen Radev, che al ballottaggio aveva ottenuto il 59 per cento dei voti, diventando presidente. L’allora primo ministro Boyko Borisov (GERB) si era dimesso dal suo incarico dicendo che i risultati mostravano chiaramente come la coalizione al governo non avesse più una maggioranza. Radev, che mantiene anche oggi un ampio consenso, è considerato non troppo ostile alla Russia e sembra preferire l’influenza del governo russo rispetto a quella dell’Unione Europea, di cui il paese fa parte del 2007. La Bulgaria era uno dei paesi dell’Europa orientale più vicini all’Unione Sovietica e la sua popolazione si considera ancora culturalmente affine a quella russa.