Trattati di Roma: cosa sono e perché sono stati celebrati

Sono passati poco più di sessant'anni da quando furono sottoscritti: sono stati fondamentali per la nascita dell'Unione Europea

ANSA / MINISTERO INTERNO
ANSA / MINISTERO INTERNO

I Trattati di Roma sono due tra i documenti più importanti della storia dell’Unione Europea e il 25 marzo 2017 si è celebrato il 60esimo anniversario del giorno della loro firma. I Trattati di Roma furono firmati il 25 marzo del 1957 nella Sala degli Orazi e Curiazi di Palazzo dei Conservatori, a Roma, che attualmente ospita i Musei capitolini: erano presenti i rappresentanti dei governi di Francia, Repubblica Federale di Germania (la Germania Ovest), Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Fuori, sotto la pioggia, una folla di persone aspettava che la firma venisse ufficializzata per festeggiare. Fu un momento molto importante, da molti considerato alla stregua della nascita dell’Unione Europea, che si realizzò nel 1992 con il Trattato di Maastricht.

Come si arrivò ai Trattati di Roma
I Trattati di Roma furono il secondo grande passo avanti del processo d’integrazione europea. Il primo era stato completato sei anni prima, il 18 aprile 1951, a Parigi: quel giorno i governi di Francia, Germania Ovest, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo – gli stessi che firmarono poi i Trattati di Roma – istituirono la CECA, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio. L’idea che stava alla base della CECA si era sviluppata da un celebre discorso dell’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman, che l’anno precedente aveva parlato della necessità di mettere insieme le risorse industriali e minerarie di Francia e Germania, una delle ragioni che avevano portato i due paesi a farsi la guerra. Se si fosse sottratto il controllo esclusivo di queste risorse dai due governi, pensava Schuman, sarebbe stato possibile evitare altre guerre in Europa.

Da quel discorso nacque il cosiddetto “approccio funzionalista”, che caratterizzò per moltissimi anni il processo di integrazione europea: significa in sostanza spingere i paesi europei a mettere in comune alcuni settori delle loro economie nazionali, facendoli poi gestire da un’autorità imparziale e terza, l’Europa per l’appunto. Dopo la firma del trattato di Parigi, nel 1951, i paesi europei provarono però qualcosa di diverso, rispetto all’approccio funzionalista in ambito economico: tentarono di sviluppare l’idea di un progetto sovranazionale di stampo federalista – cioè un progetto con molta integrazione politica – e avviarono la creazione di un esercito comune, cioè una Comunità europea di difesa (Ced), due temi che periodicamente ritornano ancora oggi nel dibattito pubblico. Entrambi i tentativi però fallirono – la Ced fu affossata dal Parlamento francese – spingendo i paesi coinvolti nella CECA a riprendere “l’approccio funzionalista” e a concentrarsi sul mercato comune e sull’energia atomica. Fu così che si arrivò alla firma dei Trattati di Roma.

I Trattati di Roma, cosa sono e cosa prevedono
I Trattati di Roma sono due, e istituiscono rispettivamente la Comunità economica europea (Cee) e la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom). Il più importante è il primo: come suggerisce il nome, questo nuovo organismo avrebbe avuto un ruolo prevalentemente economico, e serviva a promuovere una crescita stabile e duratura dei paesi che vi avevano aderito attraverso la formazione del mercato comune e l’armonizzazione delle leggi economiche statali. Il provvedimento più importante previsto nel trattato fu l’eliminazione dei dazi doganali fra gli stati membri, cosa che consentì la creazione del cosiddetto “mercato unico” e fu la base per la successiva unità politica. Il trattato, considerato ancora oggi una delle “colonne” della legislazione europea, fu poi modificato una prima volta dopo il Trattato di Maastricht del 1992, e una seconda con il Trattato di Lisbona del 2007.

Il secondo trattato, quello che istituì l’Euratom, aveva invece come scopo quello di coordinare i programmi di ricerca degli stati membri relativi all’energia nucleare e assicurare che venisse usata per scopi pacifici: fu firmato dagli stessi stati che firmarono il primo ed è ancora vigente.