Stasera cinema?
Una commedia italiana sui giovani italiani, un film di fantascienza simile ad "Alien", e uno drammatico – ma anche comico – con Isabelle Huppert
Mentre nei cinema italiani La Bella e la Bestia continua a essere il film più visto (con abbondante vantaggio sul secondo), tra mercoledì e giovedì sono usciti molti film, più che in altre settimane dell’anno. Non c’è il filmone in grado di sbaragliare la concorrenza e prendersi da solo più della metà dei biglietti del weekend ma ce ne sono almeno quattro o cinque che, per diversi motivi e per diversi spettatori, possono essere interessanti. Life – Non oltrepassare il limite, se vi piacciono i film nello Spazio e non vi disturba il fatto che, in effetti, ricorda molto Alien. Elle, se volete fare bella figura con gli amici e se siete tra quelli che pensano che Isabelle Huppert stia lì in alto, vicino a Meryl Streep e poche altre. La cura del benessere, se volete un thriller/horror un po’ alternativo (ma forse debole nella trama, dicono). Non è un paese per giovani, se vi interessa una storia sui giovani che non riescono a farcela in Italia e allora vanno a Cuba per svoltare. Victoria, se vivete nel giusto posto o avete abbastanza benzina nella macchina e volete fare la scelta più cinematograficamente coraggiosa della settimana: è un unico piano sequenza di oltre due ore, girato a Berlino, tra la notte e l’alba.
Life – Non oltrepassare il limite
Alien: Covenant – il nuovo film di Ridley Scott – uscirà a maggio. Secondo molti critici cinematografici Life – Non oltrepassare il limite – diretto da Daniel Espinosa – è un discreto modo per ingannare l’attesa, perché ricorda il primo Alien in diversi aspetti. Life è ambientato in un futuro prossimo e parla di sei astronauti della Stazione Spaziale Internazionale che scoprono una piccolissima forma di vita aliena su Marte e provano a mettercisi in contatto. Il problema è che questa forma di vita è molto intelligente e decisamente meno innocua di quanto sembrerebbe all’inizio. Nel cast del film ci sono Jake Gyllenhaal, Ryan Reynolds, Rebecca Ferguson, Olga Dihovichnaya e Ariyon Bakare.
Il 65 per cento delle recensioni su Rotten Tomatoes ne ha parlato bene, ma pochi critici hanno fatto altrettanto: in questo gruppo ristretto c’è Francesco Alò del Messaggero, che lo ha definito «quasi sublime» perché fonde «la tradizione dell’orrore dallo spazio profondo di Alien» con «la compostezza scientifica e intensità narrativa di Gravity». Rotten Tomatoes, nel sintetizzare l’opinione prevalente sul film ha invece scritto che «è incapace di aggiungere nuovi spunti al genere intrappolati-nello-Spazio». Ben Childe del Guardian ha scritto che l’uso della CGI (le immagini realizzate a computer) ricorda quello fatto da Gravity e da Passengers, Ben Kenigsberg che, in sintesi, il film non è stupido, ma «non è neppure particolarmente bello». È il primo film in cui Gyllenhaal e Reynolds lavorano insieme, e a quanto si direbbe dalle interviste sembrano andare già molto d’accordo, e c’è chi li suggerisce come coppia per qualche prossima commedia. Se poi vi appassionate al genere su YouTube ci sono molte altre loro interviste di quel giorno (questa, per esempio).
Elle
È un thriller drammatico francese. Se non siete stati scoraggiati dalle prime cinque parole di questo paragrafo, potreste essere nel target di Elle. Il regista è Paul Verhoeven – che ha 77 anni ed è quello di RoboCop, Atto di forza, e Basic Instinct – e il film è quello per cui Isabelle Huppert è stata candidata come Miglior attrice protagonista agli Oscar. Il film – che ha vinto il Golden Globe per il Miglior film straniero – è un adattamento del romanzo Oh.., scritto nel 2012 da Philippe Djian, e parla di una donna che dopo essere stata stuprata a casa sua da uno sconosciuto con un passamontagna si mette a cercarlo.
Praticamente tutti hanno parlato benissimo dell’interpretazione di Huppert, molti hanno apprezzato anche altre cose del film: Xan Brooks del Guardian scrive che è «coinvolgente e costantemente disturbante», Guy Lodge di Variety ha scritto che il film è complesso ma in molte parti riesce anche a far ridere. Emiliano Morreale ha scritto su Repubblica che in Elle ci sono «toni da commedia feroce, dialoghi taglienti e scene memorabili». La redazione cinematografica del New York Times ha messo il film tra i migliori del 2016 e A. O. Scott, il suo critico più importante, lo ha descritto come un «cupo thriller», mettendolo in relazione con un altro film francese: L’avenir di Mia Hansen-Love, un «dramma domestico e meditativo». Anche lì la protagonista è Huppert, un’attrice che «trascende ogni limite. È insieme l’attrice più ferocemente intuitiva e la più serenamente intelligente in circolazione».
La cura del benessere
È un thriller-horror diretto da Gore Verbinski (quello di The Ring e di tre Pirati dei Caraibi): parla di un centro di cura sulle Alpi svizzere che sembra far ammalare ancora di più le persone che ne sono ospiti. Il protagonista è Dane DeHaan (che è stato Lucien Carr in Giovani ribelli – Kill Your Darlings) e nel film c’è anche Jason Isaacs che interpreta un inquietante dottore (e potreste ricordarvelo per la sua parte in The OA, dove interpreta un inquietante dottore). Il trailer del film è piuttosto intrigante e fa immaginare tante cose senza spiegare quasi niente; secondo molti critici però il film è molto meno interessante di quanto potrebbe sembrare. Sintetizzando: ottime le cose visive; scarsina – perché intricata ma inconcludente – la trama.
Del film potreste aver letto qualcosa qualche settimana fa, quando se ne parlò (e ne parlammo, qui sul Post) dopo che la 20th Century Fox, la società che lo distribuisce e ne cura la promozione, creò alcuni siti di bufale senza spiegare chiaramente che erano siti di bufale, causando un po’ di malintesi. Bufale a parte, molte cose di La cura del benessere ricordano Gli orrori del castello di Norimberga, un film di Mario Bava del 1971, ambientato sulle Alpi.
Non è un paese per giovani
Il titolo del film è tratto da quello di un programma di Radio 2 condotto dal regista Giovanni Veronesi, a cui si è ispirato per fare il film. Nel cast ci sono Filippo Scicchitano (il protagonista di Scialla), Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Sergio Rubini e Nino Frassica e le musiche originali sono di Giuliano Sangiorgi. La storia è quella di due ragazzi italiani che decidono di andare a Cuba, perché in Italia non gli gira bene. L’idea è di andare lì e aprire un ristorante. Una volta a Cuba incontrano Nora, e il duo diventa un trio.
Maurizio Porro ha scritto sul Corriere della Sera che Non è un paese per giovani è «una commedia utile, attuale, piena di sentimenti in lotta tra loro, che nasconde il tragico sotto il brillante e viceversa» e che «Veronesi, con un po’ di colore-folklore d’obbligo, mostra Cuba nel finale di partita di Castro e nessuno dei suoi avrà strada senza buche» Gabriele Niola ha scritto su Bad Taste:
Senza muovere un passo dalla consueta pigrizia della commedia italiana svogliata, Veronesi presenta il misterioso “Pavarotti” di Giovanni Anzaldo come “uno vero, uno che non ha Facebook”, come se ciò davvero dicesse qualcosa su di lui che non sia lo stereotipo che l’autore ha in mente, e invece incastra l’altro protagonista (Filippo Scicchitano, in lotta come un leone per dare dinamismo, vitalità e ritmo alle proprie scene) in casa con il padre edicolante in crisi che assieme ai giornali vende anche frutta e verdura. L’appartamento è arredato come fosse alto borghese, cioè nella maniera in cui sono arredati tutti gli interni dei film italiani, senza nessuna specificità, senza nessuna coerenza. La scenografia è la metafora più calzante per la personalità espressa da tutto il resto del film.
Qualcuno ha paragonato Non è un paese per giovani a L’estate addosso di Gabriele Muccino.
Victoria
La prima premessa è che farete molta fatica a trovare un cinema che lo proietti: sono pochissimi, nemmeno uno per regione. La seconda premessa è che è un film con sottotitoli in italiano, parlato in inglese e tedesco, che dura due ore e venti minuti ed è stato girato con un unico piano sequenza in una notte a Berlino. Vuol dire – che magari a leggerlo così di fretta non ci si fa caso – che è stato girato tutto in una volta sola e che il tempo del film coincide perfettamente con il tempo delle riprese. Considerando che nel film ci sono diversi spostamenti da un posto all’altro vuol dire che diverse persone hanno dovuto spostarsi dietro agli attori, salire nell’auto su cui salivano e così via. Sono pochissimi i film fatti così, e di quel sottogenere questo è oggettivamente uno dei meglio riusciti: non è solo un cervellotico esercizio di stile per far vedere che, volendo, si può fare un film esclusivamente in piano sequenza; è un film che ha scelto un lunghissimo piano sequenza come modo migliore per raccontare la storia che doveva raccontare. La storia inizia parlando di Victoria, una ragazza spagnola a Berlino, e di alcuni ragazzi tedeschi che conosce fuori da un locale.
Se ve lo state chiedendo, prima di riuscirci ci hanno provato tre volte, e se guardandolo ci fate caso vi accorgerete che in una delle scene della seconda metà girata in auto a un certo punto sbagliano strada: non era una cosa pensata in anticipo, è proprio che chi guidava l’auto ha sbagliato strada, con gran panico da parte di tutti gli altri, che già si immaginavano di dover rifare tutto. Poi alla fine invece è andata bene, anche perché sono stati tutti molto bravi a improvvisare. Il regista del film è Sebastian Schipper, che era stato aiuto-regista di Tom Tykwer, il regista di Lola Corre.
Ma anche
Questa settimana sono usciti anche Slam – Tutto per una ragazza, un film italiano che è l’adattamento del romanzo del 2007 di Nick Hornby, In viaggio con Jaqueline (su un contadino algerino che si fa da Marsiglia a Parigi a piedi con la sua mucca, per partecipare a un concorso bovino) e il documentario candidato all’Oscar I’m not your negro, che parla dello scrittore e attivista nero James Baldwin, autore di Remember this house, un romanzo incompleto che non pubblicò mai. Baldwin morì nel 1987 e durante la sua vita fu amico di Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King. Partendo da Baldwin il film parla però più in generale degli attivisti neri, fino ad arrivare al movimento Black Lives Matter. La voce narrante è di Samuel L. Jackson: quasi ogni cosa che dice è la lettura di note, appunti e estratti scritti da Baldwin.