In Israele hanno trovato dei reperti che potrebbero dirci qualcosa sulla vita di 1.500 anni fa
Sono stati rinvenuti durante dei lavori per un'autostrada vicino a Gerusalemme: potrebbero anche darci indicazioni su come vivevano i seguaci di Gesù
di Ruth Eglash - The Washington Post
Correzione: una precedente versione dell’articolo pubblicato sul Washington Post sosteneva erroneamente che il villaggio cristiano ritrovato nei pressi di Gerusalemme fosse abitato 2.000 anni fa; l’articolo originale è stato successivamente corretto, e così anche questa traduzione.
Nei prossimi mesi un’autostrada che attraversa Gerusalemme riaprirà dopo una ristrutturazione, l’ultimo rinnovamento di una strada usata da secoli dai viaggiatori che visitano la Terra Santa. I trattori e i macchinari che hanno sgombrato la strada per la costruzione di un nuovo tunnel che fa parte del progetto hanno portato alla luce un villaggio cristiano che offriva rifugio ai pellegrini esausti che arrivavano a Gerusalemme circa 1500 anni fa. Alcuni archeologi israeliani hanno annunciato che nel sito sono state scoperte anche alcune rare monete risalenti all’era bizantina, che erano rimaste nascoste per circa 1400 anni all’interno delle mura di pietra di un vecchio edificio nel villaggio dissotterrato, che secondo gli archeologi si chiamava Einbikumakube.
In un’epoca in cui la presenza dei cristiani in Medio Oriente è in calo e i credenti sono spesso perseguitati, gli archeologi in Israele dicono che oltre un terzo dei circa 40mila reperti che vengono trovati nel paese ogni anno sono in qualche modo legati alla cristianità. È un argomento efficace, che dimostra il legame del cristianesimo – a fianco del giudaismo e dell’islam – con la Terra Santa e il Medio Oriente.
Domenica l’Autorità per le antichità d’Israele ha permesso ai giornalisti di osservare le monete da vicino, durante uno dei rari tour organizzati nel suo magazzino centrale, nascosto in una tranquilla zona industriale nella città di Bet Shemesh, a circa 40 minuti a ovest di Gerusalemme. Nel sito sono conservate decine di migliaia di reperti trovati in Israele dalla sua fondazione nel 1948 (mentre altri ancora vengono esposti nei musei israeliani). Molti dei reperti risalgono al periodo in cui si crede fosse vissuto Gesù, o sono prove dell’esistenza dei suoi seguaci nei secoli successivi.
L’archeologa dell’Autorità per le antichità d’Israele Annette Landes-Nagar mostra le monete di epoca bizantina ritrovate durante degli scavi ad Abu Ghosh, vicino a Gerusalemme (MENAHEM KAHANA/AFP/Getty Images)
Secondo gli archeologi, gli oggetti rinvenuti potrebbero offrire delle indicazioni sul modo in cui Gesù visse duemila anni fa, ma non sono prove fisiche della sua esistenza. «All’epoca qui viveva oltre un milione di persone e Gesù fu un normale ebreo che grazie alle sue idee originali riuscì ad attirare un seguito», ha detto Gideon Avni, responsabile dell’archeologia dell’Autorità per le antichità d’Israele, «la sua fama iniziò davvero solo dopo la sua morte». Avni ha detto che è difficile, se non impossibile, trovare prove dell’esistenza di una persona comune vissuta migliaia di anni fa. Grazie ai ritrovamenti fatti in centinaia di scavi archeologici, però, Avni crede che gli archeologi siano in grado di ricostruire con precisione la vita di Gesù dalla Basilica della Natività, il sito venerato come il suo luogo di nascita, fino alla Basilica del Santo Sepolcro, dove si ritiene sia stato sepolto dopo la crocifissione. Eugenio Alliata, un professore di archeologia cristiana della Scuola biblica francescana di Gerusalemme, ha detto che i reperti ritrovati finora rafforzano le ricostruzioni bibliche sulla vita di Gesù, inserendo la sua esistenza in un contesto reale. «Non abbiamo trovato prove dell’esistenza di Gesù, ma abbiamo scoperto diverse cose sull’epoca in cui visse, come il tipo di popolazione e gli oggetti che si sono diffusi grazie a lui», ha detto Alliata.
Alcuni reperti conservati nel magazzino dell’Autorità per le antichità d’Israele offrono anche maggiori informazioni sulle persone che diventarono seguaci di Gesù dopo la sua morte. La prova più antica dell’esistenza del cristianesimo come movimento risale alla fine del primo secolo, ha raccontato Avni. Successivamente, durante il periodo bizantino e le crociate, i pellegrini cristiani si mettevano regolarmente in viaggio verso Nazareth, Betlemme e Gerusalemme. Gli archeologi stanno usando oggetti di tutti i giorni e le rare comodità risalenti all’epoca per studiare la vita e gli insegnamenti di Gesù.
Tra questi ritrovamenti preziosi ci sono le nove monete bizantine. «Queste monete ci danno la rara possibilità di indagare a fondo questo antico mondo cristiano», ha detto l’archeologa Annette Landes-Nagar, secondo cui le monete furono coniate tra il 604 e il 609 in quanto ritraggono il volto degli imperatori bizantini dell’epoca. Probabilmente le monete furono messe all’interno delle mura della casa intorno al 614, verso fine del periodo in cui gli eserciti bizantini invasero la Terra Santa, distruggendo chiese e comunità cristiane, poco prima dell’ascesa dell’islam. «Le monete sono stata rinvenute tra grandi pietre che erano crollate durante la costruzione. Pare che durante un periodo di grave pericolo il proprietario abbia sistemato le monete in una borsa di stoffa che ha poi nascosto all’interno di una nicchia nel muro», ha detto, «probabilmente sperava di tornare a prendersele, ma oggi sappiamo che non c’è riuscito».
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