Sapete che succede? C’è uno stallo nelle trattative con la Grecia
L'Unione Europea dice che il paese non ha rispettato gli accordi legati alla concessione dei prestiti e la Grecia dice che non vuole trattare coi tecnocrati
di Nikos Chrysoloras, Corina Ruhe e Rainer Buergin - Bloomberg
L’eurozona ha fatto pressioni alla Grecia affinché risolva i problemi in sospeso relativi alle pensioni e al mercato del lavoro con i creditori che hanno finanziato il suo salvataggio, dopo che questa settimana il paese aveva saltato un’altra scadenza per lo sblocco di fondi. Lunedì durante una riunione a Bruxelles i ministri delle Finanze dell’eurozona hanno detto che il governo di Alexis Tsipras non ha ancora rispettato le condizioni legate ai prestiti d’emergenza che dal 2010 permettono al paese di sopravvivere. Il ministro delle Finanze greco, Eukleidīs Tsakalōtos, resterà a Bruxelles per tutta la settimana per proseguire le trattative con i rappresentanti delle istituzioni creditrici, un segno dell’aumentato senso di urgenza dopo che mesi di discussioni non sono riusciti a superare la fase di stallo.
«Oggi tutte le parti coinvolte hanno sottolineato che dobbiamo evitare ritardi», ha detto il Commissario dell’Unione Europea per gli Affari Economici Pierre Moscovici durante una conferenza stampa a margine dell’incontro. «Dei ritardi sarebbero molto dannosi. Intaccherebbero la fiducia di investitori e consumatori. Per la ripresa economica sarebbe molto deleterio», ha detto Moscovici, aggiungendo che «vogliamo tutti arrivare a una conclusione il più in fretta possibile».
La Grecia è sempre più vicina a un ritorno alla situazione che nel 2015 portò il paese più indebitato d’Europa sull’orlo di un crollo economico. Lunedì un funzionario del governo greco a Bruxelles non ha voluto dire se il paese sarà in grado di rispettare la scadenza di luglio per i pagamenti del debito.
Il governo greco, che a luglio ha una scadenza per il pagamento di oltre 7 miliardi di euro in titoli di stato, non ha attuato le riforme imposte al suo mercato energetico e a quello del lavoro, opponendosi anche alle richieste di ulteriori tagli alle pensioni. Un incontro tra il ministro delle Finanze Tsakalōtos e alcuni rappresentanti delle istituzioni creditrici prima della riunione di Bruxelles non è riuscito a ottenere i passi avanti necessari per far sì che i revisori del salvataggio greco accettassero di tornare ad Atene per completare la revisione, stando a quanto riportato da un funzionario che ha chiesto di rimanere anonimo dal momento che le trattative non sono pubbliche. I creditori della Grecia «devono concludere nella loro revisione che le condizioni, illustrate chiaramente nell’accordo, siano state rispettate», ha detto ai giornalisti il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble prima della riunione, «apparentemente le istituzioni e il governo greco hanno ancora difficoltà ad applicare l’accordo generale».
I ritardi della revisione e l’astio tra il governo greco e i revisori che rappresentano le istituzioni creditrici sono temi ricorrenti nella crisi greca, che va avanti da sette anni e ha portato a un calo del 25 per cento nell’economia del paese. Mentre proseguono le trattative su come riformare il mercato del lavoro del paese, venerdì in un’email ai giornalisti un funzionario del ministero delle Finanze greco ha scritto che il problema non può essere risolto discutendo con dei tecnocrati.
Nonostante quest’anno i titoli di stato greci siano andati meglio della maggior parte di quelli degli altri paesi dell’eurozona per via delle previsioni sulla caduta del governo, l’incertezza ha pesato sulle attività economiche, aumentando il rischio che possa essere necessario un nuovo salvataggio. Nell’ultimo trimestre del 2016 la disoccupazione è salita, l’economia ha subìto una contrazione inaspettata ed è ripreso il prosciugamento dei depositi delle banche già in difficoltà del paese. «Ancora una volta la ripresa della Grecia viene ritardata significativamente dalla politica», ha detto Nicholas Economides, professore di economia alla Stern School of Business della New York University, «a un certo punto Tsipras cederà, il punto è quando».
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