Il calcio africano dopo Issa Hayatou
È la persona che più di tutte ha contribuito al progresso del calcio africano, ma giovedì scorso, dopo 29 anni, non è stato rieletto a presidente della CAF
Giovedì scorso, ad Addis Abeba, in Etiopia, si sono tenute le elezioni per la presidenza della Confederazione Africana del Calcio, la CAF, al termine delle quali, dopo 29 anni e sette mandati consecutivi, il camerunense Issa Hayatou, presidente in carica, è stato sconfitto da Ahmad Ahmad, presidente della federazione calcistica del Madagascar. Ahmad ha ricevuto 34 voti, Hayatou 14 in meno e si è concluso così uno dei più lunghi governi che il calcio mondiale abbia mai avuto, e insieme anche la carriera di Hayatou, 70 anni, che ha occupato alcuni dei ruoli più importanti all’interno della FIFA nell’epoca della presidenza di Joseph Blatter e che nel corso degli anni ha visto molti suoi colleghi essere accusati, indagati e in alcuni casi anche condannati, specialmente negli scandali legati alla diffusa corruzione dell’organizzazione resi pubblici fra il 2015 e il 2016, senza mai esserene toccato personalmente.
Da giovane Hayatou era stato un atleta di una certa importanza nelle categorie giovanili camerunensi, un giocatore di calcio e di basket. Fu anche insegnante di educazione fisica e a soli 28 anni venne eletto segretario generale della federazione calcistica del Camerun. Otto anni dopo fu nominato ministro dello sport e nel 1988 venne eletto a capo della CAF, ruolo che ha occupato per i successivi 29 anni. Al primo anno di presidenza CAF di Hayatou, le nazionali di calcio africane avevano solamente due posti a disposizione per qualificarsi alla Coppa del Mondo; l’attuale Coppa d’Africa era un piccolo torneo riservato a otto squadre e le competizioni continentali erano mal organizzate e del tutto irrilevanti.
In sette mandati consecutivi, Hayatou ha contribuito attivamente al miglioramento dell’intero movimento calcistico continentale, che a partire dal 2026 avrà con ogni probabilità dieci posti disponibili alla fase a gironi dei Mondiali per le proprie nazionali. Nel 2010, inoltre, i Mondiali sono stati organizzati per la prima volta nella storia da una nazione africana, il Sudafrica, e per l’assegnazione di quei Mondiali fu fondamentale la proposta di alternare fra i continenti l’organizzazione del torneo, fortemente sostenuta da Hayatou. La Champions League africana, inoltre, ha guadagnato negli ultimi anni una certa popolarità e due anni fa la CAF ha venduto i diritti televisivi della Coppa d’Africa e della Champions League africana per la durata di dodici anni alla compagnia francese Lagardère per 1 miliardo di dollari: il contratto stipulato in precedenza, e valido dal 2008 al 2016, aveva un valore di soli 150 milioni di dollari.
Nonostante nei suoi sette mandati il calcio africano sia cresciuto parecchio, per molti Hayatou era uno degli ultimi simboli della FIFA di Sepp Blatter, ovvero un membro di quel gruppo di dirigenti che per anni hanno controllato le confederazioni mondiali ottenendo molti privilegi personali e guadagnandosi un potere pressoché illimitato. Con i poteri conferiti al suo ruolo di presidente della CAF, Hayatou aveva recentemente eliminato i limiti di età imposti ai candidati alla presidenza della confederazione, potendo così ricandidarsi anche quest’anno, e aveva imposto come requisito indispensabile per ogni candidato quello di essere membro del comitato esecutivo della CAF, riducendo sensibilmente il numero di possibili candidati avversari ed escludendo alcune figure note e rispettate, e forse più popolari di lui.
In contemporanea con il suo incarico trentennale alla CAF, Hayatou è stato vicepresidente della FIFA, membro del suo comitato esecutivo e, dopo la sospensione di Blatter, presidente ad interim per breve tempo. Prima della sconfitta alle elezioni della CAF, era uno degli ultimi membri della FIFA ancora in carica fra quelli che avevano votato l’assegnazione dei Mondiali alla Russia e al Qatar, due votazioni la cui validità è ancora fortemente contestata e messa in dubbio da molti. Come membro di spicco della FIFA, solamente in una occasione Hayatou era stato implicato in un caso di corruzione, ovvero quando ricevette un pagamento di 100mila dollari da una società svizzera affiliata alla FIFA, che negli anni successivi fu poi indagata per aver corrotto alcune membri dell’organizzazione. All’epoca, fu la FIFA stessa a non prendere provvedimenti nei suoi confronti ma il Comitato Olimpico Internazionale definì quella transazione, giustificata da Hayatou come un pagamento per il 40mo anniversario della CAF, un evidente conflitto di interessi.
Ora, a capo della CAF, è stato eletto il malgascio Ahmad Ahmad, personaggio poco conosciuto che probabilmente è stato avvantaggiato dall’impresentabilità di Hayatou, dovuta al fatto che molti membri della confederazione chiedevano da tempo un cambiamento. Le restrizioni sulle candidature non hanno permesso di eleggere una figura più nota e carismatica. Ahmad, tuttavia, ha detto che nel corso del suo mandato si impegnerà a promuovere la trasparenza e che non investirà la risorse delle confederazioni in pochi grandi progetti come fatto fino ad ora, ma in maniera più capillare fra tutte le nazioni del continente.