Stasera il primo confronto tv in Francia
Ci saranno i principali cinque candidati alla presidenza, Marine Le Pen spera che si parli meno dei suoi guai e più dell'aggressione di sabato a Parigi; cosa dicono i sondaggi
Venerdì 17 marzo il Consiglio costituzionale francese ha ufficialmente chiuso le candidature per le elezioni presidenziali che si svolgeranno il prossimo 23 aprile e poi, con il secondo turno, il 7 maggio. I candidati ammessi in totale sono 11. Oggi lunedì 20 marzo alle 21 i cinque candidati principali – quelli che cioè risultano favoriti nei sondaggi – si confronteranno in un dibattito televisivo di tre ore su TF1, importante televisione francese. Saranno François Fillon, Benoît Hamon, Marine Le Pen, Emmanuel Macron e Jean-Luc Mélenchon.
I sondaggi
Le ultime ricerche confermano che al primo turno Marine Le Pen – leader del Fronte Nazionale, partito di estrema destra – e Emmanuel Macron, candidato indipendente, sono molto vicini: Le Pen risulta avanti rispetto a Macron di un punto o al massimo tre, secondo due sondaggi; in altri ancora Macron è dato o alla pari o avanti di mezzo punto percentuale.
Al terzo posto, con percentuali che variano dal 17 al 20 per cento c’è François Fillon, il candidato dei Repubblicani, mentre al quarto e quinto posto – variabili a seconda delle ricerche ma con un consenso che non supera il 12,5 per cento – ci sono i due candidati della sinistra: Benoît Hamon e Jean-Luc Mélenchon.
Il sondaggio realizzato fra il 14 e il 15 marzo dal Centre de recherches politiques de Sciences Po (CEVIPOF) con Ipsos e il quotidiano Le Monde mostra un altro dato interessante: Marine Le Pen è la candidata con la cifra più bassa di volatilità dei voti: il 78 per cento delle persone che hanno detto di votare per lei sono cioè sicure che voteranno per lei, mentre il 22 per cento potrebbe ancora cambiare idea. Nella certezza del voto al secondo posto c’è Fillon seguito da Melénchon e Macron. Hamon risulta invece l’ultimo, tra i candidati principali, per certezza del voto. La stessa tendenza è confermata anche da un sondaggio fatto per Le Figaro.
Nel caso di una sfida tra Macron e Le Pen al secondo turno, secondo tutte le ricerche vincerebbe Macron con un ampio margine. Se invece al primo turno passassero Fillon e Le Pen, vincerebbe Fillon ma con un distacco meno evidente da Le Pen.
Le ultime cose che sono successe
La scorsa settimana François Fillon, il candidato del centrodestra, è stato formalmente accusato per malversazione di fondi pubblici. Fillon è accusato di aver dato alla moglie Penelope un posto di lavoro fittizio come sua assistente parlamentare e di averla fatta assumere come consulente di un giornale di proprietà di un suo amico, incarichi per i quali Penelope Fillon avrebbe percepito 900mila euro senza lavorare. Fillon è anche sospettato di avere impiegato due dei suoi figli come avvocati per delle “missioni specifiche”, in un momento nel quale però i figli non erano neppure avvocati ma solo studenti di giurisprudenza. Fillon ha già perso molti consensi, tanto che in più occasioni sulla stampa francese si era parlato della possibilità di un suo ritiro. In precedenza lo stesso Fillon aveva detto che se fosse stato incriminato formalmente avrebbe ritirato la propria candidatura alle elezioni presidenziali francesi. Questo non è successo e le candidature sono ormai state chiuse.
Oltre che per gli scandali delle ultime settimane, la campagna di Fillon fatica ad avere successo anche per un altro motivo: Fillon non viene visto come il vero candidato del cambiamento rispetto agli ultimi anni di governo socialista. Il presidente Hollande non si è candidato: Hamon è socialista ma è considerato uno dei “frondeur” del partito, cioè uno dei principali critici interni di Hollande, ed Emmanuel Macron – che è stato ministro dell’Economia nel governo di Manuel Valls – era sempre stato considerato il più liberale di quel governo e poi si era dimesso.
Macron – che all’inizio era stato definito una «bolla di champagne» in attesa di scoppiare, un «ologramma» e anche «il candidato dei media» – ha invece consolidato la sua posizione. Nelle ultime settimana ha presentato il suo programma e ha incontrato a Berlino Angela Merkel, cancelliera della Germania: l’incontro è stato descritto dagli osservatori come un successo. Inoltre Macron ha ottenuto il sostegno di François Bayrou, leader del partito di centro Modem, già candidato tre volte alle presidenziali. La scorsa settimana si è parlato in Francia di un’inchiesta preliminare della procura di Parigi che coinvolge indirettamente Macron e che non ha però avuto conseguenze sulla sua popolarità. L’inchiesta ha a che fare con il periodo in cui Macron era ministro dell’Economia: “Business France”, che dipende dal ministero dell’Economia e che si occupa di promuovere eventi, ha affidato l’organizzazione di un incontro a Las Vegas che sarebbe costato quasi 400 mila euro a una società di comunicazione senza prima una gara d’appalto. Macron non è comunque indagato e l’inchiesta riguarda Business France e la società di comunicazione.
Anche Marine Le Pen è coinvolta in diversi guai, ma a differenza di Macron lo è direttamente: il Parlamento europeo le ha revocato l’immunità parlamentare perché nel 2015 aveva twittato immagini di violenze commesse dall’ISIS ed è accusata sempre dal Parlamento europeo di aver assunto una persona per occuparsi della sua attività, mentre quella persona in realtà faceva altro. Diversi guai riguardano poi anche alcuni esponenti del suo partito: il consigliere regionale Benoît Loeuillet è stato sospeso lo scorso mercoledì dal partito per aver pronunciato delle frasi negazioniste sull’Olocausto. Se tutto questo occupava il dibattito in vista delle presidenziali fino a qualche giorno fa, quanto successo all’aeroporto Orly di Parigi il 18 marzo – quando un uomo musulmano è stato ucciso dopo aver provato a rubare il fucile a una soldatessa – ha riportato in primo piano le proposte del Front National sulla sicurezza e sulla lotta al terrorismo: «Marine Le Pen entra nel terreno della sicurezza per uscire dai suoi affaires», dice per esempio Le Monde.
Durante lo scorso fine settimana, Benoît Hamon e Jean-Luc Mélenchon hanno organizzato due importanti comizi a Parigi riunendo entrambi migliaia di persone. A differenza di quanto avvenuto all’inizio della campagna elettorale con il cosiddetto “reddito universale”, Hamon sta faticando a imporre le proprie proposte nel dibattito e ha ricevuto un duro colpo quando Manuel Valls, ex primo ministro che aveva perso le primarie contro di lui, ha detto che non lo sosterrà alle presidenziali: Hamon non solo non sta crescendo ma ha cominciato a perdere dei pezzi. La riforma con la quale era riuscito a imporsi all’inizio e durante le primarie si è poi nel tempo decisamente ridimensionata: sul “reddito universale”, quello che da noi viene chiamato reddito di cittadinanza, cioè un reddito base mensile per tutti o per certe categorie di persone indipendentemente dal fatto che abbiano un lavoro o meno, Hamon ha infatti cambiato più volte idea restringendo via via l’applicazione della sua proposta: Le Monde dice quindi che di “universale”, rispetto all’inizio, è rimasto ben poco.