Una partita da Roma
Stasera cercherà di rimontare l'inspiegabile sconfitta subita dal Lione negli ottavi di Europa League, e non sarà una situazione nuova
Chi segue il calcio sa che molte squadre hanno un’identità costruita e consolidata nel corso dei decenni, che non cambia – o cambia pochissimo – nemmeno col passare del tempo, col cambiare di tutti i calciatori, degli allenatori, dei dirigenti e dei proprietari, o con l’avvicendarsi di diverse generazioni di tifosi: la “pazza Inter”, per dirne una, o la Juventus marziale e vincente, per dirne un’altra. Una di queste identità – che col tempo diventano riti, tradizioni, profezie autoavveranti, ragioni di orgogli propri e prese in giro altrui – troverà stasera una nuova puntata: dopo essersi messa nei guai nella partita di andata degli ottavi di finale di Europa League, la seconda competizione europea di calcio per club per importanza, la Roma cercherà per l’ennesima volta nella sua storia un’epica rimonta in casa.
La partita si giocherà alle 21.05 allo stadio Olimpico di Roma e l’avversaria della Roma sarà la squadra francese del Lione, che nella partita di andata ha vinto in casa per 4-2. Anche la partita di andata, giocata giovedì scorso, rientra in un topos preciso nella storia della Roma, una squadra che è stata spesso molto forte e divertente ma che poche volte ha mostrato di avere la concentrazione e tenuta mentale necessaria per vincere dei tornei e non solo delle singole partite, per quanto importanti. Giovedì scorso la Roma ha subìto un gol dal Lione dopo otto minuti dall’inizio della partita, a proposito della poca concentrazione, a causa di un calcio di punizione nato da un fallo evitabile e di una successiva distrazione generale dei difensori. Poi però ha cominciato a giocare bene, sfruttando la debolezza della difesa del Lione, ha pareggiato con un gol di Mohamed Salah ed è persino andata in vantaggio con un gol di Federico Fazio.
Il primo tempo è finito quindi con la Roma in vantaggio per 1-2, in rimonta e per giunta in trasferta: una squadra più fredda ed esperta – un Real Madrid o una Juventus, per fare due esempi – a quel punto difficilmente avrebbe permesso agli avversari di riaprire la partita, e avrebbe pensato a mettere al sicuro un risultato preziosissimo, per esempio rallentando molto il gioco nei primi dieci minuti del secondo tempo e in generale cercando di tenere il pallone e dare alla partita un ritmo meno frenetico. Ma la Roma è la Roma, appunto: ha preso di nuovo gol nei primi minuti di gioco e poi ha praticamente smesso di giocare, permettendo al Lione di segnare anche i gol del 3-2 e del 4-2. In un’analisi intitolata eloquentemente “Breve guida su come si butta una partita”, Dario Saltari ha scritto così sull’Ultimo Uomo il giorno dopo Lione-Roma:
È difficile, anche dopo averla vista due volte nell’arco di poche ore, ricondurre la partita di ieri a una spiegazione razionale, trovare le motivazioni, cioè, del perché una squadra ha vinto e l’altra perso. […] Tutti insieme, i giocatori sono usciti mentalmente dal campo, lasciando che i propri corpi seguissero la palla senza un’intelligenza collettiva e sprecassero una quantità incredibile di azioni potenzialmente pericolose con scelte sciatte, frettolose o banali.
Saltari spiega e mostra il modo in cui la Roma ha, per l’appunto, buttato la partita, rendendo evidente che la rimonta del Lione non si potesse spiegare soltanto con un calo fisico dei calciatori (la Roma da due mesi gioca molte partite importanti con pochissimi giorni per recuperare, ma a Lione anche chi era entrato dalla panchina era stato un disastro) e nemmeno con la bravura – comunque evidente – di alcuni giocatori del Lione, tra tutti i centrocampisti Corentin Tolisso e Nabil Fekir e l’attaccante Alexander Lacazette, ma forse più con quella storica incapacità della Roma di mantenere unità e controllo della situazione nei momenti più importanti di una stagione. Il paradosso di quella partita-da-Roma ha creato le premesse per vedere stasera un’altra partita-da-Roma: la ricerca di una rimonta molto complicata su una squadra contro cui la Roma si è dimostrata potenzialmente più forte, prima di squagliarsi completamente da un punto di vista mentale prima che tecnico e fisico.
La storia delle manifestazioni calcistiche europee è piena di grandi rimonte tentate, fallite o riuscite, anche prima di quella storica ottenuta la settimana scorsa dal Barcellona contro il Paris Saint-Germain: anche la Roma ha molte partite simili nel suo passato. Nel 1984 in semifinale di Coppa dei Campioni – la vecchia Champions League – la Roma perse 2-0 in trasferta contro gli scozzesi del Dundee United, ma vinse 3-0 nella partita di ritorno giocata in casa, in una delle partite più belle che i tifosi romanisti ricordino; nel 2008 invece, sempre in Champions League, la Roma arrivò ai quarti di finale tra molto entusiasmo dopo aver eliminato il Real Madrid agli ottavi, ma perse la partita di andata per 2-0 contro il Manchester United e non riuscì a rimontare nella partita di ritorno, in trasferta.
Due grandi rimonte della storia della Roma – una riuscita e una fallita – riguardano poi proprio la Coppa UEFA, il vecchio nome dell’Europa League. Negli ottavi di finale del 1995 la Roma perse in trasferta per 2-1 contro la squadra svedese del Broendby, ma passò al turno successivo vincendo per 3-1 in casa (c’era già Totti, che segnò pure). Un anno dopo si giocò invece la partita che alcuni giornalisti e tifosi della Roma descrivono come “la partita che racchiude tutta l’essenza dell’essere romanista”.
Quarti di finale di Coppa UEFA: la Roma perse la partita di andata per 2-0 contro lo Slavia Praga e quindi al ritorno sarebbe servita, di nuovo, una grande rimonta allo stadio Olimpico. La Roma schierò una formazione molto sbilanciata in attacco, in uno stadio completamente pieno; il primo tempo finì 0-0, ma nel secondo tempo la Roma segnò prima con Francesco Moriero e poi, a pochi minuti dalla fine, con l’allora capitano Giuseppe Giannini, sotto la curva sud. Due a due, tempi supplementari. “E poi c’è chi non crede alle favole!”, disse il telecronista di Rai Uno.
Nel primo tempo supplementare la Roma segnò di nuovo, con un altro gol di Moriero servito da un passaggio formidabile del giovanissimo Francesco Totti. Tre a zero, Moriero esulta sventolando la maglia sulla pista di atletica lungo tutta la tribuna, rimonta completata. Con un’altra squadra, la partita sarebbe finita lì: non restava che gestire la situazione per poco più di un quarto d’ora, in casa e con grande entusiasmo, davanti ad avversari stanchissimi e demoralizzati. All’ottavo minuto del secondo tempo supplementare, però, il ceco Jiri Vavra tirò debolmente verso la porta dopo aver raccolto un rimpallo; il difensore della Roma Aldair scivolò, Lanna si fece passare la palla sotto le gambe, il portiere Cervone non si mosse pensando che la palla sarebbe finita fuori, invece finì dentro. 3-1, rimonta fallita e Roma eliminata.
La Roma ce la può fare, quindi, a ribaltare il risultato della partita di andata contro il Lione? La Roma vista nella prima mezz’ora della partita di andata forse sì, quella vista negli altri sessanta minuti probabilmente no; la Roma del secondo tempo regolamentare contro lo Slavia Praga sì, quella del secondo tempo supplementare contro lo Slavia Praga no, e via dicendo. Fare bene nelle categorie tangibili del calcio – fisiche, tecniche, economiche – è quasi sempre una condizione necessaria per vincere le partite e i tornei, ma non sempre è sufficiente: e nella storia della Roma nei momenti più importanti le categorie intangibili hanno sempre pesato moltissimo. Se è vero che la partita giocata dalla Roma una settimana fa contro il Lione non si può “ricondurre a una spiegazione razionale, trovare le motivazioni, cioè, del perché una squadra ha vinto e l’altra perso” – come aveva scritto Saltari sull’Ultimo Uomo – è probabile che, a prescindere dal suo esito, domani si potrà dire lo stesso della partita di stasera.