Un produttore di vibratori deve pagare un risarcimento milionario
We-Vibe raccoglieva dati sull'utilizzo di un suo vibratore tramite un'app, all'insaputa dei suoi clienti, che ora riceveranno risarcimenti fino a 10mila dollari canadesi
We-Vibe, una società canadese che produce sex toys, ha concordato il pagamento di circa 4 milioni di dollari canadesi (2,8 milioni di euro) per risolvere una class action, nella quale era stata accusata di avere tracciato l’utilizzo di vibratori elettronici senza che i suoi clienti ne fossero al corrente. La causa è stata risolta da Standard Innovation, società che controlla We-Vibe, e per gli utenti che hanno utilizzato il vibratore insieme a una particolare applicazione per smartphone, dalla quale l’azienda traeva i dati, è previsto un risarcimento fino a 10mila dollari canadesi. Chi non potrà dimostrare di avere utilizzato l’app dovrà invece accontentarsi di un rimborso di poco meno di 200 dollari canadesi.
Il prodotto al centro della class action si chiama We-Vibe 4 Plus e, a differenza dei comuni vibratori, può essere collegato tramite Bluetooth al proprio smartphone, per controllarne le vibrazioni attraverso un’applicazione. L’azienda lo vende spiegando che può per esempio essere utilizzato dalle coppie con relazioni a distanza: lo smartphone collegato al vibratore può essere messo in comunicazione, tramite applicazione, al telefono del proprio partner per controllarlo a distanza.
Nell’estate del 2016, un gruppo di hacker aveva però messo in evidenza diverse falle di sicurezza all’interno dell’applicazione, che di fatto rendeva possibile il controllo del vibratore anche a una persona non autorizzata, semplicemente sfruttando la connessione Bluetooth. Gli hacker avevano anche dimostrato la presenza di altri malfunzionamenti, che rendevano poco sicura la gestione dei dati personali degli utenti.
Era inoltre emerso che l’app raccoglieva dati di diverso tipo, come la temperatura del vibratore e la velocità cui veniva utilizzato, per poi inviarli ai server di Standard Innovation. La società aveva quindi a disposizione una grande mole di informazioni sulle abitudini sessuali della sua clientela, che però non aveva idea di essere controllata.
Standard Innovation ha raggiunto un accordo per evitare il processo, con tutte le incertezze del caso e la prospettiva di essere costretta a pagare risarcimenti molto più cospicui. In un breve comunicato, l’azienda ha detto di avere apportato diverse modifiche alla sua app, per garantire una maggiore privacy degli utenti e dare loro la possibilità di decidere quali dati condividere con l’azienda.