Una nave commerciale è stata sequestrata dai pirati in Somalia
Non succedeva da cinque anni, da quelle parti il problema sembrava quasi risolto: è una petroliera con 8 marinai dello Sri Lanka
Una petroliera con a bordo otto marinai dello Sri Lanka è stata attaccata e dirottata da un gruppo di pirati al largo delle coste della Somalia. È il primo sequestro di una nave commerciale in quella zona dal 2012. Le prime notizie sull’attacco sono arrivate martedì, e sono poi state confermate dalle autorità locali somale.
La Missione Atalanta, un’organizzazione diplomatica e militare dell’UE che si occupa di prevenire e gestire gli episodi di pirateria lungo le coste del Corno d’Africa, non ha confermato ufficialmente che a dirottare la navi siano stati dei pirati, ma ha confermato che i sequestratori hanno chiesto un riscatto per liberare i marinai e restituire la nave. Mohamud Ahmed Eynab, commissario distrettuale della regione semi-autonoma somala del Puntland, ha detto che i pirati hanno portato la nave vicino ad Alula, e il generale delle forze marittime della regione ha detto a Reuters di avere intenzione di salvare l’equipaggio e recuperare la nave.
La petroliera si chiama Aris 13, è di proprietà di una società di Panama chiamata Armi Shipping, mentre l’armatore ha sede negli Emirati Arabi Uniti. La nave era partita da Gibuti, la capitale dell’omonimo stato, ed era diretta a Mogadiscio, in Somalia: per raggiungerla avrebbe dovuto costeggiare il Corno d’Africa. Lunedì ha inviato un segnale di richiesta d’aiuto, dicendo di essere stata raggiunta da due navi più piccole. Poco dopo il suo sistema di tracciamento è stato disattivato. Uno dei pirati ha parlato con Reuters, dicendo che ad Alula stavano arrivando acqua, cibo e armi, come rifornimenti.
La zona del Corno d’Africa è diventata conosciuta in tutto il mondo per i suoi frequenti episodi di pirati tra il 2005 e il 2011, quando raggiunsero il loro picco, con 237 attacchi e danni per circa 8 miliardi di dollari. Da allora il problema è diminuito, in parte per i diversi programmi di controllo marittimo internazionale e in parte per gli aiuti forniti alle comunità di pescatori. I pirati somali, in molti casi, erano infatti pescatori che avevano subito gravi perdite economiche per via della pesca su larga scala condotta illegalmente nei loro mari da pescherecci stranieri, e che si erano dedicati alla pirateria per sopravvivere. Anche i pirati che hanno attaccato Aris 13 hanno detto di essere pescatori i cui mezzi di produzione sono stati distrutti dalla pesca clandestina nella zona, ma le autorità locali hanno detto a BBC News che stanno indagando per capire se sia davvero così o se facciano parte di un’organizzazione criminale.
Dal 2012 non c’erano attacchi di pirati a imbarcazioni commerciali nella zona, solo nei confronti di alcune navi di pescatori. Parte dell’equipaggio di una nave di pescatori iraniani attaccata nel 2015 è ancora tuttavia ostaggio di alcuni pirati somali: inizialmente erano state catturate 17 persone, di cui però quattro sono state salvate, una è scappata e quattro si crede siano morte. Le autorità locali in alcune occasioni avevano avvertito che gli attacchi di pirati alle navi commerciali sarebbero potuti ricominciare se non ci fosse stato un maggiore impegno della comunità internazionale nel presidiare militarmente le coste e nel fornire aiuti economici alle comunità locali.