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  • Mercoledì 15 marzo 2017

Forse Jane Austen è morta avvelenata, per sbaglio

È una nuova teoria della British Library, che partendo da un paio di occhiali della scrittrice è risalita all'arsenico

di Ben Guarino – The Washington Post

(Hulton Archive/Getty Images)
(Hulton Archive/Getty Images)

La scrittrice inglese Jane Austen morì il 18 luglio 1817 a 41 anni. Gran parte della sua biografia medica è confusa e le circostanze della sua morte continuano a essere un mistero. Da duecento anni gli storici esaminano attentamente le poche prove disponibili, come le lettere scritte negli ultimi anni di vita in cui si lamentava di coliche biliari, dolori al viso e febbre. Gli studiosi hanno indicato diverse cause possibili per la sua morte, tra cui cancro allo stomaco, linfoma di Hodgkin o un disturbo surrenale noto come malattia di Addison. Un articolo pubblicato giovedì dal sito della British Library – la biblioteca nazionale britannica – ha proposto una teoria all’apparenza più drammatica: se fosse stato invece del veleno – e non un tumore o un problema alle ghiandole surrenali – a uccidere l’autrice di Ragione e sentimento? In questo caso però non si tratterebbe di un terribile complotto e nemmeno di un assassinio, ma di arsenico contenuto in una fornitura d’acqua contaminata o di un misto di medicinali. L’articolo è stato però accolto con una certa dose di scetticismo.

La tesi della British Library parte da un paio di occhiali. Nel 1999 Joan Austen-Leigh, bis-bis-bis-nipote della scrittrice, donò una scrivania appartenuta ad Austen alla biblioteca, che ci trovò tre paia di occhiali, due con la montatura in guscio di tartaruga e una in metallo. Di recente li ha ha fatti esaminare e ha scoperto che le lenti degli occhiali erano convesse, cosa che fa pensare che chi li indossava fosse presbite. Se fossero appartenuti ad Austen, significherebbe che negli ultimi anni la sua vista era molto debole. Gli occhiali hanno gradazioni diverse, quella delle lenti di un paio con la montatura in tartaruga è piuttosto forte: è possibile che l’aumento delle diottrie degli occhiali riveli una storia. «Forse col passare del tempo Austen aveva bisogno di occhiali sempre più forti per leggere a causa di un problema serio», ha scritto nell’articolo Sandra Tuppen, curatrice della British Library. «Le variazioni della gradazione delle tre paia di occhiali trovate dalla Brisith Library potrebbero confermare la teoria per cui Austen avrebbe subìto un avvelenamento da arsenico, anche se accidentale», ha aggiunto Tuppen.

L’articolo evidenzia anche altre prove che confermano la teoria. Austen si lamentava per esempio di uno scolorimento della pelle («bianco e nero e ogni colore sbagliato», scrisse una volta), uno dei sintomi dell’accumulo di arsenico nel corpo. Nell’Ottocento l’avvelenamento involontario da arsenico non era così insolito. Nel 2011 la scrittrice di gialli Lindsay Ashford, una delle prime sostenitrici della teoria dell’arsenico, disse al Guardian: «Credo sia altamente probabile che a Austen sia stato dato un farmaco contenente arsenico. Se si confronta la lista dei suoi sintomi con quelli dell’arsenico la correlazione è incredibile». All’apice dell’era vittoriana l’arsenico era molto diffuso nel Regno Unito: si trovava nei farmaci e occasionalmente veniva scambiato per zucchero o gesso.

Secondo la rivista Distillations della Chemical Heritage Foundation, la carta da parati e gli abiti di colore verde potevano contenere arsenico, come anche «la birra, il vino, i dolci, la carta da regalo, i giocattoli dipinti, gli antiparassitari per pecore, gli insetticidi, i vestiti, i cadaveri, i peluche, gli ornamenti per cappelli, il carbone e le candele». Nel 1858 un venditore di dolci soprannominato “Humbug Billy” uccise 25 persone e ne avvelenò più di 100 perché aveva aggiunto per sbaglio l’arsenico mentre cercava di diluire il costoso zucchero contenuto nei suoi dolci alla menta. La British Library riporta anche il parere di Simon Barnard, un oculista di Londra che – facendo riferimento alla cataratta – è convinto che l’eventuale peggioramento della vista di Austen sia dovuto a un pesante avvelenamento da metallo: gli altri fattori che causano la cataratta, come il diabete, avrebbero probabilmente ucciso Austen prima che la sua vista peggiorasse tanto da avere bisogno degli occhiali con la montatura più forte.

Nonostante sia motivo di curiosità, in passato gli esperti hanno esitato a utilizzare il peggioramento della vista di Austen per comprenderne la causa della morte. La British Library ha fatto un «grosso salto in avanti» concludendo che sia stato l’arsenico a uccidere la scrittrice, ha detto al New York Times Janine Barchas, esperta di letteratura dell’Ottocento della University of Texas di Austin e studiosa di Austen. Nel 2012 l’oftalmologo neozelandese Graham Wilson ha pubblicato un’analisi medica dei disturbi agli occhi di Austen, che risale a quando la scrittrice aveva 23 anni. Considerate le prove disponibili, Wilson ha concluso che «ci sono molti riferimenti agli occhi nei suoi romanzi, ma gli occhi di Jane e quelli dei suoi personaggi non possono dare un ulteriore contributo al dibattito sulla causa della sua morte, avvenuta a 41 anni».

Il dibattito sulla morte di Austen iniziò nel 1964, quando il chirurgo inglese Zachary Cope disse che era stata la malattia di Addison a ucciderla. Cope aveva evidenziato la spossatezza, l’iperpigmentazione (lo scolorimento della pelle) e la debolezza di Austen durante i periodi di stress emotivo. La tesi era convincente ed è condivisa anche da alcuni biografi di Austen, tra cui Deirdre Le Faye, autrice di Jane Austen: A Family Record. Nel 2005, però, Annette Upfal, una studiosa di Austen che all’epoca lavorava per la University of Queensland in Australia, scrisse sulla rivista scientifica Medical Humanities, di proprietà del British Medical Journal, che Austen non morì a causa di un peggioramento della malattia di Addison ma per un periodo prolungato di esposizione al linfoma di Hodgkin. Upfal mise insieme una cronologia della malattia dalle lettere di Austen, che comprendeva anche una nevralgia persistente e diversi periodi di febbre. «Nonostante quello che dicono le ricostruzioni tradizionali, il suo non fu il caso di una persona sana colpita improvvisamente da una malattia mortale» scrisse Upfal. «Nuove prove mediche fanno pensare che Jane Austen avesse già un’immunodeficienza e un linfoma mortale nel gennaio 1813, quando fu pubblicato il suo secondo e più famoso romanzo, Orgoglio e pregiudizio».

Probabilmente l’ipotesi della British Library non chiuderà il dibattito e l’articolo sottolinea come la teoria dell’arsenico abbia in realtà diversi limiti. La premessa che Austen avesse bisogno di occhiali così forti potrebbe essere sbagliata: è possibile che non fosse stato un medico a prescriverle lenti sempre più forti ma che la scrittrice avesse deciso comprarle di testa sua. «Non possiamo essere del tutto sicuri che li usasse», ha sottolineato Tuppen, «ma abbiamo voluto comunque pubblicare i risultati di queste prove nella speranza che altri oftalmologi condividano con noi le loro idee e opinioni».

© 2017 – The Washington Post