La Juve, gli arbitri e gli alibi
Sulla Stampa di oggi Mattia Feltri paragona le accuse contro la Juventus a quelle pretestuose che spesso subiscono i politici italiani
Sulla Stampa di oggi, Mattia Feltri ha commentato le moltissime polemiche generate dalla vittoria della Juventus sul Milan, avvenuta grazie a un controverso rigore assegnato alla Juventus al 94esimo. Feltri spiega che le polemiche e le accuse contro la Juventus – ormai consuete, quando capitano episodi del genere – raccontano più dell’inadeguatezza di chi le fa, rispetto al presunto sopruso: più o meno come quando la classe politica italiana viene accusata di “rubare il futuro” ai giovani.
Dire che la Juve ruba è come dire che rubano i politici, può essere vero ma non basta. E infatti la teoria sull’appropriazione indebita di scudetto prende regolarmente vigore a marzo, e al termine di un processo temporale costante. Ad agosto sono tutti campioni d’Italia. A settembre sono fiduciosi e in rodaggio. A ottobre basta recuperare un paio d’infortunati e ci siamo. A novembre il distacco dalla vetta è serio, ma ce la giochiamo fino in fondo. A dicembre c’è ancora lo scontro diretto e la Champions porta via energie, e avanti così fino a marzo, quando la Juve è avanti di quindici punti, e allora ruba.
Poi, ad aprile, si ricominciano a studiare i formidabili acquisti per la nuova entrante irresistibile stagione. Ora, chi scrive è un indemoniato sostenitore del Toro che ricorda recenti derby perduti (anche) per creative interpretazioni arbitrali: un gol in fuorigioco di Paul Pogba (la Juve vince 1-0, settembre 2013), un rigore non concesso per fallo di Pirlo su El Kaddouri che era una specie di manifesto fondativo del rigore solare (la Juve vince 1-0, febbraio 2014), gol annullato a Maxi Lopez per fuorigioco fantasy sul 2-1 (la Juve poi vince 4-1, stagione scorsa). Ma è anche vero che la Juve aveva giocato meglio ognuno di quei derby, sebbene la riflessione porti sollievo relativo. Ma fa più male la nostalgia per il Toro furioso e terrificante di Pulici e Graziani, di Martin Vazquez e Lentini.