Gli Stati Uniti e la bomba atomica
Secondo il presidente Donald Trump gli Stati Uniti stanno perdendo la supremazia nucleare: non è vero, ma le sue parole rischiano di peggiorare gli equilibri con la Russia
La posizione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump a proposito delle armi nucleari è stata, spesso, molto confusa. Ha detto che i grandi arsenali nucleari accumulati dalle potenze atomiche sono un problema per la pace nel mondo, ma ha anche detto che non esiterebbe ad utilizzarle. «Immaginiamo che qualcuno dell’ISIS ci attacchi qui negli Stati Uniti: non dovremmo rispondere con armi nucleari?». Di una cosa però Trump sembra essere sicuro: nella corsa alle armi nucleari gli Stati Uniti stanno per essere sorpassati e lui non intende permetterlo, non importa quali saranno le conseguenze. «Che inizi pure una nuova corsa agli armamenti», ha detto un mese dopo la sua elezione.
Una delle ragioni che fino ad oggi hanno evitato una guerra nucleare è la cosiddetta “mutua distruzione assicurata”. Il fatto, cioè, che le grandi potenze nucleari non possono distruggersi l’una con l’altra senza essere completamente annientate a loro volta. Nessuno, fino ad oggi, è riuscito a rompere questo delicato equilibrio, ma Trump teme che l’america stia perdendo la “leaderhsip del branco“, come ha chiamato il gruppo di paesi che possiede un arsenale nucleare. Nel suo primo discorso al Congresso, ha annunciato un aumento delle spese militari: 56 miliardi di dollari. È una cifra molto alta, ma è soltanto il 3 per cento in più di quanto Obama aveva già deciso di spendere – e comunque troppo poco secondo l’esercito americano. Di questo aumento, quanto ne andrà al programma nucleare è ancora incerto, ma gli annunci di Trump una reazione la hanno già causata. La Russia ha annunciato che qualsiasi investimento nell’arsenale atomico americano porterà ad un uguale reazione dal parte delle sue forze armate. La Corea del Nord, nel frattempo, ha compiuto nuovi test con missili balistici, quelli in grado di trasportare testate nucleari.
I timori di Trump e la postura aggressiva delle altre potenze nucleari sembrano giustificate. Secondo l’Associazione per il controllo delle armi, una ONG che tiene tracce degli arsenali nucleari in giro per il mondo, la Russia ha 1.796 testate schierate e pronte all’uso, contro le 1.387 degli Stati Uniti, e può contare su altre 4.500 testate attive che si trovano depositate negli arsenali, contro le 4.000 che possiedono gli americani. Oltre ad essere inferiore numericamente, l’arsenale americano è piuttosto datato. I Minutemen III, i missili intercontinentali destinati a trasportate gran parte delle bombe nucleari americane sui loro obiettivi, sono in servizio dal 1970. Anche le bombe che li armano risalgono quasi tutte allo stesso periodo. La Russia ha da poco iniziato a sostituire i suoi missili Satan, vecchi di appena una ventina d’anni, con i nuovi “Sarmat”, che hanno ultimato i test soltanto l’anno scorso. Un Sarmat viaggia a 25 volte la velocità del suono e una volta sul suo bersaglio è in grado di rilasciare dieci testate atomiche diverse, ognuna decine di volte più potente della bomba lanciata su Hiroshima. In confronto, i Minutemen americani, in grado di portare al massimo tre testate e messi in servizio quasi mezzo secolo, sembrano piuttosto antiquati.
Come ha raccontato a Business Insider Jeffrey Lewis, ricercatore e fondatore del blog Arms Control Wonk, questa apparenza può tuttavia ingannare: «L’arsenale americano è fatto esattamente per raggiungere i suoi obbiettivi. Colpire con armi nucleari ed estrema precisione obbiettivi nemici». Per raggiungere questo scopo i missili degli anni Settanta sono più che sufficienti. Nell’intervista, Lewis ha paragonato le armi americane a delle Ferrari o Lamborghini, macchine costruite con estrema cura e fatte per durare. «Nell’esercito americano apprezziamo la durevolezza e la capacità di manutenzione».
L’arsenale russo, invece, è stato costruito sulla base di principi completamente diversi. Mentre gli Stati Uniti si basavano sulla precisione e l’affidabilità, i loro avversari hanno deciso di puntare sul numero e la potenza. «I missili russi non sono costruiti con grande cura – ha spiegato Lewis – perché i loro progettisti sapevano che nel giro di una decina d’anni sarebbero stati sostituiti da un nuovo modello più avanzato». Il risultato è che le forze nucleari russe sono dotati di missili in grado di sganciare ognuno dieci testate, ma sulla cui affidabilità e capacità di arrivare con precisione sul bersaglio, ci sono molto dubbi. Di contro, i vecchi Minutemen americani mantengono ancora oggi un elevatissimo tasso di successi nei lanci di prova.
Aldilà delle differenti filosofie strategiche, Stati Uniti e Russia hanno ancora un potenziale nucleare in grado di cambiare per sempre la storia dell’umanità. Una guerra nucleare tra i due paesi causerebbe direttamente la morte di circa metà della popolazione americana e probabilmente una percentuale inferiore di quella russa, che vive dispersa su un’area maggiore. Indirettamente, sarebbe probabilmente la fine per la civiltà come la conosciamo. Secondo uno dei modelli più diffusi tra gli accademici, un simile conflitto spedirebbe nella stratosfera centinaia di migliaia di tonnellate di particelle oscurati. Nell’emisfero settentrionale la luce solar finirebbe bloccata fino al 70 per cento e l’intero pianeta sprofonderebbe in una nuova era glaciale, con temperature che scenderebbero di 7-8 gradi centigradi, rendendo impossibile l’agricoltura in gran parte delle terre emerse.
Nonostante le centinaia di miliardi di dollari spesi nella corsa agli armamenti, il sogno di trovare un sistema in grado di fermare un attacco nucleare e di spezzare così l’equilibro della mutua distruzione assicurata, sembra ancora molto lontano dall’essere realizzato. Le famose “Guerre Stellari”, il piano del presidente Ronald Reagan per creare una rete di difesa satellitare in grado di fermare un attacco nucleare, è rimasto confinato alla fantascienza. I sistemi costituiti da missili antimissile basati a terra o a bordo di navi, hanno avuto un successo maggiore, ma ci sono ancora dubbi sulla loro efficacia. Alcuni esperti dubitano che tutti i sistemi antimissile posseduti dagli Stati Uniti, il paese che ha messo in campo le migliori contromisure, siano in grado di fermare un solo missile balistico, per non parlare dell’idea che riescano a fermare le migliaia di bombe che verrebbero lanciate in caso di conflitto nucleare.