Sono arrivati nuovi soldati americani in Siria
Centinaia di marines aiuteranno le forze locali alleate nelle operazioni militari contro lo Stato Islamico a Raqqa, in uno schema simile a quello già usato a Mosul
Centinaia di nuovi marines americani sono stati dispiegati in Siria per partecipare alle operazioni militari anti-ISIS a Raqqa, la città considerata la capitale dello Stato Islamico. Il governo americano ha confermato l’invio di nuove truppe in territorio siriano, che includono una batteria di artiglieria armata con l’obice standard dell’esercito americano, e ha detto che il loro compito sarà principalmente quello di aiutare le forze locali siriane nell’offensiva per la riconquista di Raqqa, annunciata lo scorso novembre ma non ancora entrata nella sua fase di battaglia urbana. Il Washington Post ha scritto che il dispiegamento di questi marines segna una nuova escalation nella guerra americana in Siria, anche perché contribuisce ad aumentare il numero delle cosiddette “forze convenzionali” americane in Siria, che finora il governo di Washington aveva cercato di limitare al minimo indispensabile. Inoltre l’impiego di nuove forze, ha scritto Associated Press, è un segno che l’amministrazione di Donald Trump sembra intenzionata a dare più poteri e libertà di manovra al dipartimento della Difesa nelle decisioni di combattimento contro lo Stato Islamico, libertà che era stata limitata in passato dall’amministrazione Obama.
Il generale americano responsabile della campagna militare contro lo Stato Islamico, Stephen Townsend, ha detto che un numero limitato di forze convenzionali era già presente in Siria, con compiti di appoggio alle Operazioni speciali impiegate anch’esse contro lo Stato Islamico. I nuovi marines non sostituiranno la forza già impiegata, ma la rinforzeranno, ha detto al Washington Post un funzionario del dipartimento della Difesa rimasto anonimo. La missione sarà simile a quella che è stata avviata un anno fa a Mosul, in Iraq, nella fase di preparazione della liberazione della città dallo Stato Islamico. A Mosul un’unità dei marines aveva stabilito una base a sud della città per sostenere le truppe irachene e curde che stavano operando per isolare lo Stato Islamico dai territori circostanti. Una cosa simile sta accadendo attorno a Raqqa, dove le Forze democratiche siriane, una coalizione alleata degli Stati Uniti la cui componente principale è quella dei curdi siriani, ha cominciato a isolare la città come fase preliminare della battaglia vera e propria, di modo da indebolire la resistenza dello Stato Islamico.
Negli ultimi giorni c’è stata un’altra novità nell’impiego delle forze militari americane in Siria: alcuni soldati sono stati mandati nella città settentrionale di Manbij, a 140 chilometri a nord-ovest di Raqqa, con funzioni di controllo dei territori liberati dallo Stato Islamico: sono stati incaricati di proteggere i loro alleati arabi e curdi – quelli che fanno parte delle Forze democratiche siriane – da eventuali attacchi della Turchia (la situazione è molto complicata, perché anche la Turchia è alleata degli Stati Uniti, oltre a essere un membro della NATO: la rivalità tra curdi e turchi è uno dei problemi non ancora risolti della strategia americana in Siria). È la prima volta che i militari americani vengono impiegati espressamente per sedare le rivalità locali in Siria. Come ha scritto Liz Sly sul Washington Post, la missione a Manbij è il primo passo per un maggior coinvolgimento degli Stati Uniti nei problemi che sono nati e nasceranno nella gestione dei territori liberati dallo Stato Islamico.
Per il momento la nuova amministrazione americana sembra avere intenzione di dare continuità alla strategia adottata da Obama in Siria, anche se con qualche differenza. Il mese scorso il dipartimento della Difesa americano ha presentato a Trump un piano per la Siria e qualcosa è arrivato anche alla stampa. Sembra che l’intenzione del governo sia quella di aumentare il numero di truppe statunitensi impiegate, ma sempre con funzioni di appoggio alle forze locali; allo stesso tempo, le principali operazioni militari in corso contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq e iniziate dalla precedente amministrazione non sono state messe in discussione.