L’FBI contro Trump
Il suo capo James Comey ha chiesto al dipartimento della Giustizia americano di smentire Trump sulle accuse a Obama di presunte intercettazioni illegali, senza ottenere risposta
Sabato Donald Trump ha accusato su Twitter l’ex presidente statunitense Barack Obama di avere intercettato le sue telefonate fatte dalla Trump Tower prima delle elezioni dello scorso 8 novembre. Le accuse, che non sono sostenute da alcuna prova, implicavnao che l’FBI avesse violato la legge e avesse proceduto alle intercettazioni senza le necessarie autorizzazioni. Le conseguenze delle dichiarazioni di Trump sono state immediate: il direttore dell’FBI, James Comey, ha chiesto al dipartimento della Giustizia statunitense di smentire pubblicamente le affermazioni di Trump, dicendo che erano false e che dovevano essere necessariamente corrette. Finora il dipartimento della Giustizia non ha voluto commentare la vicenda. Come ha scritto il New York Times, «la richiesta di Comey è un rimprovero significativo a un presidente in carica, e pone il più importante funzionario del paese incaricato di far applicare la legge nella posizione di mettere in dubbio le affermazioni di Trump».
Nonostante le conseguenze provocate con le sue dichiarazioni, Trump non ha fatto passi indietro e domenica ha chiesto l’inizio di un’inchiesta del Congresso per verificare se Obama avesse abusato dei suoi poteri prima delle elezioni presidenziali di novembre. Le sue accuse, comunque, sono state negate da un portavoce di Obama, che ha detto che «né il presidente Obama né un altro funzionario della Casa Bianca hanno mai ordinato la sorveglianza di un cittadino americano». Secondo le ricostruzioni della stampa americana, le fonti di Trump sarebbero alcune cose non verificate scritte da Breitbart News, uno dei più importanti siti americani di estrema destra e che ha avuto come suo presidente esecutivo Steve Bannon, oggi consigliere speciale e chief strategist di Trump alla Casa Bianca.
I tweet di Trump contro Obama sono arrivati subito dopo altri in cui Trump ha difeso Jeff Sessions, il ministro della Giustizia che il 2 marzo ha rinunciato a occuparsi personalmente dell’indagine sulle interferenze russe nella campagna elettorale americana perché ha avuto lui stesso contatti con l’ambasciatore russo prima dell’elezione di Trump e ha mentito al Congresso a questo proposito. In molti pensano che Trump abbia scritto i tweet contro Obama per distogliere l’attenzione dal caso nato intorno ai legami della sua amministrazione con la Russia, il guaio più grosso capitato alla sua amministrazione finora. Alcuni giornali americani hanno scritto inoltre che le accuse di intercettazioni illegali sono in qualche maniera simili a quelle di frode elettorale che Trump fece durante i suoi primi giorni di presidenza: Trump sostenne che tra i tre e i cinque milioni di immigrati illegali avessero votato per Hillary Clinton e gli avessero rubato la vittoria nel voto popolare. Anche quelle accuse non hanno mai trovato conferme.
Negli ultimi due giorni le dichiarazioni di Trump sono state accolte con scetticismo anche da alcuni Repubblicani. Per esempio Marco Rubio, senatore Repubblicano della Florida molto di destra, ha detto a CNN che «non era sicuro di quello di cui Trump stava parlando», e poi ha aggiunto che «non sarò parte di una caccia alle streghe, così come non lo sarò di un insabbiamento». Anche la reazione di Comey è stata molto commentata, visto che non è la prima volta che il capo dell’FBI si fa coinvolgere in una controversia politica di altissimo livello. Nel luglio 2016 Comey tenne una conferenza stampa per annunciare che l’FBI aveva concluso che Hillary Clinton non aveva commesso alcun reato perseguibile dalla legge nell’ambito della chiaccheratissima storia delle email. Il contenuto di quella conferenza stampa fu tenuto segreto fino all’ultimo momento e non fu comunicato nemmeno al dipartimento della Giustizia. Poi, 11 giorni prima delle elezioni, Comey scrisse al Congresso per dire che l’FBI stava esaminando altre mail mandate e ricevute da Clinton: da quell’indagine non venne fuori nulla e i Democratici accusarono Comey di avere interferito nelle elezioni e averle condizionate.