Cosa bisogna sapere su Geert Wilders
Cioè il politico della destra radicale olandese che alle elezioni del prossimo 15 marzo potrebbe diventare il più votato
Il prossimo 15 marzo ci saranno le elezioni nei Paesi Bassi e secondo la maggior parte dei sondaggi in testa c’è il Partito per la libertà, la formazione di destra radicale guidata da Geert Wilders, un politico famoso soprattutto per le sue dure critiche contro l’Islam. Anche se tutti i principali partiti olandesi hanno detto pubblicamente che non intendono allearsi con Wilders, di fatto bloccandogli ogni possibilità di accesso al governo, la sua popolarità conferma che quello in corso è un momento favorevole alla destra radicale in tutta Europa (dove i principali leader euroscettici, fra cui anche Marine Le Pen e Matteo Salvini, hanno da tempo formato una specie di alleanza). E per questo vale la pena conoscere meglio Geert Wilders e il suo programma.
Wilders è probabilmente il leader politico europeo con il programma più radicale nei confronti di Islam e immigrazione, fatta eccezione per i gruppi apertamente neo-fascisti o neo-nazisti. Il suo Partito per la libertà chiede la chiusura di tutte le moschee olandesi e il divieto di ingresso nel paese per i musulmani. In passato, Wilders ha sostenuto la necessità di vietare la circolazione del Corano e lo ha paragonato al “Mein Kampf” di Adolf Hitler. A causa di queste posizioni estreme e della sua abilità a farle circolare, Wilders ha ricevuto numerose minacce di morte, alcune giudicate credibili dalla polizia. Oggi vive costantemente sotto scorta e non è mai accompagnato da meno di sei agenti di polizia in borghese. La sua vita è pesantemente condizionata dalle misure di protezione che lo coinvolgono, e lui stesso ha detto di riuscire a incontrare sua moglie soltanto due volte a settimana, in un luogo segreto.
Le sue posizioni non sono sempre state così estreme. Il suo pensiero politico ha avuto una lunga evoluzione, secondo alcuni caratterizzata spesso da opportunismo e dalla necessità tattica di occupare costantemente il centro del dibattito. Wilders, che ha 53 anni, si presenta come un outsider della politica, ma in realtà è il terzo deputato per anzianità parlamentare oltre ad essere considerato uno dei politici più esperti e scaltri di tutto il paese.
La sua carriera politica è iniziata nel 1990, all’interno del partito conservatore olandese (il Partito popolare per la libertà e la democrazia, VVD). Tra il 1990 e il 1998, Wilders ha lavorato come assistente di Frits Bolkestein, un importante politico olandese e uno dei primi a mettere in discussione la tradizione olandese di apertura all’immigrazione e al multiculturalismo. Oggi Bolkestein, intervistato dal New York Times, definisce Wilders il suo «apprendista stregone»: un politico che ha iniziato calcando le sue orme, ha impresso una svolta radicale ed ora non riesce più a fermarsi sulla strada che lo porta su posizioni sempre più estreme.
Wilders è famoso per le sue dichiarazioni provocatorie e per i suoi capelli ossigenati (la sua tinta naturale è un castano scuro: come quello di sua madre, che ha origini indonesiane). I suoi primi anni in parlamento, però, non furono particolarmente brillanti. Iniziò a farsi notare soltanto nel 2002, quando venne nominato portavoce del partito. In una serie di incontri e dibattiti mise in mostra la sua brillante capacità di oratore soprattutto parlando di quelli che già all’epoca erano i suoi temi preferiti: i rischi dell’immigrazione e le sue critiche all’Islam. Wilders aveva posizioni spesso in contraddizione con quelle del resto del partito, che proprio in quegli anni si era schierato a favore dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Nel 2004 le differenze divennero inconciliabili e Wilders decise di fondare il suo partito, che dopo qualche anno prese il nome di Partito per la libertà.
Wilders si presentò inizialmente come un politico moderato, un liberale di destra con una forte posizione contro l’estremismo islamico. Disse che non voleva avere niente a che fare con politici di destra radicale, come la francese Marine Le Pen e paragonò le sue posizioni politiche a quelle di Silvio Berlusconi. Disse che il suo politico ideale era il primo ministro britannico Margaret Thatcher, mentre i suoi primi programmi erano incentrati su classici temi liberali, come i tagli alla spesa pubblica, alle tasse e ai trasferimenti dello stato sociale. Ma gli aspetti economici sono sempre stati secondari nella sua piattaforma politica: Wilders ha attirato l’attenzione locale e internazionale per via delle sue posizioni sull’Islam.
«Non odio i musulmani, odio l’Islam», disse nel 2008. Secondo Wilders, la religione musulmana è incompatibile con i valori occidentali. Un musulmano in grado di integrarsi, ha detto una volta, dovrebbe ignorare metà di quello che è scritto nel Corano, ma così facendo sarebbe automaticamente un apostata, quindi un non-musulmano. Per via dei suoi discorsi, nel 2009 a Wilders venne vietato l’ingresso nel Regno Unito, dove avrebbe dovuto partecipare a una proiezione di Fitna, un breve cortometraggio del 2008 in cui Wilders sostiene come la religione musulmana inciti inevitabilmente alla violenza. A causa dei suoi discorsi, Wilders è stato processato due volte per incitamento alla violenza e all’odio. Per la prima accusa è stato assolto nel 2011, per la seconda è stato condannato nel 2016.
Con il passare del tempo le sue posizioni contro l’Islam si sono fatte sempre più radicali. Nel 2012 era contrario alla costruzione di nuove moschee nei Paesi Bassi, mentre ora la sua posizione ufficiale è che andrebbero chiuse tutte quante. In passato era per sospendere temporaneamente l’ingresso di nuovi richiedenti asilo nel paese; oggi dice che bisogna vietarne l’ingresso completamente e per sempre. Tra le sue dichiarazioni più controverse, Wilders ha paragonato l’Islam al nazismo, il Corano al Mein Kampf e ha detto che Maometto è come “il demonio”.
Per molti, le sue continue prese di posizione sempre più estreme sembrano un tentativo di alzare continuamente l’asticella del dibattito pubblico allo scopo di rimanere sempre al centro della scena politica, obiettivo che finora è riuscito a raggiungere con successo. Alle elezioni del 2006, le prime a cui partecipò il Partito per la libertà, conquistò più del 5 per cento dei voti. Quattro anni dopo Wilders triplicò il risultato, ottenendo il 15 per cento. Le elezioni non produssero un risultato chiaro e la coalizione di centrodestra fu costretta ad accordarsi con Wilders che fornì al governo un appoggio esterno. Nel 2012 Wilders si ritirò dall’accordo, causando le elezioni anticipate.
In quei mesi aggiunse alla sua piattaforma politica l’antieuropeismo, promettendo che se avesse vinto avrebbe fatto uscire i Paesi Basi dall’euro e dall’Unione Europea (capeggiata, disse con il suo classico linguaggio radicale, dalla “bestia di Bruxelles”). Non si rivelò una mossa azzeccata, e il partito perse circa mezzo milione di elettori alle elezioni del 2012. Il partito ottenne risultati migliori alle elezioni europee del 2014, conquistando il 17 per cento dei voti. Già prima del voto, Wilders aveva mostrato di aver cambiato opinione sulla possibilità di allearsi con gli altri partiti della destra radicale europea. Al Parlamento europeo ha formato un gruppo con il Front National di Marine Le Pen e con molti altri movimenti di estrema destra con i quali in passato aveva detto di non avere nulla a che spartire. Nel gruppo c’è anche la Lega Nord di Matteo Salvini, un partito che Wilders in passato aveva definito in maniera dispregiativa: «I mussolini d’Italia».