L’inchiesta CONSIP, dall’inizio
È una storia complicata – e con qualche risvolto surreale – che riguarda un importante imprenditore napoletano, il padre di Matteo Renzi e il ministro Luca Lotti
Negli ultimi giorni si è parlato molto dello “scandalo CONSIP”, una complicata vicenda su un presunto caso di corruzione che riguarda un imprenditore napoletano, alcuni dirigenti della società che si occupa di gran parte degli acquisti della pubblica amministrazione (la CONSIP, appunto, detta anche la “centrale acquisti”), Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dello Sport Luca Lotti, anche lui molto vicino a Renzi. L’inchiesta ha due filoni principali. Nel primo l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, arrestato ieri, è accusato di aver corrotto un funzionario di CONSIP e aver promesso denaro a Tiziano Renzi. Nel secondo filone l’attuale ministro dello Sport Lotti è accusato, insieme ad altri dirigenti e ufficiali delle forze dell’ordine, di aver detto ad alcuni dirigenti CONSIP che c’era un’indagine in corso nei loro confronti. Nel 2013, Romeo fece una donazione da 60 mila euro, tramite la società Isfavim, alla Fondazione Open, che ha finanziato la campagna elettorale di Matteo Renzi alle primarie di quell’anno.
Il filone più importante, al momento, sembra quello che riguarda Romeo e Tiziano Renzi. Romeo è un importante imprenditore napoletano le cui attività vanno dagli hotel di lusso alle imprese di pulizie, che spesso lavorano in appalto per la pubblica amministrazione. Anche nel 2008 fu arrestato con l’accusa di corruzione, ma fu assolto da ogni accusa. Secondo i magistrati, che basano le loro ipotesi sul contenuto di intercettazioni e interrogatori, negli ultimi anni Romeo avrebbe provato a ottenere una serie di appalti da CONSIP, ma le sue società non disponevano delle competenze tecniche necessarie a partecipare ai complicati bandi di CONSIP. Inoltre, Romeo sosteneva di subire la concorrenza sleale di altre imprese che grazie ai loro agganci politici riuscivano a sottrargli gli appalti più importanti.
Per questa ragione Romeo avrebbe corrotto un dirigente di CONSIP, Marco Gasparri, che ha deciso di collaborare con i magistrati, perché lo aiutasse a compilare i bandi e rispondere correttamente alle osservazioni mosse dalla commissione incaricata di esaminarli. Secondo i magistrati Gasparri ricevette 5 mila euro in contanti nel 2012, mentre nei due anni successivi avrebbe ricevuto in tutto altri 100 mila euro. Uno degli appalti che interessavano Romeo è quello che i giornali hanno definito “l’appalto più ricco d’Europa”: il cosiddetto “Facility Management 4”, che vale in tutto più di due miliardi e mezzo di euro. L’appalto è diviso in 18 “lotti” diversi per l’assegnazione di servizi diversi, e Romeo era interessato ad alcuni di questi.
Sempre secondo i magistrati, un altro canale che Romeo avrebbe utilizzato per avere un trattamento di favore da CONSIP passava per il padre di Matteo Renzi, Tiziano. Romeo, scrivono i magistrati, avrebbe promesso dei soldi all’imprenditore Carlo Russo per poter incontrare Tiziano Renzi e far sì che questi, a sua volta, facesse pressioni su CONSIP. Secondo i magistrati Romeo avrebbe promesso del denaro anche a Tiziano Renzi in cambio di un aiuto a incontrare Luca Lotti e Luigi Marroni, capo di CONSIP. Questa è considerata la parte più fragile dell’inchiesta, basata soprattutto su alcune intercettazioni in cui Romeo sosteneva di avere contatti “ai più alti livelli” della politica e su alcuni bigliettini ritrovati in una discarica che i magistrati ritengono provenire dagli uffici di Romeo. Non è chiaro perché sulle tonnellate di rifiuti presenti in una discarica i magistrati ritengano che questi bigliettini vengano dagli uffici di Romeo. Su questi pezzi di carta strappati, poi, ci sarebbero iniziali come T. (che secondo i magistrati starebbe per “Tiziano Renzi”, con una certa fantasia), L. (per “Luca Lotti”, idem) e M. (per “Luigi Marroni”, di nuovo), con accanto date di incontri o cifre che i magistrati ipotizzano fossero state promesse ai vari contatti di Romeo. Nessuno di quei presunti incontri e pagamenti però è mai avvenuto, per quel che ne sappiamo oggi.
Come ha scritto Marco Lillo pochi giorni fa sul Fatto Quotidiano, infatti, «è bene sottolineare che nessuno dei pagamenti ipotizzati e nessuno degli incontri con M. e L., se sono davvero Marroni e Lotti, si è poi realizzato. Va detto inoltre che Tiziano Renzi non partecipa a un solo colloquio. Va ribadito che il babbo dell’allora premier non ha incassato un euro da Romeo e potrebbe essere vittima di un colossale misunderstanding sulla T. o di un colossale millantato credito di Russo». Solo oggi Repubblica ha pubblicato un’intervista in cui un commercialista di Napoli parla di un incontro tra Tiziano Renzi, Romeo e Russo, ma aggiunge che non ne è stato testimone ed è stato lo stesso Romeo a parlargliene.
Il secondo filone dell’inchiesta sembra al momento più solido. L’indagine riguarda il ministro dello Sport Luca Lotti, che è sospettato di rivelazione di segreto e favoreggiamento. Secondo la ricostruzione dei giornali, l’amministratore di CONSIP, Luigi Marroni, avrebbe detto ai magistrati di essere stato avvertito da Lotti di un’indagine sulla sua società. Marroni avrebbe ricevuto lo stesso avvertimento anche da due alti ufficiali dei carabinieri. In seguito a queste informazioni, Marroni avrebbe fatto bonificare il suo ufficio da una ditta specializzata che avrebbe trovato alcune microspie. Marroni ha confermato quest’ultimo episodio in un’intervista a Repubblica uscita oggi, ma non ha voluto confermare il coinvolgimento di Lotti né la circostanza che lo ha spinto a cercare delle microspie nel suo ufficio. Lotti non ha mai voluto spiegare pubblicamente le accuse è si è limitato a dichiarare di essere “tranquillo”.
L’inchiesta CONSIP è partita da un’indagine della procura antimafia di Napoli sui presunti legami con la camorra di alcuni dipendenti di Romeo impiegati nell’ospedale Cardarelli, uno dei più grandi del sud Italia. L’indagine era condotta dal pubblico ministero Henry John Woodcock, un magistrato famoso per le sue indagini che dalla procura di Potenza, dove lavorava fino a pochi anni fa, arrivavano a coinvolgere personaggi importanti in tutto il resto del paese (qui avevamo raccontato la sua storia). Spesso le sue inchieste si sono risolte in un nulla di fatto, a volte a causa delle scarse risorse e del modo caotico e disordinato con cui erano state condotte. Dall’indagine sul Cardarelli, utilizzando moltissimo le intercettazioni telefoniche e ambientali, Woodcock ha esteso la sua inchiesta alla CONSIP e alle relazioni di Romeo con i dirigenti della società e imprenditori toscani come Russo e Tiziano Renzi. A quel punto, la procura antimafia di Napoli si è accordata con la procura di Roma. Quest’ultima si sta occupando di tutti i reati legati a CONSIP, mentre quella di Napoli rimane competente per gli appalti del Cardarelli ed eventuali collegamenti degli indagati con organizzazioni mafiose.