Cosa si dice di “Horizon Zero Dawn”
È uscito uno dei videogiochi più importanti dell'anno, di cui si parla benissimo: ci sono un mondo post-apocalittico, una protagonista donna e dei giganteschi dinosauri-robot
Mercoledì 1 marzo è uscito in Italia e in tutta Europa Horizon Zero Dawn, videogioco della casa Guerrilla Games prodotto solo per Playstation 4: è uno dei videogiochi più attesi dell’anno, e le recensioni dei critici che lo hanno provato in anteprima sono molto positive. Alla base del videogioco c’è un’idea non particolarmente originale: un futuro post apocalittico in cui le macchine hanno preso il controllo sugli umani. Ma il modo in cui il tema è sviluppato è bizzarro ed è stato molto apprezzato: l’umanità è regredita a uno stadio praticamente primitivo, e le macchine hanno la forma di grossi dinosauri-robot. Ci sono altri elementi a rendere Horizon Zero Dawn un videogioco notevole: una bella grafica, un sistema che rende i combattimenti molto avvincenti e il fatto che la protagonista sia una donna, per esempio.
Com’è fatto, spiegato un po’ più lungo
La casa produttrice di Horizon Zero Dawn è Guerrilla Games, che appartiene a Sony, ha sede nei Paesi Bassi e ha già sviluppato la popolare serie di videogiochi di genere “sparatutto” di fantascienza Killzone. Finora Guerrilla Games non aveva esattamente giocato nel campionato dei pesi massimi: Killzone aveva avuto titoli più riusciti (Killzone 2) e altri meno (Killzone: Shadow Fall), ma non ha mai raggiunto i livelli degli sparatutto più venduti, come Call of Duty o Halo. Con Horizon Zero Dawn le cose sembrano essere cambiate. Le premesse del gioco hanno da subito attirato l’attenzione: l’ambientazione post-apocalittica è infatti molto diversa da quella dei videogiochi più famosi di questo genere, come The Last of Us o Fallout. Non ci sono zombie o creature mutanti, e il mood del videogioco è meno tetro e angosciante.
Gli umani, nel 3000 d.C., vivono in villaggi e città che sembrano medievali, dopo che un disastro ha spazzato via la civiltà, che aveva raggiunto livelli di tecnica altissimi. Insieme agli umani, la Terra è popolata da robot che hanno la forma di dinosauri o grossi animali, come scorpioni, uccelli o coccodrilli. I robot sono l’ultimo residuo della civiltà precedente, quella degli “Antichi”, di cui si conosce poco: perlopiù, gli umani convivono pacificamente con i robot, che sono comunque considerati esseri superiori e che saltuariamente attaccano le persone. Qualcosa però comincia ad andare storto e uno strano fenomeno provoca un aumento dell’aggressività dei robot, che diventano anche più grandi e pericolosi.
La protagonista di Horizon Zero Dawn si chiama Aloy ed è una donna. Non è scontato che uno dei titoli più attesi dell’anno abbia fatto questa scelta: solo due anni fa il settore dei videogiochi è stato attraversato dal fenomeno del GamerGate, un esteso dibattito nato online nel 2014 in cui diverse giornaliste e programmatrici donne che si occupano di videogiochi furono umiliate, offese e molestate da una campagna online sui forum specializzati e sui social network. Anche per questo Horizon Zero Dawn è stato apprezzato e definito un «videogioco femminista». Aloy è l’abitante reietta di un villaggio, che fin da piccola possiede uno speciale dispositivo che le permette di interagire in un modo particolare con i robot.
La linea narrativa principale del gioco si sviluppa intorno alla ricerca di Aloy dei responsabili di una strage nel suo villaggio, che scopre essere dei membri di una setta in grado di controllare i robot. Indagando sulla setta, Aloy scopre informazioni sul suo passato e approfondisce i molti misteri del mondo in cui è ambientato Horizon Zero Dawn. È un videogioco “a mondo aperto”, cioè permette di spostarsi liberamente nella mappa e svolgere vari tipi di missioni secondarie oltre a quella principale. Si possono scegliere le cose da dire nelle conversazioni, esplorare la mappa (a piedi o cavalcando i robot), spostarsi rapidamente tra i luoghi già visitati e raccogliere risorse e materie prime. È in terza persona, e il tempo è scandito da giorno e notte. Uno degli elementi centrali del gioco è il combattimento: ci sono diversi tipi di armi e trappole, e diverse tecniche per domare o distruggere i robot. Aloy ha poi un dispositivo particolare che le permette di fare una specie di scansione dei nemici, per identificarne le debolezze.
Cosa se ne dice
Su Polygon, Philip Kollar ha dato a Horizon Zero Dawn 9,5 punti su 10, dicendo che il gioco lo ha «sorpreso in molti modi» e lodando la profondità dei personaggi, che lo hanno reso «ansioso di conoscerne gli sviluppi nel corso della storia». Dice che la maggior parte delle domande del gioco trovano una risposta e che gli archi narrativi dei personaggi sono abbastanza definiti, ma lasciano spazio per un possibile seguito. A Kollar è piaciuto soprattutto il combattimento contro i robot – «specialmente quelli più grossi» – perché è «emozionante e faticoso», e cambia e migliora man mano che Aloy acquisisce abilità più avanzate. E dà un consiglio: non intestarditevi nel provare a sconfiggere un nemico utilizzando la stessa tecnica, se non funziona. Meglio variare. Il combattimento contro gli umani, invece, è un po’ più monotono.
Ma Horizon Zero Dawn, continua Kollar, è bellissimo anche solo per gli spostamenti da un posto all’altro della mappa, in cui si possono ammirare paesaggi bellissimi e imbattersi in vari tipi di robot presenti nel gioco, pacifici e non. Gli incontri fatti per caso, dice Kollar, gli sono piaciuti di più di quelli previsti dalle varie missioni. Secondo lui la grafica è bella soprattutto per le scene d’azione, mentre i personaggi appaiono un po’ statici durante le scene di dialogo. In ogni caso, secondo Kollar, Horizon Zero Dawn «si sviluppa su elementi del mondo aperto e del gameplay raccogli-e-costruisci già visti, ma lo fa con un contesto, un’ambientazione e uno stile nuovo».
Su The Verge, Andrew Webster ha scritto che Horizon Zero Dawn è «uno dei migliori videogiochi a mondo aperto ai quali abbia mai giocato», spiegando che l’elemento che rende speciale e unico il gioco è il mondo in cui è ambientato. L’inizio non è folgorante come quello di altri videogiochi d’azione, ma Horizon Zero Dawn «si dimostra continuamente più grande di quello che pensavate». Gli aspetti del gioco che sono un po’ più deboli, secondo Webster, sono quelli che lo rendono un RPG, un gioco di ruolo: la raccolta delle risorse e la loro lavorazione a volte è troppo complicata e non è sempre molto logica, ma in generale riesce a mantenere una forte coerenza con la linea narrativa. Anche secondo Webster i combattimenti contro gli umani sono un po’ meno divertenti, ma è difficile trovare una missione noiosa. Lui l’ha finito in 37 ore, e ha esplorato l’80 per cento della mappa (dopo aver finito la missione principale, si possono svolgere quelle secondarie lasciate in sospeso).
Patricia Hernandez di Kotaku ha scritto che giocare a Horizon Zero Dawn «vuol dire rimanere sbalorditi. Sbalorditi di fronte alla sua assoluta bellezza tecnica e alla sua capacità di trasportarti in un nuovo mondo. Sbalorditi nello scoprire dinosauri meccanici gargantueschi e rivelare pian piano i misteri di una civiltà perduta. Sbalorditi per il fatto di non aver mai visto così tante donne toste in un gioco di punta ad alto budget, e ancora meno persone di colore nei ruoli chiave. Spesso mi sono ritrovata a mettere il gioco in pausa per meravigliarmi».