La crisi dei casinò in Italia
È molto sentita in Valle d'Aosta, dove il casinò di Saint-Vincent sta per licenziare 264 persone e si sono dimessi sette assessori regionali su otto
In Italia ci sono quattro casinò, aperti e funzionanti in deroga agli articoli dal 718 al 721 del codice penale che vietano l’esercizio del gioco d’azzardo salvo alcune eccezioni: il casinò di Campione a Campione d’Italia, un’exclave italiana in territorio svizzero, il casinò di Venezia, il casinò di Sanremo, in Liguria, e l’ex Casino de la Vallée di Saint-Vincent, in Valle d’Aosta, che recentemente ha cambiato nome in Saint-Vincent Resort & Casino. Nell’ultimo mese si è parlato molto di quest’ultimo casinò perché ha grossi problemi finanziari, al punto da avviare una procedura di licenziamento collettivo per 264 dei suoi 648 dipendenti attuali. A causa della faccenda dei licenziamenti e delle proteste dei dipendenti del casinò, sette assessori regionali su otto della Valle d’Aosta – proprietaria del 99 per cento del casinò – si sono dimessi sotto le pressioni di molti esponenti di tutti i raggruppamenti politici, maggioranza compresa. Ora nella regione potrebbero tenersi elezioni anticipate. In realtà però tutti i casinò italiani sono un po’ in crisi da anni: nel 2015 il loro fatturato complessivo è cresciuto per la prima volta in sette anni, ma solo dello 0,3 per cento.
La crisi del casinò di Saint-Vincent
Il Casino de la Vallée fu inaugurato il 29 marzo 1947 e da allora fino ad alcuni anni fa è stato un’importante risorsa economica per la Regione Valle d’Aosta. Oggi però il casinò non è più fonte di ricavi per la regione, a causa della grande diminuzione di visitatori. Il ricavo annuale della struttura, che ha 38 milioni di euro di debiti, è passato dai 125 milioni di euro del 2003 ai circa 60 nel 2016 e il numero degli ingressi si è dimezzato. C’è stato un aumento degli incassi del 7,46 per cento, dal giugno 2015 al giugno 2016, ma non è stato sufficiente. Nemmeno la ristrutturazione del casinò decisa nel 2008 e iniziata nel 2010 ha risolto il calo dei clienti: si spesero 120 milioni di euro di finanziamenti pubblici per trasformare la casa da gioco in un resort, ristrutturando il complesso, la sala delle slot machine in particolare, e acquistando il Grand Hotel Billia. Il presidente della Valle d’Aosta Augusto Rollandin ha detto più volte che purtroppo gli ingressi non sono aumentati come ci si aspettava dal progetto di ristrutturazione.
L’annuncio del programma di riduzione del personale è arrivato il 20 febbraio, ma i licenziamenti saranno effettivi a partire da maggio: dopo le proteste dei dipendenti del casinò, che hanno manifestato davanti alla sede del consiglio regionale ad Aosta, 18 dei 35 consiglieri regionali hanno chiesto le dimissioni di Rollandin. Negli ultimi mesi il presidente della regione ha più volte chiesto dei finanziamenti per evitare i licenziamenti collettivi, così come i sindacati che rappresentano i lavoratori del casinò, ma sia l’opposizione che la maggioranza – formata dai partiti regionali Union Valdôtaine, Stella Alpina e Fédération Autonomiste – si sono opposte: non sono favorevoli ai licenziamenti ma nemmeno all’uso di fondi pubblici per evitarli, dato che pensano che i fondi pubblici non siano una soluzione definitiva.
Gli altri casinò italiani
Le cause della crisi sono molte, secondo gli esperti del settore. Ovviamente c’è la generale crisi economica iniziata nel 2008, ma ancora prima il numero di ingressi era calato con l’introduzione della legge che vieta di fumare nei luoghi chiusi. Altre cause più specifiche del settore del gioco d’azzardo che hanno contribuito alla crisi dei casinò sono lato la diffusione del gioco d’azzardo online e l’aumento di popolarità di giochi come i gratta e vinci e il Superenalalotto. Tra giugno 2015 e giugno 2016 i risultati dei casinò di Venezia e Campione d’Italia non sono stati negativi – il casinò di Venezia ha incassato 95 milioni di euro, il 2,86 per cento in più dello stesso periodo un anno prima, e quello di Campione poco meno, anch’esso in crescita – ma il casinò di Venezia ha due milioni di euro di debiti e ha in programma diversi tagli, oltre alla revisione degli accordi sindacali per aumentare la produttività. Dopo quello di Saint-Vincent, il casinò nella situazione più critica è però quello di Sanremo. Tra giugno 2015 e giugno 2016 ha incassato 45 milioni di euro, lo 0,35 per cento in meno rispetto ai suoi standard dell’anno precedente.
Ogni anno il settore del gioco d’azzardo legale italiano fattura 88 miliardi di euro lordi, a cui vanno sottratte le vincite e le tasse. Metà però arriva dalle slot machine: il numero di persone che le usano è cresciuto del 191 per cento tra il 2005 e oggi. Il contributo dei casinò è molto più ridotto. Solo il 2 per cento del mercato del gioco d’azzardo italiano è dato dai casinò, mentre negli altri paesi europei le case da gioco contribuiscono in media al 15 per cento dei mercati locali. Secondo Fabio La Rosa e Antonio Sorci dell’università di Enna, autori del saggio Il gioco d’azzardo in Italia (2016), il mercato del gioco d’azzardo è in crescita mentre quello dei casinò è in crisi perché mentre il numero di punti-gioco con le slot machine e i videopoker è aumentato, mentre i casinò non sono aumentati né cambiati e restano accessibili solo per chi ha la disponibilità economica di spostarsi fino ai quattro esistenti, che si trovano tutti in zone periferiche del paese.
Un altro problema dei casinò italiani, anche secondo Pietro Conca, ex direttore di Saint-Vincent Resort & Casino e del Casinò di Sanremo, è che non sono stati in grado di trasformarsi e mantenere la fama di luoghi prestigiosi e mondani che avevano in passato, come invece hanno fatto i casinò di altri paesi europei, tra cui quelli sloveni, frequentati anche da molti italiani.