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  • Lunedì 27 febbraio 2017

L’ultima lettera di un ragazzo morto in carcere

È stata scritta dal 22enne che si è suicidato venerdì scorso nel carcere di Regina Coeli, indirizzata a suo fratello

(ANSA/ UILPA PENITENZIARIA)
(ANSA/ UILPA PENITENZIARIA)

Domenica 26 febbraio, l’associazione Antigone, che si occupa di tutelare i diritti dei carcerati, ha pubblicato l’ultima lettera scritta dal ragazzo di 22 anni che venerdì scorso si è suicidato nel carcere di Regina Coeli, a Roma, indirizzata a suo fratello. Il ragazzo era stato collocato lo scorso settembre in un REMS, cioè in una di quelle strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari. Ma dopo alcuni tentativi di fuga, un magistrato aveva deciso di spostarlo nel carcere di Regina Coeli.

Nella lettera, sgrammaticata, il ragazzo scrive «Io qui sto impazzendo», «non ce la faccio più», dice di essere stato lasciato «dall’unica ragazza che amavo veramente», e aggiunge «sono stanco di mangiare, di fare qualunque cosa, di scappare, basta». Una settimana dopo aver scritto la lettera, il ragazzo si è impiccato legando un lenzuolo a una grata del bagno della cella. La lettera sembra essere scritta da una persona in stato confusionale, se non con problemi più gravi. Del caso si era parlato già la scorsa settimana, sia per la giovane età del ragazzo sia per i dubbi sul fatto che la struttura più adatta ad ospitare una persona con simili problemi fosse proprio un carcere e non un centro con personale specializzato.

Su questo, l’Associazione Antigone ha scritto in un comunicato: «Il punto è che persone, ancor più così giovani, con problematiche di questo tipo, devono essere affidate al sostegno medico, sociale, psicologico dei servizi delle ASL territoriali e non messe dietro le sbarre di una cella. Non possiamo trattare persone con problemi di salute come se fossero dei criminali pericolosi».