In Slovenia si sono celebrati i primi matrimoni gay
Alla fine di un processo legislativo molto tormentato – e con un referendum in mezzo – che ha escluso la possibilità delle adozioni
Questo fine settimana in Slovenia si sono celebrati i primi matrimoni tra persone dello stesso sesso, grazie all’entrata in vigore di una legge approvata dal parlamento sloveno dieci mesi fa. I primi matrimoni si sono celebrati a Maribor, la seconda città più grande della Slovenia, mentre alcuni funzionari locali hanno detto a Reuters che finora non ci sono state richieste simili a Lubiana, la capitale. Le associazioni per la difesa dei diritti degli omosessuali hanno commentato positivamente l’entrata in vigore della legge, che era stata approvata al termine di un procedimento legislativo molto tormentato: una prima versione della norma, che includeva la possibilità per le coppie gay di adottare i bambini senza legami biologici con nessuno dei due partner, era stata approvata dal parlamento nel marzo 2015 ma bocciata in un referendum popolare nel dicembre dello stesso anno. La Slovenia è l’ultimo di una serie di paesi europei che negli ultimi anni hanno legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Prima dell’entrata in vigore della legge, in Slovenia esistevano già delle forme di riconoscimento delle coppie gay, che dal 2006 potevano registrarsi civilmente e potevano adottare i figli del partner ottenuti da una precedente relazione (quella cosa conosciuta come stepchild adoption, di cui si parlò molto in Italia durante la discussione sulle unioni civili, e che poi fu rimossa dalla versione finale della legge approvata dal parlamento).
Il procedimento per legalizzare i matrimoni gay in Slovenia è stato piuttosto lungo e complicato. La Slovenia li aveva legalizzati una prima volta nel marzo 2015, diventando il 13esimo paese europeo ad avere una legge che permetteva ai gay di sposarsi. La legge era stata sostenuta dai principali partiti di sinistra del paese, e contestata da quelli di destra: un comitato conservatore, il cui nome si può tradurre con “I bambini sono in pericolo”, aveva iniziato a raccogliere le firme per la sua abrogazione, sostenendo che la sua applicazione avrebbe negato ai bambini il diritto di avere un madre e un padre. Il referendum si era tenuto il 20 dicembre 2015: era andato a votare solo il 36 per cento degli aventi diritto, una percentuale molto bassa, e il 63 per cento dei votanti si era espresso per abrogare la norma. Il parlamento sloveno aveva deciso quindi di approvare una nuova legge togliendo dal testo il punto più contestato, cioè quello delle adozioni.