“Moonlight”, il Miglior film agli Oscar 2017
È un film diviso in tre episodi, ambientato a Miami e con protagonista un bambino (poi ragazzo e poi uomo) nero: Jenkins, il regista aveva fatto un solo film, prima
L’Oscar per il Miglior film quest’anno è stato vinto – a sorpresa – da Moonlight. A sorpresa perché non era considerato favorito (la SNAI, per esempio, dava la vittoria 1:6) e, soprattutto, perché ha vinto dopo che – per via di un guaio – quel premio era stato consegnato a La La Land. Moonlight era candidato in otto categorie (film, regia, attore non protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, colonna sonora) e ha vinto in tre: oltre a Miglior film anche Miglior attore non protagonista (Mahershala Ali) e Miglior sceneggiatura non originale (a Barry Jenkins, che è anche il regista, e a Tarell Alvin McCraney, autore del testo teatrale da cui Moonlight è tratto).
Moonlight è nei cinema italiani da metà febbraio e dopo questa vittoria aumenteranno sicuramente le sale in cui verrà programmato: è un film drammatico diviso in tre episodi che raccontano tre momenti nella vita di Chiron, un bambino nero (poi adolescente e uomo) cresciuto a Liberty City, un quartiere di Miami. I primi due episodi sono molto simili a quelli di In Moonlight Black Boys Look Blue (il testo teatrale da cui è tratto il film), il terzo è stato pensato apposta per il film. È il motivo per cui in alcuni dei premi che precedono gli Oscar Moonlight era stato candidato tra i film con una sceneggiatura originale, vista la grande differenza dal testo a cui si ispira. Sia Jenkins che McCraney sono neri e sono cresciuti a Liberty City.
Gli attori più noti di Moonlight sono Mahershala Ali – che interpreta uno spacciatore che incontra il protagonista quando è ancora piccolo, e cerca di aiutarlo – e Naomi Harris, che interpreta la madre del protagonista. Ali – che ha parlato di questo personaggio come di quello che più gli manca tra tutti quelli che ha interpretato – è famoso soprattutto perché interpreta Remy Danton in House of Cards e per ruoli quasi mai da protagonista. Harris – che ha dovuto girare tutte le sue scene in tre giorni, perché è britannica e le sarebbe scaduto il visto – ha recitato in Spectre, Southpaw e Collateral Beauty.
Jenkins ha 37 anni e prima di fare Moonlight aveva diretto solo cortometraggi e un film poco noto: Medicine for Melancholy, romantico e drammatico, girato nel 2008 con un budget di circa 15mila euro. Moonlight è costato di più, ma comunque pochissimo per un film da Oscar: si parla di circa un milione e mezzo di euro.
Moonlight è stato prodotto da A24 (una casa di produzione piccola ma che negli ultimi anni si è fatta notare per alcuni film molto apprezzati). Negli ultimi anni A24 (che esiste dal 2012) ha prodotto o co-prodotto, tra gli altri, The bling ring, Son of a gun, Ex machina, Amy, Room, The End of the Tour, The Lobster, The Witch e Swiss Army Man. Film che, come ha scritto l’Economist, in molti casi «hanno rotto la monotonia della narrativa di Hollywood, proponendo storie particolari, sia bizzarre che stracariche di inattese riflessioni sulla società».
https://vimeo.com/162767824
Che tipo di film è Moonlight
Nei primi minuti del primo episodio – il cui titolo è “Little” – Chiron (il protagonista) è un ragazzino esile e piuttosto timido che incontra Juan (il personaggio interpretato da Ali). All’inizio Chiron non gli rivolge la parola, ma col tempo inizia a fidarsi di lui. Si scopre poi che Chiron ha una vita piuttosto complicata e che tra le cause c’è la madre tossicodipendente. Le uniche persone con cui Chiron va d’accordo sono Juan, Teresa (la fidanzata di Juan) e Kevin, un ragazzino della sua età. Negli episodi successivi – intitolati “Chiron” e “Black” – ritornano molti dei personaggi che si vedono in “Little”: la madre di Chiron è sempre interpretata da Harris; Chiron e Kevin sono invece interpretati da tre attori diversi. Quelli che interpretano Chiron sono, nell’ordine: Alex Hibbert, Ashton Sanders e Trevante Rhodes.
Moonlight è un film piuttosto lento, con poche parole; ma non è uno di quei film in cui non succede niente. C’è una trama, succedono cose. Dirne di più potrebbe però rovinare parte del piacere della visione. Tra chi ha scelto di parlarne svelandone il meno possibile c’è IMDb, che l’ha descritto come «una storia senza tempo di scoperta di se stessi e legame con gli altri» e un film che «racconta la storia di un ragazzo nero che lotta per trovare il suo posto nel mondo crescendo nella difficile periferia di Miami».
Come ne hanno parlato i critici
Le recensioni dei critici professionisti sono invece state ottime: non c’era film candidato agli Oscar del 2017 che, nel complesso, fosse piaciuto di più. Sia Rotten Tomatoes che IMDb – i due siti di riferimento per i voti ai film – hanno un sistema per dare un punteggio che riassuma il totale delle recensioni dei critici più importanti. Su IMDb Moonlight ha preso 99 su 100 e il 98 per cento delle recensioni prese in considerazione da Rotten Tomatoes parlano del film in modo positivo.
Per trovare una delle poche recensioni negative tra le circa 200 prese in considerazione da Rotten Tomatoes bisogna finire sul sito australiano 3AW, il cui critico Jim Schembri ha scritto che «Moonlight perde mordente e nell’ultimo capitolo ha troppo poco da dire per trovare una conclusione drammaticamente soddisfacente. L’adulazione dei critici e le nomination che ha avuto lo rendono un concorrente al premio per il film più sopravvalutato dell’anno».
È molto più facile trovare recensioni positive, fatte da critici spesso entusiasti: Peter Debruge di Variety ha scritto che Moonlight «è un’opera d’arte socialmente consapevole, tanto essenziale quanto profonda»; David Rooney dell’Hollywood Reporter ha elogiato la fotografia e, più in generale, la bravura del film nel rispondere a una semplice domanda implicita ma evidentissima che il protagonista si fa: «Chi sono?». Joshua Rothkopf di Time Out New York ha scritto che Moonlight è il motivo per cui andiamo al cinema: «Per capire, per avvicinarci alle cose, per stare male, possibilmente in compagnia di qualcuno». Secondo Justin Chiang del Los Angeles Times, «Moonlight non dice molto, dice tutto». Tim Grierson di Screen International ha scritto che Moonlight «è ambizioso per la sua portata e preciso nell’esecuzione».
Moonlight è stato presentato a ottobre al Festival del cinema di Roma, dove la critica italiana ne parlò bene ma non bene quanto quella americana. Paolo Mereghetti, il famoso critico del Corriere della Sera, lo definì delicato, sensibile e senza «paura di mostrare le durezze della vita». Seppur tra i generali apprezzamenti, alcuni critici hanno detto di essere rimasti in parte delusi dalla sceneggiatura, che in certi casi evoca e non mostra né racconta. È invece davvero difficile trovare critiche alla recitazione, alla fotografia o al modo in cui i temi del film vengono fuori.
Un film da andarvi a cercare, se vi è piaciuto Moonlight
In diverse occasioni Jenkins ha raccontato di apprezzare molto Wong Kar-wai, regista e produttore cinese che vive a Hong Kong e ha diretto, tra gli altri, Days of Being Wild, In the Mood for Love, Happy Together e The Grandmaster. Parlando di Hong Kong Express, un altro film di Wong Kar-wai, Jenkins ha detto di averlo molto apprezzato perché lo ha «risucchiato» ed era «stilisticamente diverso da ogni film che aveva visto fino a quel momento». Partendo da quanto detto da Jenkins, Alessio Marcucci ha pubblicato su YouTube un video che mostra le cose di Moonlight che ricordano cose di Kar-wai.