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  • Domenica 26 febbraio 2017

La situazione del Sahara Occidentale si sta complicando

Il più grande territorio non autonomo del mondo è conteso dal Marocco e dal Fronte Polisario: dal 1991 vige un cessate il fuoco, ma ultimamente ci sono state tensioni

Un uomo di etnia Saharawi con una bandiera del Fronte Polisario di fronte alla barriera interna del Sahara Occidentale, presidiata da soldati marocchini, nell'area di al Mahbes, il 3 febbraio 2017 (STRINGER/AFP/Getty Images)
Un uomo di etnia Saharawi con una bandiera del Fronte Polisario di fronte alla barriera interna del Sahara Occidentale, presidiata da soldati marocchini, nell'area di al Mahbes, il 3 febbraio 2017 (STRINGER/AFP/Getty Images)

Tra i casi di territori contesi, uno di cui negli ultimi anni si è parlato molto raramente è quello del Sahara Occidentale, una regione di 266 mila chilometri quadrati che si trova a sud del Marocco e che confina principalmente con la Mauritania. Eppure, il Sahara Occidentale è il più grande territorio non autonomo del mondo riconosciuto dalle Nazioni Unite: è conteso sia dal Marocco sia dal Fronte Polisario (abbreviazione di Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro), un’organizzazione militare e politica che rappresenta il popolo Sahrawi, l’insieme dei gruppi tribali locali che reclamano la sua indipendenza. Può darsi però che nei prossimi mesi se ne torni a parlare, dato che dallo scorso agosto la tensione tra il Marocco e il Fronte Polisario è aumentata, come spiega l’Economist in un articolo che ripercorre la storia recente di questa parte del mondo. Oggi le Nazioni Unite temono che possa ricominciare la guerra civile durata dal 1975 al 1991.

Per capire come mai i rapporti tra il Marocco e il Fronte Polisario si stanno inasprendo conviene considerare il rapporto irrisolto che li lega. Fino al 1975 il Sahara Occidentale era una colonia spagnola nota appunto come Sahara Spagnolo. Non appena la Spagna lasciò la regione, il Marocco la annesse e poco dopo iniziarono gli scontri armati con la popolazione locale che aveva dichiarato il territorio indipendente con il nome di Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi. Nel tempo la Repubblica dei Sahrawi è stata riconosciuta da quasi cento stati, principalmente africani e sudamericani, anche se successivamente alcuni di questi le tolsero il riconoscimento e altri lo hanno sospeso: oggi sono 46 gli stati che la riconoscono pienamente. La Repubblica dei Sahrawi ha un governo in esilio e fa parte dell’Unione Africana (UA). Non fa invece parte dell’ONU, che l’ha inclusa nella sua lista dei territori non autonomi. A causa dell’entrata della Repubblica dei Saharawi nell’Organizzazione dell’unità africana (che nel 2002 è stata sostituita dall’Unione africana), nel 1984 il Marocco uscì dall’organizzazione internazionale. Nel 1991 si raggiunse un accordo per il cessate il fuoco tra il Fronte Polisario e il Marocco grazie alla promessa del Marocco di organizzare un referendum sull’indipendenza, che però non ha mai avuto luogo.

L’accordo del 1991 ha più o meno diviso il Sahara Occidentale in due parti: due terzi del territorio (compreso il capoluogo El Ayun) sono sotto il controllo del Marocco, mentre il terzo restante è amministrato dal Fronte Polisario. Le due parti sono separate da un terrapieno di sabbia lungo 2.700 chilometri costruito dall’esercito marocchino. Lungo questa barriera sono anche state disposte delle mine antiuomo. La parte amministrata dal Fronte Polisario è quella più interna e povera di risorse economiche, attigua alla Mauritania. La parte controllata dal Marocco è ricca di petrolio e depositi di fosfati ed essendo posizionata lungo la costa oceanica fa affidamento anche sulla pesca.

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Le nuove tensioni tra Marocco e Fronte Polisario sono cominciate quando il Marocco ha cominciato ad attrezzare una strada nella zona di Guerguerat, nel sud-ovest del Sahara Occidentale. Il Fronte Polisario ha considerato il dispiego di forze militari attorno al cantiere della strada come una violazione dell’accordo per il cessate il fuoco, e ha risposto aumentando la presenza di forze armate nella zona di Guerguerat. Tutta la faccenda potrebbe essere solo un pretesto per riaccendere un conflitto che non è mai stato davvero risolto. Molti Sahrawi continuano a vivere in campi profughi nella vicina Algeria – favorevole all’indipendenza del Sahara Occidentale – e secondo gli esperti potrebbero essere pronti a combattere per l’indipendenza del loro paese. Al tempo stesso sperano che le Nazioni Unite stiano dalla loro parte: la scorsa primavera il Marocco espulse 70 funzionari dell’ONU dopo che il segretario generale dell’organizzazione Ban Ki-moon descrisse la presenza del paese nel Sahara Occidentale come «un’occupazione». Un’altra speranza dei Sahrawi è che la riammissione del Marocco nell’Unione Africana, avvenuta il 31 gennaio, possa favorire la loro causa, anche perché in teoria gli stati membri dell’UA dovrebbero riconoscere i confini degli altri stati membri: cioè anche quelli della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi.

Alcuni invece temono che il Marocco sfrutterà la sua ammissione nell’UA per cercare di scoraggiare il sostegno degli altri paesi africani nei confronti dei Sahrawi. Il Marocco non sembra intenzionato a cambiare posizione a breve: in una recente intervista il viceministro degli Esteri marocchino Nasser Bourita ha detto che «il Marocco non riconosce e non riconoscerà mai questa cosiddetta entità», cioè la Repubblica dei Sahrawi.