Ascesa e caduta di Milo Yiannopoulos
Un blogger gay e di destra, troll e sessista, in poche ore è passato dall'essere l'uomo più discusso sui media americani a perdere quasi tutto
Da alcuni giorni i giornali e i siti di news statunitensi si stanno occupando di un caso nato intorno a Milo Yiannopoulos, un’eccentrica celebrità di internet di estrema destra che nel giro di poche ore è passato dal diventare davvero mainstream a vedersi azzoppata la carriera. Di Yiannopoulos si parla da almeno un paio d’anni, per la sua attività online da troll e da esponente dell’alt-right, il movimento americano di estrema destra nato su siti come Reddit e 4chan e che costituisce un’importante base di consenso per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ha costruito la sua fama sul suo cinismo e sulle sue offese gratuite, spesso razziste e sessiste, e la scorsa settimana è stato ospite del seguito talk show del comico Bill Maher su HBO, dando un’intervista in cui ha sfoderato il suo repertorio di provocazioni di vario tipo e di cui si è parlato molto nei giorni seguenti. Poi, lunedì, un sito ha pubblicato un video dell’anno scorso in cui Yiannopoulos difendeva le relazioni sessuali tra «ragazzi di 13 anni» e «uomini più adulti»: il video ha spinto gli organizzatori di un’importante conferenza conservatrice a revocare l’invito a un evento per parlare del suo prossimo libro. Alla fine Yiannopoulos si è anche dimesso da editor di Breitbart News, il popolare sito di destra per il quale scriveva.
Chi è Milo Yiannopoulos
Nonostante Yiannopoulos sia una celebrità soprattutto negli Stati Uniti, in realtà è inglese: è nato nel Kent nel 1984, ed è cresciuto in una famiglia ricca ma con la quale non aveva buoni rapporti. Suo padre, che si separò dalla madre quando Yiannopoulos era piccolo, aveva origini irlandesi e greche: alla nascita Yiannopoulos si chiamava Hanrahan di cognome, che cambiò assumendo quello della nonna paterna. Ha frequentato le università di Cambridge e Manchester, ma le ha lasciate per cominciare a fare il giornalista e il blogger: prima per il Catholic Herald e poi per il Daily Telegraph, per il quale si è occupato di tecnologia e gossip. Fu al Telegraph che cominciò a diventare famoso, scrivendo articoli provocatori e offensivi, prendendosela soprattutto con le persone di sinistra. Come ha scritto il Guardian, già allora Yiannopoulos «odiava la sinistra più di quanto amasse qualsiasi cosa».
Nel 2011 Yiannopoulos ha fondato Kernel, un sito a metà tra una rivista di tecnologia e un tabloid scandalistico. Come hanno notato molti giornalisti che si sono occupati di lui, Yiannopoulos aveva capito che il settore della tecnologia era perfetto per costruirsi un seguito fedele che apprezzasse il suo carisma e soprattutto il suo essere un troll maschilista e di destra. Kernel era un sito che pubblicava contenuti offensivi, spesso gratuiti, ma proprio per questo “entrò nei radar” del giornalismo anglosassone: nel 2014 Yiannopoulos lo vendette al Daily Dot, tra i più importanti siti di tecnologia al mondo. Alcuni dipendenti del sito accusarono Yiannopoulos di non averli pagati equamente: uno di loro vinse una causa legale. Yiannopoulos minacciò una donna che protestava per la stessa cosa di distruggerle la carriera, chiamandola in una mail «prostituta». I suoi ex dipendenti o persone che lo hanno conosciuto preferiscono non dare commenti su di lui ai giornalisti, descrivendolo come «uno con il quale non intromettersi» e temendo vendette. Nell’ottobre del 2015 Yiannopoulos fu assunto come editor della sezione di tecnologia di Breitbart News, il sito di destra che pubblica notizie e bufale e che è stato a lungo controllato da Stephen Bannon, l’attuale principale consigliere di Trump.
Yiannopoulos è gay, ma ha spesso sostenuto posizioni controverse sul tema, dicendo per esempio che «i diritti gay ci hanno resi più stupidi, è ora che torniate a nascondervi». Ha anche detto di essere diventato gay per «non dovere avere a che fare con le donne matte». Il tema sul quale Yiannopoulos ha espresso le posizioni più retrograde, gravi e offensive è infatti il femminismo: ha dichiarato il suo compleanno «la giornata mondiale del patriarcato», dice che «il femminismo è un cancro» e spesso ha accusato le attiviste per i diritti delle donne di essere «delle bulle». Una volta è stato allontanato da una manifestazione contro le violenze sessuali perché aveva in mano un cartello con scritto «Harry Potter e la cultura dello stupro. Entrambe cose di fantasia». Ha anche attaccato le associazioni LGBTQ, sostenendo che mettono a rischio i valori cristiani, e una volta ha umiliato pubblicamente una studentessa transgender dell’università di Milwaukee durante una conferenza. In un’intervista ha detto che toccare il seno a una donna contro la sua volontà «non è questa gran cosa», e che le donne che denunciano molestie di questo tipo vogliono solo far sapere «che qualcuno era interessato sessualmente a loro».
VIDEO: Milo Yiannopoulos believes that grabbing a woman's private parts is NOT sexual assault.
Full video: https://t.co/LNsV2MKOBR pic.twitter.com/ofGdfQy8Vu
— Reagan Battalion (@ReaganBattalion) February 20, 2017
Yiannopoulos è stato tra i principali animatori del cosiddetto Gamergate, un esteso dibattito nato online nel 2014 in cui diverse giornaliste e programmatrici donne che si occupano di videogiochi furono umiliate, offese e molestate da una campagna condotta sui forum specializzati e sui social network. Anche in questo caso Yiannopoulos intuì il potenziale – in termini di popolarità ottenuta – di farsi portavoce di un movimento di troll maschi e di destra, mascherando insulti e aggressioni verbali dietro il diritto alla libera espressione. Secondo diversi osservatori il movimento del Gamergate sarebbe scomparso prima di diventare mainstream, senza il contributo di Yiannopoulos.
Yiannopoulos si è schierato contro il movimento per i diritti degli afroamericani Black Lives Matter, paragonandolo al Ku Klux Klan, e ha spesso criticato la religione islamica: contemporaneamente rivendica di avere relazioni sessuali solo con uomini neri, una volta anche con un musulmano. L’altro episodio per il quale Yiannopoulos è diventato famoso è quello della campagna di insulti e molestie contro Leslie Jones, attrice e comica afroamericana del Saturday Night Live che ha interpretato una delle protagoniste del reboot dei Ghostbusters. Yiannopoulos definì su Twitter il nuovo Ghostbusters «un film per aiutare le donne di mezza età a sentirsi meglio per essere lasciate sullo scaffale», e dopo gli insulti ricevuti da Jones insinuò che l’attrice fosse stata usata dalla casa distributrice Columbia come vittima per attirare attenzioni sul film. Yiannopoulos la definì anche “black dude”, cioè “tizio nero”. I suoi incitamenti alle aggressioni verbali contro Jones portarono Twitter a sospendere a vita Yiannopoulos.
L’ultimo guaio
In molti hanno protestato quando la settimana scorsa Yiannopoulos è stato invitato nella trasmissione di Bill Maher, che è uno dei comici più famosi della televisione americana ed è conosciuto soprattutto per le sue posizioni di sinistra e per il suo impegno in difesa della libertà d’espressione. Il giornalista Jeremy Scahill, che doveva essere ospite insieme a Yiannopoulos, si è rifiutato di partecipare al programma proprio per la sua presenza. Nella loro chiacchierata Maher e Yiannopoulos sono sembrati però piuttosto a loro agio insieme. Maher ha subito detto di essere in disaccordo con Yiannopoulos su molti temi, e di pensare che lui abbia torto su diverse cose: però – in un clima molto rilassato e scherzoso – gli ha dato ragione sull’importanza di difendere la sua libertà di dire quello che voleva, invitando le persone di sinistra a «non abboccare sempre» alle sue provocazioni. Molti giornalisti dopo la trasmissione hanno criticato Maher, accusandolo di non aver parlato abbastanza delle cose offensive che dice abitualmente Yiannopoulos e di aver inscenato quella che hanno definito una “bromance” – cioè un’amicizia tra due uomini – con uno dei capi dell’alt-right americana.
L’intervista da Maher ha fatto sì che negli Stati Uniti si parlasse di Yiannopoulos per diversi giorni. Contemporaneamente, nel weekend, si è saputo che Yiannopoulos era stato invitato a parlare alla Conservative Political Action Conference (CPAC), la più importante conferenza dei conservatori americani: a partire dall’anno scorso, infatti, Yiannopoulos è stato un attivo sostenitore di Donald Trump. In molti hanno criticato la scelta, per via del passato di insulti sessisti e razzisti di Yiannopoulos. Le proteste non hanno avuto conseguenze, che invece ci sono state quando il sito di destra Reagan Batalion ha pubblicato un video della registrazione di un podcast trasmesso una notte dello scorso anno, al quale aveva partecipato Yiannopoulos, che aveva difeso le relazioni sessuali tra «ragazzi di 13 anni» e «uomini più adulti». Yiannopoulos aveva sostenuto ci fosse una differenza tra questo tipo di relazioni – «tutta questa storia del consenso non è una questione bianca o nera per me» – e quelle tra adulti e bambini non ancora entrati nella pubertà, le uniche a rientrare secondo lui nella pedofilia. Yiannopulous ha addirittura scherzato sul fatto di essere stato molestato da bambino da un prete, dicendo: «sono riconoscente a padre Michael, non farei dei gran pompini se non fosse stato per lui».
Here is the uncut 5 minute video of Milo Yiannopoulos advocating for Pederasty involving "13 Year old" and "older men." HIS WORDS.@Mschlapp pic.twitter.com/mAgmfpuyvu
— Reagan Battalion (@ReaganBattalion) February 20, 2017
Il video ha provocato reazioni indignate anche tra i conservatori, che fino a quel momento avevano avuto un atteggiamento assolutorio verso Yiannopoulos: la CPAC ha cancellato il suo discorso, e la casa editrice Schuster and Threshold ha rescisso il contratto per la pubblicazione del suo prossimo libro, Dangerous. Yiannopoulos ha provato a difendersi su Facebook, spiegando che credeva che in qualche modo il suo essere stato vittima di abusi quand’era bambino gli permettesse di dire quello che voleva sul tema, offrendo delle scuse parziali e giustificandosi dicendo che «a volte le cose ti escono improvvisamente dalla bocca in questi lunghi streaming notturni». Non è bastato, e si è anche dimesso da editor di Breitbart, secondo alcuni giornali americani dopo aver ricevuto pressioni.
In molti hanno osservato che è servita un’uscita sulla pedofilia perché la destra americana prendesse le distanze da Yiannopoulos, e che non erano bastati anni di insulti razzisti e sessisti: era stato invitato alla CPAC per difendere la libertà di parola, ma è stato scaricato dai conservatori quando la sua libertà di parola li ha offesi. Maher ha anche provato a prendersi una rivincita su quelli che lo avevano criticato per aver invitato Yiannopoulos nella sua trasmissione, dicendo in un’intervista al New York Times che averlo esposto così tanto ha provocato la sua caduta. «Prego», ha detto. Come ha fatto notare Vox, in realtà, non è stata la sua intervista con Maher a fare scoppiare il guaio, ma il video sulla pedofilia.