La norma contro i bus low cost sarà cancellata
Il governo si è impegnato a cancellare l'emendamento che avrebbe impedito a compagnie come Flixbus di operare in Italia
Nel decreto conosciuto come “milleproroghe”, diventato legge dopo l’approvazione di oggi alla Camera, è contenuta una norma che rischia di bloccare il settore degli autobus low cost, cioè quello delle compagnie – come FlixBus e Megabus (controllata da FlixBus) – che offrono la possibilità di viaggiare su lunghe tratte a basso prezzo. Giovedì il governo ha però preso formalmente l’impegno di cancellare quella norma, hanno detto Andrea Mazziotti (Civici innovatori), Sergio Boccadutri (Partito Democratico) e Daniele Capezzone (Conservatori e Riformisti), i parlamentari che hanno presentato oggi tre ordini del giorno per chiedere al governo di occuparsi del problema e permettere alle compagnie di autobus low cost di continuare a operare in Italia.
Capezzone ha spiegato che il governo interverrà «nel provvedimento sulla concorrenza [un disegno di legge che dovrebbe essere approvato entro marzo] o nel primo provvedimento utile». In teoria, Flixbus dovrebbe adeguarsi alle regole stabilite nel milleproroghe entro 90 giorni: per consentire alla compagnia di continuare a operare, il governo deve quindi legiferare entro questo periodo. Maziotti ha scritto su Twitter che «il governo ci ha dato ragione», assicurando che l’emendamento sarà cancellato.
Norma anti #flixbus sarà cancellata,il governo ci ha dato ragione!Vince la #concorrenza sempre nel perimetro fissato dalla legge @FlixBus_IT
— Andrea Mazziotti (@_AMazziotti) February 23, 2017
La norma del milleproroghe prevedeva che le autorizzazioni del ministero dei Trasporti per svolgere il servizio di trasporti via autobus non potessero più essere concesse alle imprese, come Flixbus, che non possiedono autobus e noleggiano quelli utilizzati nel trasporto da fornitori esterni. Come aveva spiegato Michele De Vitis su Strade, l’emendamento era stato proposto da quattro senatori del senatori gruppo Conservatori e Riformisti (lo stesso di Capezzone, composto da fuoriusciti da Forza Italia e guidato dall’ex presidente della Puglia Raffaele Fitto): Lucio Tarquinio, Francesco Bruni, Luigi Perrone e Luigi D’Ambrosio Lettieri, tutti pugliesi. Secondo De Vitis l’emendamento era un favore dei quattro senatori alla famiglia Vinella, che controlla alcune importanti società di autobus pugliesi che sarebbero state danneggiate dalla concorrenza di FlixBus.
Tra i principali sostenitori dell’emendamento contro Flixbus c’era l’Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori (ANAV), il cui presidente Giuseppe Vinella aveva lodato l’approvazione del milleproroghe, sostenendo che l’emendamento serviva alla «salvaguardia della professionalità» delle aziende del settore degli autotrasporti, e che non rappresentava «nessun golpe, nessun tentativo di bloccare alcuno e nessuna azione contraria alle liberalizzazioni delle quali ANAV è strenuo fautore».