Digiunare allunga la vita?
Due nuove ricerche sembrano confermare i benefici della "restrizione calorica", che prevede di ridurre fino al 70 per cento il consumo di calorie, ma ci sono ancora molti dubbi
Due nuove ricerche di recente pubblicazione hanno portato nuovi elementi sui presunti benefici della “restrizione calorica” (RC), la pratica che prevede di ridurre la quantità di calorie assunte ogni giorno per vivere più a lungo. Gli studi in questo ambito della nutrizione e dell’invecchiamento proseguono ormai da decenni e – nel bene e nel male – sono al centro di un dibattito molto ampio e articolato che finora si è basato quasi esclusivamente su test di laboratorio con animali di vario tipo (dai vermi ai topi), immaginando che gli stessi effetti possano essere riscontrati anche negli esseri umani. I due nuovi studi hanno coinvolto in un caso alcuni primati e in un altro un gruppo di volontari, portando a qualche risultato che ci riguarda più da vicino.
La RC consiste nel ridurre sensibilmente la quantità di calorie assunte ogni giorno: alcune diete di queste tipo sono basate sulla riduzione di un quarto dell’apporto calorico, mentre altre di circa la metà. Nonostante la mancanza di prove definitive e convincenti, ci sono persone che si dedicano da tempo a una vita di privazioni con la convinzione che la restrizione calorica possa, almeno in parte, far guadagnare qualche anno di vita in più e ridurre i malanni. Medici e ricercatori invitano però alla cautela e a farsi seguire da un nutrizionista se si vuole sperimentare la RC, perché la mancanza di alcuni nutrienti può causare perdita della massa muscolare, una riduzione della densità delle ossa e malattie di altro tipo, compreso il diabete alimentare.
Uno dei due recenti studi sulla RC è stato condotto da un gruppo di ricercatori della University of Wisconsin-Madison e del National Institute on Aging degli Stati Uniti, ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications. Gli autori dicono di avere riscontrato diversi benefici in alcuni primati appartenenti alla specie Macaca mulatta, con caratteristiche simili a quelle degli esseri umani per quanto riguarda l’invecchiamento. Nel loro studio, i ricercatori raccontano di avere sottoposto una scimmia a una riduzione di circa un terzo del suo apporto giornaliero di calorie quando aveva 16 anni, ed era quindi più o meno a metà della sua vita. Ora la scimmia ha 43 anni, un record di longevità per la sua specie, e continua a essere in buona salute.
L’altro studio – pubblicato su Science Translational Medicine – è stato invece guidato dal gerontologo Valter Longo della University of South California (Stati Uniti) ed è consistito nella sperimentazione di un sistema diverso di RC, che non prevede una restrizione calorica continuativa, ma limitata a un certo numero di giorni al mese. A un gruppo di volontari è stata affidata una dieta per cinque giorni al mese, con una riduzione del 50 per cento delle calorie il primo giorno e del 70 per cento nei quattro giorni successivi; per il resto del mese i partecipanti erano liberi di mangiare ciò che volevano. La dieta selezionata da Longo e colleghi consisteva in alimenti completamente vegetali come zuppe di verdura, barrette energetiche con frutta secca, bevande energetiche, snack e integratori alimentari di minerali e vitamine. I ricercatori hanno selezionato gli alimenti in modo da avere un minimo controllo su alcuni specifici nutrienti, che secondo le attuali conoscenze influiscono sui geni che sono coinvolti nei processi di invecchiamento.
La RC di 5 giorni al mese ha fatto riscontrare diversi benefici per i partecipanti, rispetto al gruppo di controllo che ha invece seguito una normale alimentazione per tutti e tre mesi dell’esperimento. I ricercatori hanno rilevato una riduzione della massa corporea nelle persone sovrappeso, livelli di glucosio più adeguati e stabili, un maggiore equilibrio per quanto riguarda colesterolo e trigliceridi e nessuna perdita di massa muscolare. I benefici si sono protratti per circa tre mesi dopo gli ultimi 5 giorni di RC, anche quando i volontari sono tornati alla loro normale alimentazione.
Esperimenti di questo tipo con esseri umani sono di solito complicati da condurre, perché per i ricercatori è difficile verificare che i volontari seguano alla lettera le loro istruzioni, mantenendo in questo caso i regimi alimentari consigliati. Inoltre, i partecipanti continuano a condurre la loro normale vita, con tutti gli imprevisti e le sorprese che questa riserva, e che possono influire sulla loro salute e su alcune abitudini alimentari. È per questi motivi che i ricercatori preferiscono usare animali come topi o scimmie in ambienti di laboratorio, dove ci sono maggiori possibilità di controllo. Lo studio di Longo e colleghi ha suscitato molta attenzione perché ha portato a risultati rilevanti, anche in contesti più complicati da tenere sotto controllo.
Anche se saranno necessari altri studi per avere un quadro più chiaro, Longo pensa che in futuro la RC a intervalli potrebbe rivelarsi ideale per avere benefici senza patire una vita di costanti privazioni. Un giorno a 1100 calorie e altri quattro a 700 calorie sono comunque impegnativi e non fanno per tutti: tra gli stessi partecipanti allo studio di Longo, uno su quattro ha abbandonato dicendo di non riuscire a reggere i cinque giorni con meno calorie.
La restrizione calorica e le altre pratiche per allungare la vita sono ancora molto discusse da medici e nutrizionisti, soprattutto perché le variabili nell’esistenza di ogni persona sono talmente tante da rendere difficile l’individuazione di una soluzione che possa dare benefici a tutti. Ci sono comunque alcune abitudini che oggettivamente contribuiscono per lo meno a migliorare la qualità della vita di ognuno: non esagerare con il cibo, ridurre il consumo di alcol, non fumare e fare ogni giorno un po’ di attività fisica (una passeggiata veloce è sufficiente). Per i curiosi di RC e altre pratiche per digiunare: meglio non seguire soluzioni fai-da-te, ma affidarsi agli specialisti.