Una scena di “Barriere”
È nei cinema da giovedì ed è uno dei candidati all'Oscar per il Miglior film
Barriere – un film di e con Denzel Washington – è in Italia da giovedì 23 febbraio ed è uno dei candidati all’Oscar per il Miglior film, che sarà assegnato nella notte tra domenica e lunedì. Barriere (Fences in inglese) ha anche avuto altre tre nomination: a Washington come Miglior attore protagonista, a Viola Davis (già vincitrice del Golden Globe grazie a questo ruolo) come Miglior attrice non protagonista e ad August Wilson per la Miglior sceneggiatura non originale. Wilson è morto nel 2005 ed è stato un famoso e apprezzato drammaturgo: scrisse l’opera teatrale Fences negli anni Ottanta e nel 1987 vinse il premio Pulitzer per la drammaturgia e alcuni importanti Tony Award, gli Oscar del teatro. Nel 2010 è stata fatta una nuova rappresentazione a teatro: c’erano Washington e Davies, ed entrambi vinsero il Tony Award.
Barriere è un film molto fedele al testo teatrale da cui è tratto (secondo alcuni è il suo pregio, secondo altri un difetto) e parla di un uomo che negli anni Cinquanta viene respinto dalla Major League – il più importante campionato statunitense di baseball – perché è nero, e più in generale dei problemi suoi e della sua famiglia negli Stati Uniti di quegli anni. Davis è diventata famosa con The Help e per la serie tv Le regole del delitto perfetto, e nel cast c’è anche Mykelti Williamson, noto perlopiù per il ruolo di Bubba in Forrest Gump. Washington dovreste invece conoscerlo, ma magari non ricordate che già prima di Barriere ha avuto sette nomination agli Oscar e ha vinto in due occasioni: Miglior attore non protagonista per Glory – Uomini di gloria e Miglior attore protagonista per Training Day. È considerato uno dei due favoriti per l’Oscar di quest’anno: l’altro è Casey Affleck, per la sua interpretazione in Manchester by the Sea.
Catherine Shoard ha scritto sul Guardian che il film è «una messa in mostra delle grandi prove di chi ci recita e, benché si veda l’origine teatrale, è purissima così com’è». Owen Gleiberman ha scritto su Variety che il film è troppo «episodico e e scomodo».
In questa scena Troy Maxson (Washington, doppiato da Francesco Pannofino) spiega alla moglie (Davis, doppiata da Laura Romano) spiega, lamentandosi, tutto quello che gli è andato male nella vita, usando la cosa per far capire perché non vuole che loro figlio giochi a baseball. «Voglio che la sua vita somigli il meno possibile alla mia», dice.