La scienza dello stare in fila
Nel corso degli anni gli psicologi hanno scoperto che le file a serpentina sono migliori, che quelle con sei persone ci scoraggiano subito e che comunque conviene provare a passare avanti
Studiando il comportamento delle persone quando stanno in fila, in attesa che venga il loro turno per comprare qualcosa o andare in bagno, gli psicologi nel tempo hanno potuto definire alcuni metodi per rendere le code più efficienti e meno fastidiose. L’ultimo studio sull’argomento è stato fatto da un gruppo di ricercatori dello University College di Londra, guidati dallo psicologo Adrian Furnham. I giornali inglesi hanno descritto le conclusioni di questo studio parlando di “regola del sei” o “potere del sei”, ma la ricerca è stata in gran parte fraintesa. Il Guardian ha spiegato bene le conclusioni dello studio e tutte le altre cose che sappiamo su come funzionano le file e come si possono fare meglio. In sostanza sono tutti quei trucchi che evitano le cose per cui odiamo le file, cioè la noia, la delusione di quando siamo convinti di aspettare per poco e poi aspettiamo a lungo, e quella di quando qualcuno arrivato dopo di noi viene servito prima.
Le conclusioni dello studio di Furnham sono due. La prima è che sei minuti è la durata media oltre la quale le persone cominciano a spazientirsi quando stanno in fila (non quella dopo cui abbandonano la coda): in alcune circostanze, come quando si è in ritardo e si deve fare il biglietto per un treno, ci si spazientisce molto prima ovviamente; in altre, come quando si deve acquistare il biglietto per un concerto che ci sarà tra alcuni mesi, si è molto più pazienti. La seconda conclusione è che si diventa più riluttanti a mettersi in fondo a una specifica fila quando questa è composta da sei o più persone: Furnham stesso ha spiegato al Guardian che il 95 per cento delle persone si aggiunge senza problemi a file di cinque persone, mentre se le persone già in coda sono sei la percentuale scende a 85 per cento e cala ancora di più se le persone sono sette, e così via, «anche se dipende da quanto velocemente si muove la fila».