In Sud Sudan c’è una grave carestia
Centomila persone rischiano di morire di fame per i danni all'agricoltura causati dalla guerra civile, hanno detto le Nazioni Unite
di Rael Ombuor - The Washington Post
Lunedì il governo del Sud Sudan e le Nazioni Unite hanno comunicato che in due contee del paese una grave carenza di cibo è peggiorata fino a trasformarsi in una carestia, con 100mila persone che rischiano di morire di fame. Joyce Luma, capo del Programma alimentare mondiale in Sud Sudan, ha detto che la carestia «è stata causata dall’uomo», attribuendo la colpa ai disordini politici nel paese, dove dalla fine del 2013 è in corso una guerra civile. Luma e i rappresentanti di altre due agenzie dell’ONU – l’UNICEF e la FAO – hanno parlato della carestia durante una conferenza stampa nella capitale Giuba insieme a Isaiah Chol Aruai, capo dell’Ufficio nazionale di statistica del Sud Sudan. Una dichiarazione formale di carestia serve a indicare la presenza di persone che muoiono di fame.
«Le nostre peggiori paure si sono concretizzate. Molte famiglie hanno esaurito qualsiasi mezzo per sopravvivere», ha detto Serge Tissot, rappresentante della FAO in Sud Sudan. Le agenzie delle Nazioni Unite hanno descritto la situazione in Sud Sudan, un paese povero, in termini molti negativi, sostenendo che 100mila persone rischiano di morire di fame e che un altro milione è prossimo alla carestia. Entro l’estate circa 5,5 milioni di persone, circa la metà della popolazione del Sud Sudan, dovranno affrontare gravi carenze di cibo a meno che non arrivino ulteriori aiuti, hanno aggiunto le Nazioni Unite.
In Sud Sudan – che ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan nel 2011 con il forte appoggio del governo americano e della comunità internazionale – è in corso una guerra civile dal dicembre 2013, quando il presidente Salva Kiir rimosse il suo vicepresidente Riek Machar. La guerra ha poi preso delle connotazioni etniche quando il gruppo etnico dei Dinka – vicino a Kiir – ha iniziato a combattere membri dei Nuer, il gruppo etnico di Machar. Durante la guerra ci sono stati decine di migliaia di morti e 1,5 milioni di persone sono fuggite dal paese.
Le Nazioni Unite hanno detto che la guerra ha danneggiato l’agricoltura del Sud Sudan, che in molte parti del paese è l’occupazione principale, indebolendo l’economia e lasciando i cittadini del paese senza cibo. I sudsudanesi dipendono da «qualsiasi pianta o pesce riescano a trovare», ha detto Tissot. Le due contee interessate dalla carestia si trovano a Unity, un importante stato nel nord del Sud Sudan che produce petrolio. Le agenzie delle Nazioni Unite hanno detto che per evitare che la carestia si estenda ad altre zone del paese sono necessari più aiuti umanitari. «Se verranno forniti aiuti in modo duraturo e adeguato con urgenza, nei prossimi mesi la situazione potrà migliorare e potranno essere alleviate ulteriori sofferenze», hanno scritto in un rapporto le agenzie delle Nazioni Unite.
Sia le forze governative che quelle d’opposizione hanno bloccato convogli umanitari e attaccato gli operatori – hanno riportato le Nazioni Unite – complicando l’arrivo degli aiuti nelle zone più colpite. Jeremy Hopkins, capo di UNICEF in Sud Sudan, ha detto che nel paese ci sono oltre 250mila bambini con gravi problemi di malnutrizione, e che se non riceveranno cibo immediatamente «molti di loro moriranno». Le Nazioni Unite hanno definito l’attuale crisi alimentare come la peggiore dall’inizio degli scontri, tre anni fa.
Non è la prima volta che il Sud Sudan ha problemi di carenze alimentari. Nel 1998 – dopo un periodo prolungato di siccità e scontri tra le forze che sostenevano il governo del Sudan e i ribelli che volevano l’indipendenza del sud del paese – ci fu una carestia nella regione di Bahr El Ghazal. Le Nazioni Unite sono allarmate per il recente peggioramento della situazione del paese. A dicembre alcuni funzionari dell’organizzazione avevano detto che in Sud Sudan era in corso una «pulizia etnica» e che c’era il rischio che scoppiasse «una guerra civile etnica totale». La settimana scorsa Arif Husain, capo economista del Programma alimentare mondiale, ha detto a Reuters che nei prossimi sei mesi nel nordest della Nigeria, in Somalia, Sud Sudan e Yemen venti milioni di persone rischiano di morire di fame per le carestie.
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