Il grande Sidney Poitier
Lunedì ha compiuto 90 anni il più importante attore afroamericano di sempre, che vinse un Oscar in anni di discriminazioni fortissime
Non c’è stato un attore afroamericano più importante di Sidney Poitier, che ieri ha compiuto 90 anni: e non è solo perché è stato il primo a vincere l’Oscar come migliore attore, in un periodo, la prima metà degli anni Sessanta, in cui le discriminazioni erano ancora fortissime e i matrimoni tra bianchi e neri erano vietati in molti stati americani, e le leggi Jim Crow dovevano ancora essere completamente abolite. La vera grandezza e importanza di Potier fu diventare una delle principali star di Hollywood da afroamericano, e recitando in film che denunciavano esattamente quelle discriminazioni razziali che rendevano il suo successo eccezionale: uno su tutti, Indovina chi viene a cena? del 1967, probabilmente il suo ruolo più memorabile.
Poitier è nato il 20 febbraio 1927 a Miami, figlio di una coppia di contadini. Passò la sua infanzia alle Bahamas, dove i suoi avevano una fattoria, e si trasferì a New York a 16 anni per fare il lavapiatti. Prestò brevemente servizio nell’esercito durante la Seconda guerra mondiale, fu congedato e riuscì – dopo alcuni tentativi – a entrare nell’American Negro Theater, storica compagnia teatrale afroamericana di Harlem. All’inizio ebbe molti problemi a farsi apprezzare, perché non sapeva cantare e aveva un accento strano, due cose che potevano complicare la carriera di un attore di teatro nero negli anni Cinquanta. Furono proprio però le sue particolarità, tenute insieme da un grande talento naturale, a consentirgli di ottenere prima un ruolo a Broadway e poi quello nel suo primo film, Uomo bianco, tu vivrai! del 1950. Cominciò a farsi notare a Hollywood, e seguirono parti sempre più importanti fino a Il seme della violenza del 1955, dove la sua interpretazione di un delinquente lo rese definitivamente famoso.
Nel 1958 ottenne la sua prima nomination all’Oscar come migliore attore protagonista per La parete di fango, nel quale interpretò un detenuto in fuga a fianco di Tony Curtis. L’Oscar lo vinse sei anni dopo, per I gigli del campo, in cui interpretò un operaio che per coincidenza finisce a vivere in un convento di suore tedesche, aiutandole con i problemi di tutti i giorni. Poitier non fu il primo attore afroamericano a vincere l’Oscar: Hattie McDaniel lo aveva vinto come migliore attrice non protagonista per Via col vento nel 1939, e James Baskett ne aveva ricevuto uno onorario nel 1948, per il suo ruolo di narratore nei Racconti dello zio Tom della Disney.
L’anno più importante della sua carriera arrivò nel 1967, quando recitò in La calda notte dell’ispettore Tibbs, Indovina chi viene a cena? e La scuola della violenza, tre tra le sue interpretazioni migliori, che lo resero l’attore i cui film incassarono di più in quell’anno. Poitier tornò a interpretare l’ispettore Virgil Tibbs in altri due film negli anni successivi. Insieme al successo, arrivarono anche i problemi: la carriera di Potiers si mosse in bilico tra la consapevolezza di essere in qualche modo usato da Hollywood come assoluzione per i profondi problemi di discriminazione nel cinema americano, tra le critiche di chi lo accusava di interpretare sempre ruoli idealizzati, di personaggi senza difetti e irrealistici, e tra la volontà di combattere i vecchi stereotipi razzisti che avevano caratterizzato per decenni i ruoli riservati agli attori afroamericani (tutt’altro che senza difetti, invece).
Dopo i ruoli memorabili degli anni Sessanta, a partire dalla metà degli anni Settanta Poitier comparve in sempre meno film, e più trascurabili. Si dedicò alla regia di film comici, indovinando soprattutto Nessuno ci può fermare del 1980, con Gene Wilder. Nel 2002 ha ricevuto un Oscar onorario da Denzel Washington, l’unico altro attore afroamericano la cui popolarità può probabilmente essere paragonata alla sua. Oggi Poitier è l’attore vivente più anziano ad aver vinto l’Oscar come migliore attore, ed è comparso ancora agli Oscar del 2014, insieme ad Angelina Jolie, per annunciare il vincitore del premio per la miglior regia. Ha sei figlie, otto nipoti e tre pronipoti.