In Brasile scarseggia il caffè
C'è stato un grosso calo nella produzione della varietà robusta, quella usata dall'industria del caffè solubile, e questo ha fatto crescere i prezzi in tutto il mondo
Il Brasile è il primo paese al mondo per produzione ed esportazione di caffè, ma quest’anno per la prima volta dovrà importare grandi quantità di semi ancora da tostare per poter sostenere la sua industria produttrice di caffè istantaneo. Infatti le ripetute siccità che negli ultimi tre anni hanno colpito lo stato sudorientale dello Espírito Santo hanno causato una grossa riduzione nella produzione di caffè robusta, la varietà più coltivata al mondo, quella meno pregiata rispetto all’arabica e per questo usata per la produzione di caffè istantaneo.
L’International Coffee Organization (ICO), l’organizzazione internazionale che riunisce i paesi produttori e i paesi consumatori di caffè, ha stimato che dal 2015 al 2016 la produzione mondiale di caffè robusta sia calata del 10,7 per cento. Per avere un’idea del peso di questa crisi nell’economia brasiliana bisogna tenere conto del fatto che anche se in Italia il caffè istantaneo non è molto popolare, è quello bevuto da un terzo dei consumatori di caffè in tutto il mondo e il suo mercato è in crescita, specialmente nei paesi del sud-est asiatico e nell’est Europa. L’industria brasiliana del caffè istantaneo normalmente usava il 90 per cento della produzione locale di robusta e per questo con il calo della produzione dovrà importare caffè dall’estero.
Già da alcuni anni il Brasile è stato sorpassato dal Vietnam per quanto riguarda la produzione di robusta, e ora dovrà importare soprattutto dal Vietnam circa 60mila tonnellate di semi di questa varietà tra febbraio e maggio: la decisione è stata ritardata per mesi e il governo dovrebbe ratificarla questa settimana. Il 15 febbraio la Câmara de Comércio Exterior (Camex), una commissione governativa che si occupa del commercio con l’estero, ha annunciato che i semi di caffè robusta saranno effettivamente acquistati ed è stato poi specificato che per i prossimi mesi la tassa d’importazione sul prodotto sarà del 2 invece che del 10 per cento, come è sempre stato finora.
La crisi dei raccolti nello Espírito Santo ha fatto sì che il prezzo della varietà robusta raggiungesse quello dell’arabica nella seconda metà del 2016: non era mai successo prima in Brasile. Il picco dei prezzi è stato a novembre, quando un sacco da sessanta chili di robusta è arrivato a costare 570 real brasiliani, circa 170 euro: il doppio rispetto a quanto costava all’inizio del 2016. Ora i prezzi sono in parte calati, anche per via della speculazione sulle importazioni, e sono arrivati a circa 135 euro per un sacco da sessanta chili. La scarsità dei raccolti di varietà robusta ha provocato anche una crescita dei prezzi di altre varietà perché le aziende produttrici di caffè hanno cominciato a usare tipi meno pregiati di arabica per le miscele fatte con diversi tipi di caffè.
Nello Espírito Santo molti sono preoccupati che la decisione del governo brasiliano di favorire le importazioni di robusta, pur aiutando l’industria del caffè solubile, danneggerà i coltivatori. Temono che potrebbe succedere ciò che in passato è avvenuto ai coltivatori di cacao: negli anni Novanta, a causa di una crisi agricola, furono aperte le importazioni di cacao e dato che il cacao proveniente dall’estero era più economico, i produttori locali non riuscirono a competere. Prima della crisi il Brasile era il terzo produttore al mondo di cacao, mentre ora è il settimo; la sua produzione di cacao ammonta solo al 3 per cento della produzione mondiale. Secondo i rappresentanti dello Espírito Santo, le riserve di caffè prodotte localmente sono sufficienti per sostenere l’industria del caffè solubile; il ministero dell’Agricoltura però è di opinione contraria.
L’aumento del prezzo della varietà robusta comunque non c’è stato solo in Brasile, ma anche nel resto del mondo. In parte perché comunque parte del robusta brasiliano è sempre stato esportato e tra gennaio e febbraio c’è stato un calo del 35 per cento nelle esportazioni rispetto agli stessi mesi nel 2016, in parte perché anche nei paesi del sud-est asiatico che producono questo tipo di caffè ci sono stati dei periodi di siccità che hanno ridotto la produzione.