“I giornalisti” non sono tutti uguali
Esistono quelli che si comportano bene, e quelli che si comportano male, e non possono tutti pretendere lo stesso rispetto, spiega Michele Serra
La rubrica quotidiana di Michele Serra di domenica su Repubblica è dedicata a chiarire l’equivoco di cui spesso giornali e giornalisti si approfittano per difendere comportamenti indifendibili, quello per cui ogni cosa presentata dentro le assai variabili definizioni di “giornalismo” debba essere difesa in quanto tale, senza invece giudicarla per quello che è: a volte un meritorio e prezioso lavoro di informazione, altre volte invece “falso e calunnia”.
Il dibattito sull’informazione è complicato. Per esempio: se uno (è accaduto ieri) si traveste da ufficiale dell’Armata Rossa e va all’assemblea della minoranza Pd con una telecamera, sta facendo informazione o spettacolo? E se i presenti gli dicono “si levi dalle scatole”, stanno boicottando la libertà di informazione o stanno difendendo il loro diritto di non fare le comparse (gratis) in uno show altrui? La domanda non sembri campata in aria: perché l’ufficiale dell’Armata Rossa, seccatissimo di non essere il benvenuto, ha invocato, strillando, “l’articolo 21”, che si riferisce alla libertà di stampa e di espressione del pensiero.
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