«Non andatevene»
Matteo Renzi a quelli nel PD che stanno pensando a una scissione
Da giorni e ogni giorno sempre più intensamente, si parla di una possibile scissione nel Partito Democratico, il più importante partito di centrosinistra in Italia e da qualche anno anche il più importante partito in assoluto: la causa sono i contrasti tra il segretario Matteo Renzi e la cosiddetta “minoranza” rappresentata dall’ex segretario Pierluigi Bersani, che mal tollera l’indirizzo politico e strategico del partito. Parlando con Aldo Cazzullo, Matteo Renzi ha detto al Corriere della Sera:
Matteo Renzi, è ancora possibile salvare il Pd?
«Certo. Il Pd è fatto da milioni di elettori, migliaia di iscritti. Il Pd appartiene al popolo, non ai segretari. Faccio un appello ai dirigenti: bloccate le macchine della divisione. Non andatevene, venite. Partecipate. Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno. Ma un partito democratico non può andare avanti a colpi di ricatti. Apriamo le sedi dei circoli e discutiamo. E, finalmente, torniamo a parlare di Italia».EsLei dice che sarebbe incomprensibile provocare una scissione per il calendario; ma lo stesso vale anche per lei. Perché non fare primarie in autunno e votare tra un anno?
«Perché l’ha chiesto la minoranza, su tutti i giornali, per un mese. Ci sono ancora le petizioni che girano su Internet. E l’ha votato la direzione 107-12: una comunità deve rispettare le regole interne. Abbiamo proposto il congresso a dicembre, e ci è stato chiesto di rinviare. Allora abbiamo proposto la conferenza programmatica, e ci è stato detto che sarebbe stata inutile senza le primarie. Ci siamo attrezzati per le primarie, e hanno detto: o congresso o scissione. Allora abbiamo accettato di fare subito il congresso, tornando alla casella iniziale. E adesso ci dicono che è meglio la conferenza programmatica? Stiamo facendo il congresso perché ce l’hanno chiesto loro. Due settimane fa erano in tv per promuovere la raccolta di firme per chiedere il congresso e adesso chiedono di rinviare il congresso? Basta polemiche, vi prego. Non c’è luogo più democratico del congresso per parlare del futuro dell’Italia».
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