Libri belli
È un sito che raccoglie e vende volumi dal contenuto originale e bizzarro, accompagnati da copertine dalla grafica ricercata e interessante
Al Post ci siamo occupati più volte delle copertine dei libri, oltre che del contenuto: ne abbiamo raccontato la storia e raccolto di anno in anno, e recentemente di mese in mese, quelle più belle o interessanti per cura e guizzi grafici. Libri Belli è un sito e piccolo e-shop che raccoglie e vende vecchi libri selezionati in base alla peculiarità o alla bellezza di una copertina e alla bizzaria e originalità del contenuto. Ci sono moltissimi manualetti, che oggi definiremo di self help, degli anni Trenta e Cinquanta su come dominare o sedurre gli uomini, raccolte di cronache di misteri e delitti, prime edizioni di romanzi e ricostruzioni storiche della stregoneria.
I libri provengono dalla collezione di Livia Satriano, che ha 29 anni, è di Napoli ma vive a Milano, lavora nel mondo della comunicazione ed è appassionata di vintage, che si tratti di arte, musica o illustrazioni. Satriano ha raccontato al Post di aver iniziato a collezionare vecchi libri strambi e preziosi cinque anni fa, dopo che un’amica le aveva regalato What a life!, un’autobiografia satirica e inventata, pubblicata nel 1911: racconta la vita di un gentiluomo britannico accompagnata da illustrazioni prese dal catalogo di Whiteleys, il primo grande magazzino britannico dell’epoca, ed è una specie di chicca per intenditori. Da allora Satriano ha collezionato centinaia di libri ritrovati tra mercatini – a Milano i suoi preferiti sono quelli del Giambellino e di piazzale Cuoco – e comprati nelle librerie di volumi usati, nei magazzini dei rivenditori e più raramente su eBay.
L’attenzione e la richiesta di informazioni ricevute su Instagram, dopo aver pubblicato qualche foto della sua collezione, hanno convinto Satriano ad aprire Libri Belli, dove mostra la copertina e qualche pagina del volume, ne riassume storia e contenuto e li vende. È interessata soprattutto ai libri degli anni Sessanta e Settanta, con le copertine e gli argomenti più ricchi e vari, pop e sperimentali, come rappresenta bene una delle sue case editrici preferite: Il Formichiere, fondata a Milano da Stefano Jacini negli anni Settanta. Pubblicava molta saggistica, volumi sul cinema, monografie e opere narrative originali, sia contemporanee che ristampe di autori del passato, tutte accompagnate da copertine molto pop e fluo, dalla grafica comunque sempre molto curata. Ne sono un esempio Guida all’esercizio della prostituzione (1972) e Gli efferati (1978), un compendio dei grandi serial killer della storia.
Rilevanti oltre a Il Formichiere erano Vallecchi di Firenze, Sugar di Milano e il Club degli Editori, casa editrice fondata da Mondadori nel 1960 e specializzata nei libri venduti per corrispondenza: iscrivendosi si aveva accesso a libri in versione economica, con il vincolo di acquistarne almeno uno al mese dal catalogo. I testi erano soprattutto ristampe di romanzi famosi, spesso già usciti in brossura e in tascabile per Mondadori o altre case editrici, ma le copertine erano particolarmente ricercate, come mostra La mente nella scienza (1985) con un’azzeccata illustrazione di Escher.
È difficile dare un giudizio su come e quanto siano cambiate le copertine contemporanee rispetto a quelle del passato, spiega sempre Satriano al Post, aggiungendo che ogni periodo ha un suo filone con certe caratteristiche; probabilmente negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta c’era in generale una maggiore cura perché si doveva puntare tutto sulla grafica e sulle illustrazioni per farsi notare, rendere il libro riconoscibile e desiderabile. Forse per questo, a volte, le vecchie copertine dello stesso libro pubblicato dalla stessa casa editrice colpiscono di più, mentre quelle nuove sembrano più grigie e anonime. E forse è sempre per questo motivo che sembra quasi inesistente, perlomeno lei dice di non averlo notato nel suo grosso archivio, il fenomeno di copertine che si copiano l’una con l’altra, dopo che un dato libro o un dato genere ha avuto successo: non era frequente insomma, di trovare su testi diversi in copertina lo stesso cinghiale, lo stesso passerotto o la stessa donna di schiena col cappotto rosso.