La storia dell’omicidio di Kim Jong-nam sta diventando surreale
Una delle donne arrestate per l'omicidio del fratellastro di Kim Jong-un ha detto che pensava di stare recitando in una candid camera
Ci sono degli sviluppi surreali sulla storia dell’omicidio di Kim Jong-nam, il fratellastro del dittatore nordcoreano Kim Jong-un, ucciso a Kuala Lumpur, in Malesia, il 13 febbraio. Una delle tre persone arrestate per l’omicidio, l’indonesiana Siti Aisyah, ha detto alla polizia che pensava che l’aggressione a Kim facesse parte di una candid camera. Queste informazioni sono state date ai media da Tito Karnavian, il capo della polizia nazionale indonesiana, che è stato informato a sua volta dalle autorità malesi.
Secondo la ricostruzione della polizia, Kim è stato aggredito da due donne all’aeroporto di Kuala Lumpur mentre stava per imbarcarsi su un volo diretto a Macao; sembra che la causa della morte sia un veleno ad azione rapida iniettato o spruzzato in qualche modo dalle due donne arrestate. Kim Jong-nam è morto mentre veniva portato in ospedale.
Nella versione dei fatti di Siti, lei e l’altra donna arrestata – identificata come la vietnamita Doan Thi Huong – sarebbero state pagate per fare degli scherzi ad alcuni uomini: in particolare convincerli a chiudere gli occhi e poi spruzzargli in faccia dell’acqua. Kim sarebbe stato l’ultimo obiettivo di questi scherzi: ma mentre agli altri uomini aveva spruzzato dell’acqua, Siti sarebbe stata ignara del fatto di aver spruzzato addosso a Kim del veleno. Karnavian ha detto: «Lei non sapeva che si trattava di un tentativo di omicidio organizzato probabilmente da persone straniere». La ricostruzione fornita ai giornalisti da Karnavian non è ancora stata confermata da fonti ufficiali malesi.
Quello che è certo è che Siti è veramente indonesiana: la sua famiglia e i suoi conoscenti, intervistati dai media indonesiani, hanno detto di essere rimasti molto stupiti del suo coinvolgimento in questa vicenda e hanno raccontano che Siti, che ha un figlio di sette anni che vive in Indonesia, era rimasta in Malesia dopo il suo divorzio per avere migliori opportunità di lavoro. La terza persona arrestata nel corso delle indagini sull’omicidio di Kim Jong-nam è il suo fidanzato Muhammad Farid bin Jalaluddin, di nazionalità malese.