Un giornalista del New York Times è sempre un giornalista del New York Times
Anche quando ha finito di lavorare ed è a una festa: come dimostra una battuta sessista su Melania Trump che è arrivata ovunque
Il 13 febbraio l’attrice e modella americana Emily Ratajkowski si è lamentata su Twitter di un commento offensivo che un giornalista del New York Times aveva fatto sulla first lady degli Stati Uniti Melania Trump durante una festa. Senza nominare il giornalista, Ratajkowski ha scritto: «Ero seduta di fianco a un giornalista del NYT ieri sera che mi ha detto che “Melania è una battona”. Qualunque siano le vostre idee politiche è cruciale chiamare queste cose per quello che sono: dare della puttana a qualcuna. Non mi importa delle foto in cui ha posato nuda o della sua storia sessuale, e a nessuno dovrebbe importare». Inizialmente il New York Times ha diffuso un comunicato in cui ha detto che, anche se il commento era stato pronunciato in un contesto privato, era stato inappropriato e che la direzione del quotidiano ne aveva parlato con il giornalista in questione, senza nominarlo. Ieri il giornalista che aveva detto quella cosa si è autodenunciato, sempre su Twitter: è Jacob Bernstein e si occupa di moda e cultura per il New York Times.
Sat next to a journalist from the NYT last night who told me "Melania is a hooker." Whatever your politics it's crucial to call this out for
— Emily Ratajkowski (@emrata) February 13, 2017
what it is: slut shaming. I don't care about her nudes or sexual history and no one should.
— Emily Ratajkowski (@emrata) February 13, 2017
Prima che arrivasse l’autodenuncia di Bernstein, Melania Trump aveva ringraziato Ratajkowski con un tweet in cui l’ha taggata e ha scritto: «Applausi a tutte le donne in giro per il mondo che parlano per le altre donne, si espongono per loro e le sostengono!».
Applause to all women around the world who speak up, stand up and support other women! @emrata #PowerOfEveryWoman #PowerOfTheFirstLady
— Melania Trump 45 Archived (@FLOTUS45) February 14, 2017
Bernstein si è scusato scrivendo quattro tweet: «Voglio prendermi la responsabilità di un errore che ho fatto. Parlando a una festa in quella che credevo fosse una conversazione privata, ho detto una cosa stupida sulla first lady. I miei superiori hanno detto chiaramente che il mio comportamento non è stato all’altezza degli standard del Times e io sono d’accordo. Il mio errore, basato su voci senza alcun fondamento, non dovrebbe causare problemi a nessun altro e mi scuso tantissimo». Le «voci senza fondamento» a cui si riferiva probabilmente Bernstein sono quelle diffuse da un articolo del Daily Mail (il più popolare dei tabloid britannici, che spesso pubblica notizie false) pubblicato lo scorso 20 agosto; nell’articolo si diceva che la moglie del presidente Trump avesse fatto la escort quando era più giovane. Per quell’articolo, poi smentito dal tabloid, Melania Trump ha fatto causa al Daily Mail.
This is a four part tweet. 1. I want to take ownership of a mistake I made.
— Jacob Bernstein (@BernsteinJacob) February 14, 2017
2. Speaking at a party in what I thought was a personal conversation, I nevertheless made a stupid remark about the first lady.
— Jacob Bernstein (@BernsteinJacob) February 14, 2017
3. My editors have made it clear my behavior was not in keeping with the standards of the Times, and I agree.
— Jacob Bernstein (@BernsteinJacob) February 14, 2017
4. My mistake, referring to unfounded rumors, shouldn’t reflect on anyone else and I apologize profusely.
— Jacob Bernstein (@BernsteinJacob) February 14, 2017
La public editor del New York Times Liz Spayd (cioè la giornalista che ha il compito di sorvegliare che la testata segua principi giornalistici condivisi) è intervenuta sulla questione spiegando che Bernstein ha deciso di autodenunciarsi insieme ai suoi superiori. Le scuse pubbliche sono state fatte anche perché molte persone stavano chiedendo spiegazioni al New York Times e la direzione del giornale voleva far sapere di ritenere quel commento inappropriato. Come unica forma di giustificazione di Bernstein Spayd ha scritto: «Capisco la reazione di Wright [un lettore indignato che si era lamentato]. Ma vedo una grossa differenza tra quello che è successo in questo caso e quello che un giornalista scrive o dice in un ritrovo pubblico, su Twitter o su Facebook. Questa storia è avvenuta in un territorio strano: è nata attorno ai commenti di un giornalista fatti durante un evento privato, cioè in circostanze in cui ci sono meno regole condivise su quale sia una condotta appropriata». Spayd ha terminato il suo articolo scrivendo: «Per Bernstein come per i suoi colleghi questa storia è un ulteriore promemoria del fatto che un giornalista del Times è sempre un giornalista del Times, anche dopo aver staccato alla sera».