Le accuse contro Di Maio non stanno in piedi

Repubblica e Corriere dicono che ha mentito sui suoi rapporti con Marra, e pubblicano dei messaggi che però non dimostrano niente

Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio a 'In mezz'ora' su Rai 3, condotto da Lucia Annunziata, 12 febbraio 2017 a Roma
(ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)
Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio a 'In mezz'ora' su Rai 3, condotto da Lucia Annunziata, 12 febbraio 2017 a Roma (ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)

Repubblica e Corriere della Sera oggi accusano Luigi Di Maio, dirigente del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Camera, di aver mentito sul suo atteggiamento nei confronti di Raffaele Marra, l’ex capo del personale del comune di Roma molto vicino a Virginia Raggi arrestato lo scorso 16 dicembre con le accuse di corruzione e abuso di ufficio. Di Maio, che fa parte del cosiddetto “direttorio” del partito, aveva detto in pubblico di aver chiesto a Virginia Raggi di licenziare Marra, ma di non essere stato ascoltato dalla sindaca. In un’intervista con Lucia Annunziata nel suo programma In 1/2 ora, Di Maio aveva detto di aver chiesto a Marra di andarsene in un colloquio avuto con lui nel suo ufficio alla Camera la scorsa estate, ma secondo Repubblica e il Corriere due messaggi inviati successivamente da Marra a Raggi e da Di Maio a Raggi smentiscono questa ricostruzione. A leggere i messaggi, però, l’accusa di Repubblica e Corriere non sta in piedi; e più tardi il Movimento 5 Stelle ha diffuso l’intera conversazione, a dimostrazione che gli sms di Di Maio non contraddicono quanto aveva detto a Lucia Annunziata.

Marra è stato arrestato con l’accusa di aver ricevuto dei soldi per comprare degli appartamenti appartenuti a un ente previdenziale, ed è successivamente stato accusato anche di abuso di ufficio. Il suo arresto è diventato uno dei più gravi problemi della giunta Raggi fino a qui, perché Marra era considerato molto vicino alla sindaca: una sorta di consigliere esperto che aiutava la nascente giunta grillina a muoversi tra le leggi e i regolamenti comunali, e di cui Virginia Raggi si fidava molto (come ha ammesso lei stessa parlando di un errore di valutazione). L’inchiesta che ha portato all’arresto di Marra – un ex ufficiale della Guardia di Finanza che aveva lavorato con Gianni Alemanno come dirigente del comune di Roma – era iniziata nel 2013, quindi per faccende che non hanno a che fare direttamente con il lavoro della nuova giunta di Roma, eletta la scorsa estate. Ma Marra aveva una reputazione di scarsa trasparenza e la sua nomina – e la conseguente grande vicinanza a Raggi – non era stata apprezzata da tutto il Movimento 5 Stelle, portando a qualche screzio interno.

Domenica scorsa Luigi Di Maio ha detto a Lucia Annunziata che nel luglio 2016, poche settimane dopo l’insediamento della giunta Raggi, aveva incontrato Marra nel suo ufficio alla Camera, una cosa non inusuale poiché Di Maio è “referente per gli enti locali” del Movimento 5 Stelle. Di Maio ha detto che l’incontro con Marra era servito a ribadirgli che non aveva la fiducia del Movimento 5 Stelle e che testimonia che il partito aveva chiesto a Raggi di rimuoverlo dal suo gabinetto già la scorsa estate. Di Maio ha aggiunto che dopo quell’incontro ha «continuato a chiedere alla sindaco di rimuovere questo signore». Di Maio, come molti altri esponenti del Movimento 5 Stelle, negli ultimi mesi ha sempre sostenuto che la responsabilità della nomina di Marra fosse solo della sindaca Raggi, che non aveva accettato le richieste del partito, e che quindi la nomina non fosse segno di un più grande problema di scarsa legalità e trasparenza all’interno del partito.

Repubblica e Corriere della Sera oggi hanno pubblicato due messaggi recuperati dagli investigatori dal telefono di Raffaele Marra al momento del suo arresto lo scorso dicembre. Il primo è un messaggio inviato da Marra a Raggi, il secondo un messaggio inviato da Di Maio a Raggi e inoltrato da lei a Marra. I due messaggi sono successivi all’incontro tra Marra e Di Maio alla Camera. Nel primo, del 10 agosto, Marra dice che l’incontro era andato bene, che lui si era offerto di dimettersi qualora il Movimento 5 Stelle avesse avuto dubbi sulla sua condotta «morale e professionale» e che Di Maio, come segno di stima, gli aveva detto di farsi dare da Raggi i suoi numeri di telefono personali. Il secondo messaggio, quello di Di Maio a Raggi, è riportato così da Repubblica: “Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. E’ un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla”.

Secondo Carlo Bonini, autore dell’articolo di Repubblica, i due messaggi sono la prova che Di Maio ha mentito sul suo incontro con Marra. Anche se il primo messaggio potrebbe essere letto come una bugia di Marra a Raggi, spiega Bonini, il secondo dimostra che Di Maio non aveva chiesto a Marra di andarsene e anzi lo aveva definito «”Un servitore dello Stato”, cioè uno dei miei. Non male per un tipo che, a suo dire, aveva “cacciato” il 6 luglio». A simili conclusioni arriva anche Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, secondo cui il messaggio di Di Maio è una rassicurazione a Raggi sulla posizione di Marra (e questo sarebbe anche il motivo per cui Raggi lo avrebbe inviato a Marra stesso, per rassicurarlo). Se è vero che il messaggio di Di Maio non sembra avere i toni di qualcuno che vuole cacciare Marra, è anche vero che la sua lettura da parte di Bonini sembra come minimo discutibile: Di Maio dice che “sui suoi” il Movimento fa controlli ogni mese, non che Marra sia “uno dei suoi”.

Va inoltre aggiunto che ai due messaggi manca molto contesto e che, come spesso accade per pezzi di conversazioni intercettate o ricostruite che vengono pubblicati dai giornali, quello che si legge è probabilmente solo una minima parte di quello che è stato detto. Che il messaggio inviato da Raggi a Marra sia stato effettivamente quello inviato da Di Maio a Raggi, inoltre, non è certo: anche Raggi potrebbe aver mentito a Marra per rassicurarlo in qualche modo. L’esistenza delle due conversazioni è stata confermata a Repubblica da Francesco Scacchi, avvocato di Marra, che però non ha voluto commentare il contenuto dei messaggi se non per ribadire che il suo assistito «parlerà, parlerà di tutto, perché ha intenzione di farlo e non ha cambiato idea».

ANSA, dopo l’uscita degli articoli di Repubblica e Corriere della Sera, ha a sua volta pubblicato alcuni messaggi che dice si siano scambiati Di Maio e Virginia Raggi il 10 agosto scorso parlando del ruolo di Marra nella giunta comunale. Nei messaggi riportati da ANSA – che non spiega però come li abbia ottenuti: forse il Movimento 5 Stelle, che pubblica gli screenshot – c’è quella che sembra essere una versione estesa del messaggio riportato da Bonini su Repubblica – «”Quanto alle ragioni di Marra. Aspettiamo Pignatone. Poi insieme allo staff decidete/decidiamo. Lui non si senta umiliato. E’ un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla”» – e un altro messaggio in cui Di Maio sembra prendere posizione più chiaramente nei confronti dell’allontanamento di Marra: «”Pignatone cosa ti ha detto dopo che gli hai inoltrato il suo nominativo (di Marra, ndr)? In ogni caso nella riunione con me, Marra non mi ha mai chiesto se andare in aspettativa o meno. Semplicemente mi ha raccontato i fatti. Io l’ho ascoltato. Perché tu me lo avevi chiesto. Sono rimasto a tua disposizione non sua. E penso che nel gabinetto non possa stare, perché ci eravamo accordati così». Pignatone è probabilmente Giuseppe Pignatone, procuratore di Roma.

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