Anche a Budapest in molti non vogliono più le Olimpiadi
Com'è già successo a Boston e Amburgo, un gruppo di cittadini sempre più numeroso sta raccogliendo le firme per un referendum sulla candidatura della città
Nel 2015 le città candidate ad ospitare le Olimpiadi del 2024 erano cinque: Parigi, Roma, Budapest, Boston e Amburgo. Nel luglio dello stesso anno, pochi mesi dopo l’annuncio, in seguito all’iniziativa di un piccolo gruppo di attivisti, la candidatura di Boston fu ritirata. A novembre poi, in un referendum cittadino, i residenti di Amburgo votarono contro la candidatura della loro città, facendola ritirare. Dopo il ritiro di Roma dello scorso settembre, sono rimaste solo tre città in corsa: Parigi, Budapest e Los Angeles, quest’ultima prendendo il posto di Boston. Il Comitato Olimpico Internazionale deciderà a settembre a quale di queste tre città assegnare l’organizzazione dei Giochi, ma per quella data Budapest potrebbe anche non esserci più, dato che un’associazione di residenti e un movimento politico da poco fondato stanno portando avanti con successo una campagna di raccolta firme che ha come obiettivo quello di indire un referendum sulla candidatura della capitale.
I promotori di questa campagna sostengono che una città come Budapest non sia in grado di ospitare una delle più importanti e costose manifestazioni sportive al mondo e, secondo uno studio recente, per farlo dovrebbe spendere almeno 3.4 miliardi di euro (ma i costi potrebbero anche salire, come succede spesso con eventi di questo tipo), cifra ritenuta troppo elevata per una nazione il cui PIL registrato nel 2016 è stato di circa 117 miliardi. L’Ungheria inoltre, pur trovandosi in un periodo di crescita economica, ha parecchi problemi da affrontare e poche risorse con cui farlo: si stima che le condizioni abitative di circa 1.5 milioni di persone siano sotto gli standard minimi richiesti, per citarne uno.
La raccolta firme è promossa dal movimento politico Momentum, che ha iniziato le sue attività da poco e proprio con questa iniziativa, associandosi a NOlimpia, un’associazione contraria alle Olimpiadi attiva già da qualche mese. Il gruppo NOlimpia, stando a quanto riferito da Daniel Corsano, uno dei suoi responsabili, ha avuto parecchie difficoltà a farsi conoscere dai cittadini di Budapest, e solo nelle ultime settimane, soprattutto grazie all’appoggio di Momentum, l’iniziativa sta riscuotendo un certo successo. A fine gennaio le firme raccolte erano circa 70mila e ne serviranno almeno altre 70mila per raggiungere le 140mila firme autenticate richieste per indire un referendum cittadino. I responsabili, per evitare ogni tipo di intralcio, si sono posti l’obiettivo di raccoglierne 200mila, per paura che il governo di Viktor Orbán trovi il modo di invalidarne il numero necessario per rendere nulla la raccolta.
Il governo ungherese infatti punta molto sulla candidatura olimpica di Budapest, e da almeno quattro anni ha iniziato a ristrutturare o costruire da zero molti impianti sportivi in tutto il paese, a partire dal centro acquatico di Budapest fino alla ristrutturazione dello stadio più importante del paese, il Ferenc Puskás di Budapest. Negli ultimi anni, per iniziativa personale di Orbán e del suo partito, Fidesz, il governo ha incentivato le società sportive di tutto il paese a rinnovare i propri impianti con una serie di agevolazioni fiscali e l’introduzione di procedure più rapide, alcune delle quali molto contestate. A Felcsút, per esempio, città natale di Orbán non molto distante da Budapest, è stato costruito uno stadio di calcio che può ospitare quasi il triplo del numero degli abitanti, meno di duemila. Lo stadio inoltre è stato costruito a pochi metri dalla casa in cui Orbán è cresciuto e la costruzione è stata affidata a un costruttore ritenuto vicino a Orbán e a molti altri importanti esponenti di Fidesz.
Il tempo a disposizione di NOlimpia è poco, se si considera che a settembre il CIO assegnerà ufficialmente l’organizzazione e che la raccolta firme e il procedimento di indizione richiederanno mesi. I responsabili però si sono detti ottimisti, dato che nelle ultime settimane alcuni partiti politici si sono uniti alla raccolta firme. Il partito ambientalista ne ha raccolte circa 10mila e, con una certa sorpresa, si sono uniti anche alcuni movimenti di destra. Corsano ha commentato il successo dell’iniziativa spiegando che nella storia recente dell’Ungheria non si erano mai visti movimenti giovanili, partiti liberali, socialisti e nazionalisti schierarsi insieme contro un governo.
Se NOlimpia dovesse riuscire a far ritirare la candidatura, Budapest sarebbe la terza città a farlo su iniziativa di gruppi di cittadini. Nel luglio del 2015, infatti, il comitato promotore della candidatura di Boston e il comitato olimpico statunitense avevano annunciato la rinuncia dopo che il sindaco della città, Martin Walsh, aveva detto durante una conferenza stampa di non voler far ricadere gli eventuali costi imprevisti relativi all’organizzazione dei Giochi sui contribuenti della sua città. La decisione era stata presa dopo il successo della campagna iniziata da un piccolo gruppo di attivisti, che era poi riuscita a coinvolgere migliaia di abitanti. I residenti di Amburgo, invece, hanno votato nel novembre del 2015 contro la candidatura della loro città: i no hanno vinto nel referendum cittadino con il 51,7 per cento, e la candidatura è stata quindi ritirata; il sindaco Olaf Scholz, sostenitore del progetto, dopo l’esito del referendum aveva detto: «Non avremmo voluto questa decisione, ma è una decisione chiara». Roma è stata l’ultima città a ritirare la sua candidatura, per volontà della nuova giunta comunale di Virginia Raggi.
Oltre ai costi elevati che richiederebbe l’organizzazione dei Giochi, Momentum cita anche i rischi derivanti dalla corruzione, dato che recentemente l’Ungheria ha vissuto uno dei più grandi scandali legati alla corruzione che abbia mai affrontato da quando è indipendente. Lo scandalo in questione ha riguardato la costruzione della linea 4 della metropolitana di Budapest, la cui apertura, prevista inizialmente per il 2003, è stata rinviata in diciassette occasioni ed è avvenuta solamente nel 2014. Oltre ai ritardi, sono ancora in corso dei procedimenti per frode e corruzione a carico dei costruttori e delle autorità coinvolte nell’opera.
Secondo alcuni sondaggi, più del 60 per cento della popolazione ungherese sarebbe favorevole all’organizzazione dei Giochi, ma anche se il referendum non venisse indetto, la candidatura di Budapest è nettamente sfavorita rispetto a quelle di Parigi e Los Angeles, anche perché una delle cose a cui il CIO fa più attenzione nel considerare l’assegnazione è proprio il sostegno di cui la candidatura gode fra la popolazione.