Il diverbio stradale di cui si parla molto nel Regno Unito
Una donna viene molto insultata per una lite con un famoso giornalista – vista 15 milioni di volte online – mentre lei era in auto e lui in bici
Il primo febbraio una donna di Londra è stata condannata per essersi comportata in modo minaccioso, aggressivo e offensivo verso il famoso presentatore e giornalista di BBC Jeremy Vine, e per aver guidato un’automobile senza ragionevole riguardo nei confronti degli altri utenti della strada. Si è parlato molto dell’episodio sui giornali britannici perché Vine è molto noto per il suo lavoro in televisione e alla radio, ma la vicenda che ha portato alla condanna della donna – e potrebbe risolversi in una pena da scontare in carcere – sembra uno di quei casi in cui a un fatto non tanto grave segue una reazione esagerata delle persone, soprattutto online.
I fatti che hanno portato alla condanna si sono svolti il 26 agosto 2016. Vine stava andando in bici verso degli uffici di BBC vicino a Oxford Circus, nel centro di Londra. Dato che si trovava in Hornton Street, una strada a senso unico, con un’unica corsia e automobili parcheggiate su entrambe i lati, Vine stava pedalando al centro della carreggiata, come suggerito dal dipartimento dei Trasporti del governo britannico in caso di strade strette. A un certo punto la persona alla guida di un’automobile dietro di lui – la donna condannata, Shanique Syrena Pearson – ha cominciato a suonare il clacson, probabilmente perché Vine si spostasse dal centro della strada. Vine si è fermato per spiegare a Pearson che stava procedendo al centro della strada per ragioni di sicurezza e Pearson è scesa dalla sua automobile urlando contro di lui per chiedergli perché si fosse fermato in mezzo alla strada e per dirgli di spostarsi: «Questo è il modo in cui i ciclisti finiscono ammazzati, perché ti sei fermato di fronte alla mia macchina? Non rispetti la tua vita?».
La donna ha anche cercato di spostare Vine e la sua bicicletta usando i piedi e afferrando il manubrio del mezzo, ha detto «Vaffanculo!» e «Avrei potuto prenderti sotto ed essere accusata di omicidio», poi è risalita in macchina. Ha suonato il clacson una seconda volta quando Vine ha nuovamente rallentato. I due poi si sono scontrati verbalmente anche in corrispondenza di un incrocio pochi secondi dopo: Pearson è scesa dalla sua automobile per dire a Vine di non fotografarla. Vine sostiene che poi la donna lo abbia minacciato mimando una pistola con la mano; in tribunale Pearson ha detto di aver invece mostrato al giornalista il dito medio.
La sequenza dei fatti può essere osservata da un video che Vine ha montato e pubblicato su Facebook il 30 agosto. Vine, che usa la spesso la bicicletta, è una specie di ciclista attivista: circola con due telecamere sempre accese, una puntata verso la strada che percorre e una dietro. Oltre al diverbio con Pearson, Vine ha pubblicato nei mesi scorsi anche altre scene avvenute per strada e riguardanti comportamenti rischiosi per i ciclisti riprese dalle sue telecamere; lo ha fatto per esempio il 4 gennaio. Questo è il video che mostra l’episodio avvenuto il 26 agosto; l’unica cosa tra quelle denunciate da Vine che non è visibile è il gesto della pistola che Pearson gli avrebbe rivolto in modo minaccioso.
Shanique Syrena Pearson ha 22 anni ed è nera; è una ragazza madre, è cresciuta nel quartiere londinese di Vauxhall, dove c’è un’alta percentuale di popolazione non bianca e ha precedenti penali per furto e aggressione. La pena che Pearson dovrà scontare per la condanna del 1 febbraio non è ancora stata stabilita (al momento la donna è libera su cauzione), ma visto che quando è avvenuto il diverbio con Vine stava beneficiando di una sospensione della pena per un furto, potrebbe anche dover passare un periodo in prigione. Una colpa che la donna ha ammesso è quella che al momento dell’episodio con Vine non aveva pagato il bollo dell’automobile che stava guidando.
Il giudice che l’ha condannata ha detto che Vine è un testimone «sincero e affidabile» e che il suo modo di andare in bicicletta era «perfettamente appropriato tenendo conto delle circostanze». Prima della condanna l’avvocato di Pearson aveva detto che il caso aveva ricevuto molta più attenzione del dovuto per via della notorietà di Vine e che come conseguenza dell’esposizione mediatica (solo il video che Vine ha pubblicato su Facebook è stato visto più di 15 milioni di volte) Pearson ha dovuto subire una gran quantità di insulti online, tra cui offese razziste. Secondo l’avvocato di Pearson, Vine ha «stereotipato etnicamente» Pearson con l’accusa secondo cui la donna avrebbe fatto il gesto della pistola. L’argomento della difesa è che tutta la storia sia nata da un malinteso e che Vine abbia esagerato il racconto della vicenda per avere più attenzione online.
Pearson ha un profilo Twitter dal 14 gennaio 2017 – sembra che lo abbia fatto per commentare quello che veniva scritto su di lei sul social network – e in effetti molte persone l’hanno attaccata in modo molto acceso per via del diverbio con Vine. Per esempio una persona le ha scritto: «Dovresti vergognarti! Mi dispiace per tuo figlio». Un’altra ha risposto dicendo «Pearson è il tipo di donna a cui non dovrebbe essere permesso di riprodursi». La prima persona ha aggiunto: «Ma lo ha fatto. Forse suo figlio le sarà portato via per il suo stesso bene» e poi «Avresti dovuto essere annegata alla nascita». Alle persone che la offendono, Pearson e chi la sostiene rispondono quasi sempre e in toni quasi altrettanto accesi. Secondo il suo avvocato la donna ha già scontato una giusta pena per il suo comportamento dovendo subire le accuse e le offese arrivatele online.