Luigi Tenco: la storia del suicidio, 50 anni fa
Tiziano Ferro canterà a Sanremo “Mi sono innamorato di te”, tra le canzoni più famose del cantautore che si sparò in hotel proprio durante il festival
Tiziano Ferro al Festival di Sanremo canterà “Mi sono innamorato di te”, una delle canzone più famose di Luigi Tenco, uno dei cantautori italiani più apprezzati di sempre. Tra le canzoni più famose di Luigi Tenco c’è “Lontano lontano”, “Vedrai vedrai”, “Un giorno dopo l’altro”, “Ragazzo mio”, “Ciao amore ciao”, “Se stasera sono qui”, “Ho capito che ti amo”. Si suicidò a 28 anni proprio al Festival di Sanremo, il 27 gennaio del 1967, 50 anni fa. Il suicidio fu un caso di cronaca molto seguito, e portò a ipotesi e teorie più o meno complottiste che talvolta riemergono ancora in rete, su libri e giornali, anche se una recente indagine ha confermato la tesi del suicidio, condivisa anche dalla famiglia e molti amici.
All’epoca Tenco era considerato tra gli esponenti della scuola genovese – era nato a Cassine, in provincia di Alessandria, ma cresciuto a Genova –, il gruppo che stava rinnovando la musica leggera italiana: ne facevano parte tra gli altri Fabrizio De André, Gino Paoli, Bruno Lauzi e Umberto Bindi. Tenco si era presentato al Festival con la cantante francese, e sua compagna, Dalida e con la canzone “Ciao amore ciao”: il titolo originale era “Li vidi tornare” e aveva un testo antimilitarista che Tenco trasformò in una canzone d’amore ai tempi in cui gli italiani emigravano in America.
Tra le altre canzoni in gara c’erano “Non pensare a me” di Claudio Villa e Iva Zanicchi, che vinse, “Bisogna saper perdere” di Lucio Dalla, “Cuore matto” di Little Tony, “Pietre” di Antoine, “La musica è finita” di Ornella Vanoni e “Io tu e le rose” di Orietta Berti. “Ciao amore ciao” non fu apprezzata né dal pubblico né dalla giuria, arrivò al dodicesimo posto su sedici in classifica e fu esclusa dalla finale; non rientrò nemmeno col ripescaggio, e le venne preferita “La rivoluzione” di Gianni Pettenati.
Nella sera del 26 gennaio Tenco salì sul palco per cantarla e disse al conduttore Mike Bongiorno: «Questa è l’ultima volta». La cantò male, andando fuori tempo, dopo aver assunto un farmaco e dell’alcol e facendo spazientire Dalida, che commentò poi dietro le quinte che gliel’aveva rovinata. Tenco seppe che era stato eliminato dal Festival mentre dormiva su un tavolo da biliardo; rientrò nella sua camera d’albergo, la 219 dell’Hotel Savoy, e fu ritrovato la mattina dopo, ucciso da un colpo di pistola alla tempia. C’era un biglietto scritto a mano – più di una perizia ne ha confermato l’autenticità – con su scritto:
«Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io te e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao Luigi».
Tenco si sarebbe dunque ucciso per la delusione di aver visto la sua canzone rifiutata e per protesta verso l’industria musicale italiana e il pubblico in generale. Da subito iniziarono comunque a circolare dubbi e versioni diverse da quella ufficiale, alimentati da un’indagine a volte poco precisa e da alcuni dettagli poco chiari: non si sa ancora chi trovò il cadavere per primo – pare Dalida, verso le due del mattino, che chiamò subito l’amico Lucio Dalla –, o dove fosse la pistola. Alcuni accusarono dell’omicidio la stessa Dalida o sostennero la cosiddetta “pista argentina”: Tenco sarebbe andato in tour in Argentina e avrebbe portato con sé informazioni riservate consegnate da esponenti eversivi di destra italiani per i golpisti che cercarono di rovesciare il governo argentino nel 1966.
Su Internet circolano congetture e ricostruzioni più o meno fantasiose, favorite anche dal fatto che il commissario capo di Sanremo, Arrigo Molinari, che si occupò dell’indagine, apparteneva alla loggia P2 e forse all’organizzazione di destra Gladio. Inoltre qualche settimana prima Tenco aveva anche detto di essere stato inseguito e speronato da due automobili a Santa Margherita Ligure e che per questo aveva comprato una pistola per autodifesa, una Walter Ppk ritrovata nella camera del Savoy. In molti però raccontarono che quel giorno Tenco era molto deluso e turbato, e che già in passato aveva alluso alla possibilità di uccidersi: Gino Paoli e Ornella Vanoni raccontarono che quella sera Tenco aveva bevuto alcol, cognac o whisky, e ingerito molte pastiglie di Pronox, un tranquillante della classe dei barbiturici. Del caso si sono occupate negli anni anche trasmissioni tv come “Telefono Giallo” di Corrado Augias, “La Storia siamo” noi di Giovanni Minoli e “Chi l’ha visto” di Simonetta Morresi.
Nel 2005 la procura di Sanremo ordinò di riesumare la salma per effettuare nuovi esami, tra cui l’autopsia: il caso venne chiuso un anno dopo e venne confermata l’ipotesi del suicidio. Nel 2013 i giornalisti Pasquale Ragone e Nicola Guarneri scoprirono che il bossolo recuperato dalla polizia sarebbe quello di una Beretta, un’arma diversa da quella posseduta da Tenco. Un supplemento di indagine della polizia del 2015 che ha tenuto prova di queste prove è stato riaperto e poi archiviato.
La morte di Tenco fece comunque molta impressione, nell’opinione pubblica e nel mondo della musica. Nel 1972 fu creato il Club Tenco per valorizzare la canzone d’autore, e nel 1974 il Premio Tenco, rivolto ai cantautori italiani e internazionali particolarmente significativi: ogni anno per l’occasione un cantante interpreta una sua versione di “Lontano Lontano”.