In Romania hanno vinto i manifestanti
Il governo cancellerà la legge che riduceva le pene per corruzione, contro la quale avevano protestato decine di migliaia di persone negli scorsi giorni
In Romania decine di migliaia di persone hanno manifestato per cinque giorni a Bucarest e in tutto il paese contro una legge introdotta dal governo per ridurre le pene previste per i casi di corruzione e abuso di potere, e hanno convinto il primo ministro Sorin Grindeanu ad annunciare che la legge sarà revocata. Sono state le più grandi manifestazioni nel paese da quelle che nel 1989 portarono alla caduta del regime di Nicolae Ceausescu: circa 140mila persone hanno protestato davanti alla sede del governo. Ieri Grindeanu ha annunciato in televisione che domenica 5 febbraio si terrà un consiglio dei ministri straordinario in cui il governo deciderà come cancellare il decreto legge contro il quale i cittadini hanno manifestato.
Il decreto legge, approvato il 31 gennaio, decriminalizzava alcuni reati di corruzione e rendeva l’abuso di potere punibile con il carcere solo nel caso in cui fosse stato dimostrabile un danno per lo stato superiore a 44.000 euro. Secondo i critici della legge il principale beneficiario sarebbe stato Liviu Dragnea, leader del partito al governo, il PSD: Dragnea sta affrontando un processo insieme ad altri politici di sinistra per abuso di potere. Il processo riguarda un presunto danno per lo stato di circa 24mila euro (quindi entro i limiti previsti dalla nuova legge). Durante il suo intervento in televisione, Grindeanu ha detto che il decreto legge, che sarebbe dovuto entrare in vigore il 10 febbraio, sarà oggetto di dibattito in parlamento dove sarà discussa una nuova legge sulla corruzione. Ha anche detto che il ministro della Giustizia si prenderà la responsabilità per aver creato confusione sulla legge, spiegandola male. Alcune tra le persone contrarie al decreto legge continuano a chiedere che l’intero governo si dimetta.
Secondo il PSD il provvedimento sarebbe servito a riallineare il paese alla sua Costituzione: questo sarà stabilito dalla Corte Costituzionale della Romania, che la prossima settimana esprimerà un parere ufficiale sul decreto legge.
Il provvedimento voluto dal governo è stato molto criticato anche dal presidente rumeno Klaus Iohannis, oppositore di centrodestra eletto nel 2014, che ha chiesto l’intervento della Corte costituzionale, ma anche dal capo della Corte suprema, dal capo dell’organizzazione anti corruzione e dal procuratore generale della Romania. Anche l’Unione Europea, che aveva recentemente incoraggiato il lavoro del nuovo governo di centrosinistra eletto a larga maggioranza lo scorso dicembre, è intervenuta per criticare l’eccessiva tolleranza nella lotta alla corruzione, una delle principali ragioni che nel 2015 portarono alle dimissioni dell’allora primo ministro del PSD Victor Ponta. In disaccordo con il governo, Florin Jianu, ministro per gli Affari e il Commercio, si è dimesso parlando di motivi etici e dicendo di non condividere le ultime decisioni del governo.
La Romania è uno dei paesi più corrotti dell’Unione Europea, di cui fa parte dal 2007. Secondo uno studio del 2016 il 15 per cento dei parlamentari eletti nel 2012 era sotto indagine per corruzione, lo era stato, o si era già dimesso in passato per accuse di questo tipo. Negli ultimi anni centinaia di funzionari e politici sono stati arrestati per abuso di potere e corruzione.