Il suicidio di una veterinaria e il problema dei randagi a Taiwan
Una nuova legge vieterà ai canili di ucciderli, dopo la brutta storia di una donna che si è uccisa per attirare attenzione sul problema
In Taiwan dal 4 febbraio entrerà in vigore una nuova legge che vieterà ai canili e agli altri centri che si occupano di animali abbandonati di ucciderli, una pratica spesso usata per arginare la sovrappopolazione di questi centri ma che negli ultimi anni è stata molto criticata: ancora di più dopo che lo scorso maggio una giovane veterinaria di un centro per animali randagi si era suicidata usando le stesse medicine che usava per sopprimere gli animali, nel tentativo di attirare l’attenzione sul problema.
Chien Chih-cheng aveva 31 anni ed era direttrice di un centro per animali abbandonati a Taoyuan City, nel nord di Taiwan. Lo scorso 5 maggio si è uccisa utilizzando le medicine che si usano per sopprimere gli animali, lasciando una nota in cui parlava del suo dolore per averne dovuti uccidere così tanti e chiedendo al governo di fare di più per la vita degli animali. A Taiwan il problema degli animali randagi e abbandonati è piuttosto grave: pochissimi animali domestici vengono sterilizzati e molto spesso i padroni li abbandonano senza farsi problemi, liberandoli dove capita o lasciandoli ai centri pubblici, dove prima della nuova legge si potevano lasciare i propri animali non più voluti senza pagare niente. Nel 2015 circa 10.000 cani sono stati uccisi dai canili in Taiwan e più di 8.000 sono morti di vecchiaia e malattia.
I colleghi di Chien Chih-cheng hanno raccontato dopo la sua morte che le pesava moltissimo il compito di uccidere i cani, ma che la considerava spesso la cosa più umana da fare nei casi di animali troppo vecchi o malati. Dedicava quasi tutto il suo tempo al lavoro nel centro, spesso saltando i pranzi, facendo straordinari e senza prendere ferie. La sua già precaria condizione emotiva era peggiorata dopo che, in seguito a un’intervista con la televisione locale CTI in cui aveva raccontato di aver ucciso 700 cani in due anni, Chien Chih-cheng era stata soprannominata “la bella macellaia” da molti che la criticavano per il suo lavoro. In una lettera trovata dopo la sua morte aveva scritto: “spero che la mia morte vi faccia capire che anche gli animali randagi sono vita. Spero che il governo riconosca l’importanza di controllare la [causa] del problema. Apprezzate la vita, per favore”.
Nell’intervista a CTI, Chien Chih-cheng aveva raccontato come ci si comporta nei centri per gli animali randagi quando bisogna ucciderne uno, e della tristezza che provava quando, dopo averli portati a fare una passeggiata, li faceva salire sul tavolo d’acciaio della “stanza compassionevole” e li sentiva tremare di paura finché le medicine non facevano effetto. Molti suoi colleghi hanno raccontato che i canili spesso non hanno abbastanza risorse per badare agli animali che ospitano e che i veterinari che lavorano devono confrontarsi con l’uccisione di moltissimi animali senza nessun sostegno psicologico. Di fatto molti di loro si trovano ad avere a che fare quotidianamente con la morte, in modo quasi meccanico e routinario.
Negli ultimi 10 anni, ha scritto BBC, le cose sono lentamente migliorate grazie alle campagne educative promosse dal governo e al lavoro di molti volontari in tutto il paese, tuttavia la maggior parte dei padroni di animali domestici non li fa sterilizzare e questo comporta, nei frequenti casi di abbandono, che si formino colonie di cani randagi che poi vanno raccolti e accuditi dai canili. Per via della grandissima pressione che subiscono i lavoratori dei canili, molti giornali accusarono il governo di aver causato la morte di Chien Chih-cheng non facendo abbastanza per risolvere il problema dei randagi. La nuova legge, che era in discussione da prima della morte di Chien Chih-cheng, aumenterà del 40 per cento i fondi per i canili e le campagne di prevenzione all’abbandono, proibirà di uccidere gli animali dei centri come misura per il controllo della popolazione e introdurrà una tassa di circa 120 euro per chi vuole abbandonare il suo cane in un canile.