Il procuratore capo di Aosta è stato arrestato
Pasquale Longarini è accusato di aver fornito informazioni riservate a un imprenditore già sotto inchiesta
Lunedì 30 gennaio Pasquale Longarini, procuratore capo della Repubblica di Aosta facente funzioni, è stato arrestato per ordine dei pubblici ministeri di Milano. Secondo quanto scrivono oggi i principali giornali, Longarini – che si trova agli arresti domiciliari – avrebbe fornito «informazioni riservate al titolare di un caseificio sotto inchiesta» ed è indagato per il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità. L’imprenditore coinvolto si chiama Gerardo Cuomo e anche lui è agli arresti domiciliari. Il Fatto Quotidiano scrive che sarebbe indagata anche una terza persona, «un commerciante valdostano con attività ad Aosta e Courmayeur».
I giornali scrivono che le informazioni riservate che il procuratore capo avrebbe dato all’imprenditore erano relative a questioni giudiziarie e amministrative che riguardavano l’imprenditore stesso. L’inchiesta è condotta dai pubblici ministeri di Milano, competenti per territorio su Aosta: per legge, quando i procedimenti riguardano dei magistrati la competenza viene stabilita in modo da evitare il principio del “tribunale più vicino” e dunque possibili situazioni di conflitto di interesse. Le indagini sono state affidate al nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano: sono coordinate dal procuratore aggiunto Giulia Perotti e dal sostituto Roberto Pellicano.
Il reato contestato a Longarini è stato introdotto nel 2012: è regolato dall’articolo 319 quater del codice penale e prevede una pena massima da sei anni a dieci anni e sei mesi di reclusione per il pubblico ufficiale che «abusando della sua qualità o dei suoi poteri induce taluno a dare o promettere indebitamente a lui o a un terzo, denaro o altra utilità», o per chi «dà o promette denaro o altra utilità». Secondo la procura di Milano l’imprenditore, che si occupava di distribuzione di prodotti alimentari in Valle d’Aosta, avrebbe tratto vantaggio dalle informazioni che gli faceva avere Longarini e avrebbe ricambiato il favore. Repubblica ha spiegato con qualche particolare in più come è nata l’inchiesta:
«La storia è emersa durante un’inchiesta della procura di Torino che poi, per competenza, ha trasmesso gli atti a Milano. Da alcune intercettazioni era uscito il nome di Longarini. Nella sostanza, secondo quanto è trapelato, il magistrato avrebbe convinto un albergatore di Aosta che stava indagando per fatture false e frode fiscale a favorire il suo amico Cuomo. In che modo? Ordinando forme di fontina per 70 mila euro l’anno.Troppe anche per un albergo grande. Così il gestore dell’hotel avrebbe deciso di svelare i consigli per l’acquisto di Longarini».
In passato, come sostituito procuratore, Longarini si era occupato del delitto di Cogne chiedendo e ottenendo dal giudice per l’udienza preliminare la condanna in primo grado a 30 anni per Annamaria Franzoni, accusata di avere ucciso il figlio. Longarini si era anche occupato dell’inchiesta che aveva portato agli arresti Augusto Rollandin, a quel tempo presidente della Regione. Longarini – che lavorava ad Aosta dai primi anni Novanta – era diventato procuratore capo solo qualche settimana fa: lo scorso 13 dicembre Marilinda Mineccia (titolare fino a quel momento del ruolo) era stata trasferita a Novara. Come è previsto in questi casi, quando vengono presi nei confronti di un magistrato dei provvedimenti cautelari il Consiglio superiore della magistratura deve essere informato. Nei prossimi giorni per Longarini sarà fissato l’interrogatorio di garanzia davanti ai giudici per le indagini preliminari.