Cos’è questa storia della Juventus e la ‘ndrangheta
Il Fatto e la procura della FIGC dicono che alcuni dirigenti hanno tenuto contatti con esponenti del tifo organizzato legati alla 'ndrangheta
Nell’edizione di mercoledì 25 gennaio del Fatto Quotidiano è stato pubblicato un articolo, firmato dai giornalisti Andrea Giambartolomei e Carlo Tecce, che riporta dei virgolettati di un documento che Giuseppe Pecoraro, procuratore della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), avrebbe inviato ad Andrea Agnelli, presidente della Juventus, e “ad altri dirigenti” del club in concomitanza con la chiusura delle indagini su presunti accordi tra la Juventus e alcuni suoi tifosi legati alla ‘ndrangheta sulla distribuzione di biglietti e abbonamenti stagionali “per assicurare la quiete” allo Juventus Stadium nel corso delle partite.
Secondo quanto scritto dal Fatto Quotidiano, il documento inviato ai dirigenti della Juventus direbbe:
“Con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ‘ultras’, [Agnelli] non impediva ai tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras’, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazione di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizione di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio”.
“Ha partecipato personalmente, inoltre, in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ‘ultras’”.
Alla fine dell’articolo, Giambartolomei e Tecce scrivono:
Il caso Juventus interessa anche la commissione parlamentare Antimafia, che martedì prossimo ascolterà i magistrati torinesi che conducono l’inchiesta.
Di che indagini si parla
Lo scorso novembre la procura di Torino ha dichiarato conclusa l’inchiesta “Alto Piemonte”, che ha riguardato le attività di una cellula della cosca ndranghetista Pesce-Bellocco di Rosarno particolarmente presente nella zona settentrionale del Piemonte. Le persone coinvolte nelle indagini sono state accusate formalmente di 84 diversi reati, tra i quali associazione mafiosa e tentato omicidio. Alcuni di questi reati, secondo la procura, sono stati commessi da gruppi ndranghetisti che negli ultimi anni si sarebbero inseriti nel tifo organizzato della Juventus per poter arrivare a stabilire contatti con dirigenti e altre figure della società, con l’intento di ottenere biglietti da rivendere a prezzo maggiorato e di creare le basi per altre attività illecite.
Nessun dirigente della Juventus citato dagli accusati è stato indagato al termine dell’inchiesta a Torino, e non risulta nemmeno che la Juventus sia parte offesa. I documenti della Procura di Torino tuttavia sono stati inviati alla Procura Federale della FIGC, che nelle settimane successive ha avviato delle proprie indagini, condotte dall’ex prefetto Giuseppe Pecoraro, circa la possibile violazione del codice della giustizia sportiva. Quello che è emerso da quest’ultima indagine – quella sportiva – secondo il Fatto Quotidiano sarebbe stato inviato in questi giorni ai dirigenti della Juventus, fra cui il presidente Andrea Agnelli.
Venuta a conoscenza nei mesi scorsi dell’esistenza di un’indagine della FIGC, la Juventus ha indicato come persona informata l’amministratore delegato Beppe Marotta, ascoltato dalla Procura di Torino già lo scorso luglio, data d’inizio delle indagini.
La nota della Juventus
La Juventus, dopo la pubblicazione dell’articolo contenuto nel Fatto Quotidiano, ieri ha pubblicato una nota nel proprio sito ufficiale:
Juventus Football Club e il Presidente Andrea Agnelli, alla luce di alcuni articoli pubblicati in questi giorni, comunicano di aver affidato ai legali la tutela della propria onorabilità e rispettabilità.
Si precisa che la Procura della Repubblica di Torino ha avviato, e recentemente concluso, un’indagine su alcune famiglie ritenute appartenenti alla ‘ndrangheta alle quali si contestano oltre a reati contro persone e patrimonio, anche il tentativo di infiltrazione in alcune attività di Juventus Football Club. Si ricorda inoltre che nessun dipendente o tesserato è stato indagato in sede penale. Si precisa altresì che, nel pieno rispetto delle indagini e degli inquirenti, la società ha sempre collaborato mantenendo uno stretto riserbo a tutela del segreto istruttorio.
Per quanto attiene alla giustizia sportiva, la società ha già dimostrato fattivamente la propria disponibilità a collaborare.
L’udienza in commissione Antimafia
Secondo il Fatto Quotidiano, la settimana prossima i magistrati che hanno condotto l’inchiesta saranno ascoltati in udienza dalla commissione parlamentare Antimafia. Già lo scorso luglio, quando l’inchiesta “Alto Piemonte” iniziò e 18 degli accusati vennero arrestati, l’allora deputato del Partito Democratico e membro della commissione Antimafia Marco di Lello aveva presentato un’interrogazione a risposta scritta alla Camera dei Deputati, richiedendo un’audizione in commissione Antimafia “del Procuratore di Torino e dei vertici della Juventus FC”, che poi non avvenne.
La Gazzetta dello Sport di oggi conferma che l’udienza dei magistrati piemontesi alla commissione Antimafia avverrà il prossimo 7 febbraio, ma la Juventus risulta implicata solo perché citata negli atti e quindi non coinvolta. Sempre nell’edizione di oggi della Gazzetta dello Sport si legge che, su proposta del deputato della Lega Nord Angelo Attaguile, nelle prossime settimane la commissione Antimafia terrà delle udienze con i dirigenti di FIGC, AIC, Lega A, Lega B e Lega Pro per tutelare gli interessi del calcio italiano. Non è ancora confermato, ma dopo i dirigenti della leghe potrebbero essere sentiti anche i dirigenti delle squadre il cui nome è stato associato, senza essere direttamente coinvolte nelle indagini, a dei casi riguardanti l’attività di associazioni mafiose.