François Fillon potrebbe avere un guaio
Il candidato del centrodestra in Francia è accusato di aver assunto la moglie come assistente parlamentare senza che lei facesse niente
Da mercoledì 25 gennaio sui giornali francesi (e non solo) si parla di una storia che ha a che fare con Penelope Fillon, moglie del candidato del centrodestra alle presidenziali di aprile François Fillon. Penelope Fillon è stata per anni assistente parlamentare di suo marito quando era un deputato, cosa che in Francia è consentita. Il settimanale satirico Le Canard enchaîné, che accanto alle vignette umoristiche è sempre stato attento agli scandali sulla politica e gli affari, ha sostenuto però che quell’incarico fosse fittizio, cioè che Penelope venisse pagata come tale ma non facesse davvero l’assistente parlamentare, cosa che in base alle leggi francesi è invece illegale. La procura ha avviato un’inchiesta preliminare. Nel frattempo Fillon ha parlato di “fialetta puzzolente” e ha detto che se venisse messo in stato di accusa ritirerebbe la propria candidatura.
Con ordine
Mercoledì 25 gennaio Le Canard enchaîné ha scritto che Penelope Fillon (Penelope Kathryn Clarke, all’anagrafe) è stata per nove anni consecutivi tra il 1998 e il 2007 assistente parlamentare dal marito e del deputato che gli è succeduto, Marc Joulaud, percependo uno stipendio mensile prima di 3.900 euro e in seguito di 7.900 euro lordi. Poi per sei mesi nel 2012 ha ricevuto uno stipendio dal giornale di un amico di Fillon. Il settimanale satirico ha calcolato che in totale nel corso di questi anni Penelope Fillon abbia percepito circa 500 mila euro, molto di più della media degli stipendi degli assistenti parlamentari.
Cifre a parte, Le Canard enchaîné ha messo in dubbio che quello di Penelope Fillon fosse un lavoro reale e ha riportato la dichiarazione di Jeanne Robinson-Behre, ritenuta anche lei un’assistente di Fillon al parlamento, che dice: «Non ho mai lavorato con lei. La conoscevo solo come moglie del ministro». Fillon è stato primo ministro dal 2007 al 2012 e prima, in altri governi, era stato ministro dell’Istruzione, degli Affari sociali, delle Telecomunicazioni, delle Tecnologie dell’informazione e delle Poste, e anche dell’Istruzione superiore e della Ricerca, negli anni Novanta. Nelle sue rare interviste con la stampa, come con il Telegraph nel 2007, Penelope Fillon ha sempre fatto intendere di essere una casalinga.
Cosa dice la legge e cosa rischia Fillon?
Ogni deputato ha un fondo mensile di circa 9 mila euro da utilizzare a sua discrezione per assumere fino a cinque persone diverse. Nulla vieta a un parlamentare di impiegare un proprio parente anche stretto, tuttavia la remunerazione deve corrispondere a un impiego reale.
La procura finanziaria nazionale francese ha aperto un’indagine preliminare per appropriazione indebita, abuso di beni pubblici e occultamento. L’appropriazione indebita commessa da un’autorità pubblica è regolata dall’articolo 432-15 del codice penale ed è punibile con dieci anni di reclusione e una multa che può arrivare fino a 1 milione di euro. L’abuso di beni pubblici, che consiste nell’usare i propri poteri per un guadagno personale, è punibile con cinque anni di prigione e con una multa di 375 mila euro; come l’occultamento, che nel diritto francese significa beneficiare consapevolmente delle conseguenze o del prodotto di un crimine o di un reato.
Nonostante i presunti illeciti risalgano a molti anni fa, Le Monde precisa che potrebbe non esserci prescrizione per Fillon: la legge prevede teoricamente un termine di prescrizione entro i tre anni, ma la giurisprudenza tende a far decorrere quel termine dalla data della scoperta dei fatti contestati. D’altra parte è complicato dimostrare che l’occupazione fosse fittizia. Quello di assistente parlamentare è uno dei lavori meno regolamentati in Francia: la descrizione delle mansioni è molto vaga, può essere esercitato all’Assemblea nazionale ma anche nel collegio elettorale del deputato. Inoltre l’assunzione degli assistenti parlamentari rientra nell’ambito di un contratto di diritto privato, con conseguente libertà di fissare la retribuzione e le condizioni di lavoro dei propri dipendenti.
Cosa ha detto Fillon?
Subito dopo l’articolo di Le Canard enchaîné Fillon – che si trovava a Bordeaux per un comizio – ha detto: «Sono scandalizzato dal disprezzo e dalla misoginia dell’attacco». E ancora: «Vedo che il tempo delle fialette puzzolenti è cominciato».
Giovedì 26 gennaio, intervistato sul canale televisivo TF1, Fillon ha promesso che rinuncerebbe alla sua candidatura alla presidenza se venisse messo in stato di accusa. L’atto d’accusa (in francese “mise en examen”) è previsto dall’articolo 80-1 del codice di procedura penale francese e dice che una persona può essere incriminata se «nei suoi confronti vi sono indizi gravi o coerenti che rendono probabile la sua partecipazione come autore o complice nella commissione di un reato».
Fillon ha poi contestato con forza le accuse di lavoro fittizio della moglie, garantendo che non c’è «alcun dubbio» sul fatto che quell’impiego fosse non solo «legale» e «completamente trasparente», ma anche «reale». Fillon ha spiegato che sua moglie Penelope ha lavorato per lui «da sempre». Ha «corretto i suoi discorsi», «ha ricevuto innumerevoli persone che volevano incontrarlo e che lui non poteva incontrare» e «l’ha rappresentato» in varie occasioni. Fillon ha anche detto che queste accuse hanno secondo lui il vero obiettivo di compromettere la sua candidatura, di colpire «colui che ha vinto le primarie del centrodestra».
Alla domanda sul fatto che la moglie sia sempre rimasta nell’ombra, alimentando i sospetti circa la sua reale attività, François Fillon ha spiegato: «Non ha mai fatto politica, nel senso che non è mai stata in prima linea. Faceva per me un lavoro quotidiano. Tutti lo sapevano». Fillon ha infine raccontato che aveva impiegato due dei suoi figli, avvocati, quando era senatore tra il 2005 e il 2007. Ha anche aggiunto che sporgerà querela «ai giornali che sosterranno che la moglie aveva un lavoro fittizio». Fillon ha infine chiesto di essere ascoltato dalla procura finanziaria «nel più breve tempo possibile per ristabilire la verità».
Le conseguenze politiche
Questo caso, comunque andrà, potrebbe essere un problema per la candidatura di Fillon alle presidenziali. Durante la sua campagna elettorale Fillon ha spesso parlato del «coraggio della verità», ha detto che i francesi «percepiscono la sincerità e la coerenza» della sua candidatura; prima delle primarie aveva attaccato Sarkozy – coinvolto in molti procedimenti giudiziari – dicendo: «Immaginate un de Gaulle rinviato a giudizio?». Qualche settimana fa ha poi detto: «Non si può guidare la Francia se non si è perfetti».
Aggiunge Le Monde che oltre all’immagine di Fillon, anche il suo progetto politico «rischia di diventare inascoltabile: come chiedere degli sforzi ai francesi per risanare i conti pubblici, come sostenere la rimozione di 500.000 posti da funzionario, come dichiarare guerra all’assistenzialismo, se le rivelazioni degli ultimi giorni si dimostreranno più o meno fondate?»
Bonus: fialette puzzolenti
Nel novembre del 1965, a tre settimane dalla prima elezione presidenziale francese a suffragio universale, il ministro degli Interni Roger Frey consigliò al generale de Gaulle di attaccare direttamente il suo principale avversario. Allora Frey tirò fuori una foto di François Mitterrand decorato con il simbolo dell’ordine della francisca gallica mentre stringeva la mano al maresciallo Pétain, a capo del governo collaborazionista di Vichy dal 1940 al 1944: «Perché non consentite che una verità finora nascosta venga fuori?», chiese il ministro. «No, non voglio fare la politica delle fialette puzzolenti», rispose de Gaulle: da lì l’espressione entrò nell’uso comune della politica in Francia. In Italia potrebbe corrispondere all’espressione “macchina del fango”.