L’agenzia europea che vogliono tutti
Quando ci sarà Brexit, l'Agenzia europea per i medicinali dovrà trasferirsi da Londra in un'altra città dell'UE: molte si vogliono candidare, compresa Milano
Come spiegano da mesi analisti e osservatori, Brexit avrà moltissime conseguenze per il Regno Unito e l’Unione Europea, in termini politici, economici e strettamente pratici per quanto riguarda i molti impiegati delle istituzioni europee con sede a Londra. Anche se i piani del governo di Theresa May, esposti la settimana scorsa, sono ancora molto generici, nei prossimi mesi si porrà il problema di trasferire questi uffici negli altri stati che fanno parte dell’UE. L’interesse di molti governi si sta concentrando sull’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), la più importante ad avere sede nel Regno Unito e per questo molto ambita. Come scrive Science, al momento almeno sette stati membri dell’UE hanno espresso interesse per ospitare l’EMA in una delle loro città, tra questi c’è anche l’Italia con il comune di Milano che ha avviato una prima intesa con il governo, voluta dal sindaco Beppe Sala.
L’EMA ha il compito di vigilare e coordinare la valutazione dei farmaci messi in commercio nell’Unione Europea. Non esegue direttamente esami di laboratorio, ma analizza e rivede la documentazione presentata dalle aziende farmaceutiche, che devono rispettare numerosi criteri nella fase di sviluppo e test dei loro medicinali. L’EMA diffonde periodicamente linee guida e altre informazioni in numerosi ambiti della medicina, dai vaccini ai medicinali, passando anche per i prodotti utilizzati in ambito veterinario. Il lavoro dell’EMA è svolto da una serie di comitati scientifici, sotto il controllo di un Segretariato, di cui fanno parte due membri per ciascuno stato della UE, due membri della Commissione europea e due del Parlamento europeo.
Sotto l’attuale forma, l’EMA esiste dal 1995 e impiega circa 900 persone, cosa che la rende una delle agenzie europee più grandi. Ha a disposizione un budget annuale intorno ai 300 milioni di euro e organizza numerosi incontri, conferenze e riunioni: in media sono 500 meeting internazionali all’anno per un totale di 65mila partecipanti. La città che la ospita – finora Londra – usufruisce di un indotto molto importante considerata la quantità di persone che raggiungono la sede dell’EMA, trascorrono alcuni giorni in albergo, pranzano nei ristoranti, utilizzano i mezzi pubblici e via discorrendo. Per questo motivo la possibilità di ospitare l’agenzia interessa molto gli altri stati membri, che stanno manifestando più o meno esplicitamente le loro candidature per succedere a Londra.
La settimana scorsa il governo dei Paesi Bassi ha annunciato formalmente di essere al lavoro per portare l’EMA nei suoi confini, aggiungendo che tra gli stati che hanno espresso lo stesso interesse ci sono Irlanda, Italia, Svezia, Austria, Ungheria e Malta. In modo per ora più informale, anche Spagna, Danimarca, Germania e Finlandia hanno fatto intendere che si potrebbero candidare per la nuova sede dell’Agenzia. Queste prime dichiarazioni servono per valutare la fattibilità del trasferimento entro i propri confini nazionali, anche se i tempi per spostare l’EMA saranno probabilmente lunghi e legati a quelli di Brexit, che si avvierà formalmente solo quando il governo britannico farà ricorso all’Articolo 50 del Trattato di Lisbona, dove sono sancite le modalità per uscire dall’Unione.
Nel luglio del 2016 il sindaco di Milano, Beppe Sala, aveva detto durante una visita ufficiale a Londra che la sua città si sarebbe candidata per ospitare la nuova sede dell’EMA e le sue centinaia di dipendenti. L’intento è stato confermato a metà settembre con una “Intesa istituzionale di programma” tra comune di Milano e governo italiano, dedicata alle opportunità di sviluppo economico della città e della sua area metropolitana. L’Articolo 6, sugli impegni delle Parti, cita espressamente l’EMA:
Il Governo si impegna a sostenere la candidatura della Città di Milano per la sede dell’Agenzia europea European Medicines Agency (EMA). A tal fine, predispone un tavolo di coordinamento nazionale con i Ministeri competenti in materia, finalizzato alla definizione delle modalità di presentazione del dossier di candidatura al Consiglio ed alla Commissione Europea.
In un altro passaggio del documento si legge un ulteriore riferimento all’EMA:
In questo ambito, la Città di Milano può valersi della particolare condizione generata dagli esiti del referendum inglese sull’uscita dall’Unione Europea (Brexit), proponendosi quale candidata ad ospitare la sede dell’agenzia europea European Medicines Agency (EMA). A tal fine, il Governo e la Città di Milano, in stretto raccordo con la Regione Lombardia e le altre istituzioni pubbliche e private interessate, si impegnano a predisporre il dossier per la candidatura e ad individuare le modalità più idonee per la sua presentazione in sede di Consiglio e Commissione Europea.
Molto resta ancora da definire sulle modalità di candidatura e di valutazione della città ideale in cui trasferire l’EMA. La decisione finale spetterà al Consiglio europeo, che riunisce periodicamente i capi di governo degli stati membri, e sarà il frutto di lunghe e complicate trattative politiche, considerato l’interesse generato dall’agenzia. L’EMA sta intanto lavorando alla documentazione che indicherà le caratteristiche della città ideale per ospitarla. Tra queste ci sono buoni collegamenti per i trasporti, aree grandi a sufficienza per contenere tutti i suoi uffici, alberghi nei pressi della nuova sede per ospitare personale e delegazioni. Per gli impiegati sono inoltre richieste una sufficiente offerta di immobili, possibilità di accesso a scuole internazionali, opportunità di impiego per i partner nel caso di nuclei familiari e coppie.
Parlare già dei dettagli di un trasferimento, con Brexit ancora da avviare, può apparire eccessivo e fuori luogo, ma spostare un’intera agenzia così importante non sarà semplice e richiederà molta pianificazione. Oltre ai documenti e agli uffici, ci sono da spostare centinaia di dipendenti, con famiglie al seguito, che dovranno trovare nuove sistemazioni. È inoltre probabile che molti impiegati scelgano di rinunciare al loro posto per evitare di trasferirsi, con ulteriori conseguenze per l’Agenzia che si troverebbe a dovere ricostituire molti dei suoi uffici con nuovo personale.