Christo non fa più un’opera, per protestare contro Trump
Era una lunghissima “tettoia” sul fiume Arkansas, in Colorado, e la progettava da oltre vent'anni: dice che con la nuova amministrazione gli è passata la voglia
Christo, il famoso artista americano di origine bulgara autore anche dei Floating Piers, la passerella galleggiante allestita sul lago d’Iseo la scorsa estate, ha detto che rinuncerà a un’opera in Colorado che progetta da vent’anni e per la quale ha già speso personalmente 15 milioni di dollari di soldi propri, per protesta contro il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Christo ha annunciato la decisione con un post sul suo blog, motivandola in un’intervista al New York Times.
L’opera in questione si chiamava Over the River, e consisteva in una sorta di tettoia argentata lunga quasi 10 chilometri, che avrebbe dovuto coprire in otto punti un tratto lungo 70 chilometri del fiume Arkansas, in Colorado: sarebbe stata una delle più imponenti e ambiziose mai realizzate da Christo, che è famoso (e lo era insieme alla moglie e compagna di lavoro Jeanne-Claude Denat de Guillebon, prima che morisse nel 2009) proprio per le sue costruzioni ambiziose ed enormi, integrate nei paesaggi naturali, come i monumenti impacchettati o le migliaia di archi arancioni a Central Park. Il costo totale dell’opera era stimato in 50 milioni di dollari. Christo ha spiegato al New York Times: «Vengo da un paese comunista. Uso i miei soldi e lavoro e progetto da solo perché mi piace essere totalmente libero. E ora, il governo federale è il padrone di casa. Possiede le terre. Non posso fare un progetto che giova a questo padrone di casa». Quando il New York Times gli ha chiesto di spiegare la sua ostilità verso Trump, Christo si è limitato a dire: «La decisione parla da sola. Il mio processo decisionale è stato che, come molti altri, non avrei mai pensato che Trump sarebbe stato eletto».
Le opere di Christo sono sempre visitabili gratuitamente dal pubblico, e attirano moltissime persone: nel caso della passerella sul lago di Iseo si è stimato sia stata percorsa da oltre un milione di persone nelle due settimane di apertura. Sono quindi molto importanti per l’economia locale, anche perché sono realizzate interamente a spese dello stesso Christo, che le finanzia vendendo i disegni preparatori e i materiali delle opere una volta smantellate. Aveva scelto il fiume Arkansas insieme a Jeanne-Claude (che era conosciuta soprattutto con il suo nome) dopo aver viaggiato per oltre ventimila chilometri per le Montagne Rocciose, tra il 1992 e il 1994. Il posto era stato scelto anche perché era una popolare meta per il rafting, e la copertura sarebbe stata apprezzata meglio se vista dall’acqua. Ci sarebbero voluti circa due anni per costruirlo, e dopo due settimane sarebbe stato smontato, come tutte le opere di Christo.
Nel 2011 ottenne i permessi locali, statali e federali, e fu compilato un Environmental Impact Statement (EIS), un documento speciale che descrive l’impatto ambientale di una costruzione: normalmente viene preparato in caso di dighe, ponti e aeroporti, e non era mai stato applicato a un’opera d’arte. Ciononostante, nel 2012 l’opera di Christo in Colorado fu contestata da alcune organizzazioni locali, che avevano cercato di bloccarne la realizzazione in tribunale, sostenendo che avrebbe danneggiato la fauna locale e avrebbe comportato altri problemi ambientali. La causa andava avanti da cinque anni, ma Christo ha deciso di non attenderne il risultato, e di rinunciare, anche nel caso in cui vincesse la causa. Ha spiegato che l’attesa per l’approvazione delle sue opere è sempre stata una parte integrante del suo progetto artistico, ma che in questo caso «il piacere è sparito»: «non sono più entusiasta del progetto. Perché devo spendere altri soldi in una cosa che non voglio più fare?»
Christo ha detto che ora si concentrerà sulla costruzione della Mastaba, una gigantesca scultura che progetta di costruire ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, e che ideò insieme a Jeanne-Claude quarant’anni fa. Come ha sottolineato il New York Times, quella di Christo è «di gran lunga la più visibile – e costosa – protesta contro la nuova amministrazione nel mondo dell’arte, la cui dipendenza dai collezionisti molto ricchi e talvolta politicamente conservatori ha portato le gallerie, i musei e gli artisti ad evitare le manifestazioni plateali di opposizione verso Trump, molto diffuse in altri ambienti del mondo creativo».