Che succede ora?
Scenari politici possibili dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha riscritto l'Italicum, trasformandolo in una legge proporzionale con premio di maggioranza
La Corte Costituzionale ha diffuso mercoledì 25 gennaio la sua attesa decisione sulla costituzionalità dell’Italicum, la legge elettorale voluta dal governo Renzi e in vigore alla Camera, di fatto riscrivendola e trasformandola in un proporzionale con premio di maggioranza (qui trovate il comunicato della Corte). Con la legge così emendata, quindi, la lista che riuscirà ad ottenere almeno il 40 per cento dei voti (il premio di maggioranza previsto dall’Italicum, che è stato mantenuto) otterrà 340 seggi alla Camera, cioè la maggioranza assoluta (la legge elettorale in vigore al Senato è invece il cosiddetto “Consultellum”, a cui si è arrivati sempre per degli interventi della Corte Costituzionale su leggi approvate dal parlamento). Nei prossimi giorni, in parte si è già cominciato, si riaprirà quindi il dibattito tra le forze politiche sulla legge elettorale, rimasto bloccato negli ultimi mesi in attesa della decisione della Corte, e sulla possibilità di andare a elezioni anticipate. Dall’esito delle trattative delle prossime settimane dipenderà anche il futuro del governo Gentiloni.
Si può andare a votare subito?
Sì, nella sentenza la Corte ha specificato che con le modifiche apportate la legge elettorale è «immediatamente applicabile». È comunque probabile che nelle prossime settimane ci saranno tentativi per “armonizzare” i sistemi di Camera e Senato, come hanno chiesto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quello del Consiglio Paolo Gentiloni e quello del Senato Piero Grasso. Le modifiche più semplici da introdurre sono quelle per uniformare le soglie di sbarramento tra Camera e Senato, che al momento sono al 3 per cento alla Camera e all’8 per cento al Senato (3 per cento se una lista fa parte di una coalizione che ottiene almeno il 20 per cento dei voti in ciascuna regione). Un’altra modifica, più difficile da introdurre, sarebbe cambiare il metodo di assegnazione del premio di maggioranza. Attualmente, il premio che alla Camera assegna 340 seggi è destinato alla singola lista che ottiene il 40 per cento. In passato, diverse forze politiche hanno chiesto che il premio venisse invece assegnato alla coalizione, cioè a un raggruppamento di diverse liste o partiti.
Una proposta ancora più radicale, e meno praticabile politicamente, sarebbe la scrittura di una nuova legge elettorale. Oggi il testo su cui sembra esserci il maggiore accordo in Parlamento è una versione aggiornata del Mattarellum, la legge in vigore tra il 1993 e il 2006. È una legge maggioritaria con alcuni correttivi proporzionali che incentiva le coalizioni pre-elettorali. Il Mattarellum modificato è la proposta ufficiale del PD e piace anche al segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Potenzialmente potrebbe piacere anche ai partiti più piccoli, con cui le formazioni più grandi sarebbero incentivate ad allearsi. Non piace invece a Silvio Berlusconi, perché rischia di costringerlo ad allearsi con la Lega Nord che, probabilmente, finirebbe con l’esprimere il candidato presidente del Consiglio dell’intera coalizione.
Quindi ci sarà un voto anticipato?
È molto difficile da stabilire: probabilmente dipenderà dalle trattative che ci saranno tra le varie forze politiche. In teoria la maggioranza dei parlamentari è favorevole ad arrivare rapidamente ad elezioni. I più forti sostenitori delle elezioni anticipate, almeno a parole, sono il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord; anche il PD e Renzi in particolare sembrano favorevoli, ma il Partito Democratico è diviso al suo interno e, secondo indiscrezioni e retroscena, diversi dirigenti sono favorevoli a far arrivare la legislatura alla sua scadenza naturale, la primavera del 2018.
Anche Renzi, nella sua prima intervista dopo la sconfitta al referendum, è sembrato aperto ad altre possibilità. Forza Italia e il suo leader, Silvio Berlusconi, sembrano trovarsi nella stessa situazione: apparentemente prediligono la prospettiva di elezioni anticipate, ma secondo i giornali ad alcune condizioni sarebbero disposti a far proseguire la legislatura. Alcuni, inoltre, ipotizzano che molti deputati cercheranno di portare la legislatura fino all’autunno del 2017, in modo da maturare la pensione (i vitalizi, invece, sono stati aboliti). Qui avevamo spiegato perché questa teoria non è del tutto convincente.
Cosa succederebbe in caso di voto?
Dipende, ovviamente, dal tipo di legge elettorale che sarà in vigore. Se si votasse con le due leggi attualmente in vigore, l’Italicum modificato alla Camera e al Senato il cosiddetto “Consultellum” frutto della modifica del 2014 alla legge elettorale voluta dal governo Berlusconi nel 2006 (il famoso “Porcellum”), probabilmente non ci sarebbe una maggioranza chiara in nessuno dei due rami del Parlamento. Tranne il PD guidato da Matteo Renzi, nessuna forza politica sembra in grado da sola di raggiungere il 40 per cento necessario a ottenere il premio di maggioranza alla Camera. Potrebbe essere un obiettivo più facile per un’ampia coalizione, ma l’attuale premio è assegnato alla singola lista. In questo caso, i partiti che volessero allearsi dovrebbero accettare di presentarsi alle elezioni con un unico elenco di candidati, rendendo meno identificabili le singole formazioni che compongono la lista.
Il premio sarebbe più facile da raggiungere se il Parlamento modificasse i criteri di assegnazione del premio dalla lista alla coalizione. In questo modo sarebbe più semplice creare ampie alleanze in grado di sommare i propri voti nel tentativo di raggiungere il premio. In ogni caso, il Senato rimarrebbe senza maggioranza, poiché non è previsto alcun premio (e non si può nemmeno introdurre: la Costituzione stabilisce che il Senato deve essere eletto su base regionale, quindi ogni eventuale premio andrebbe frammentato regione per regione).
E il con il Mattarellum?
Se invece fosse approvata una versione aggiornata del Mattarellum, il risultato sarebbe ancora più incerto. Con questo sistema, il 75 per cento dei seggi viene assegnato tramite collegi uninominali. Ogni coalizione presenta un candidato, chi ottiene il numero più alto di voti conquista il seggio in palio. Questo meccanismo fa sì che sia difficile prevedere quanti deputati eleggeranno le varie coalizioni: i singoli candidati faranno molta differenza, così come potrebbero farla pochi punti percentuali di differenza tra un partito e l’altro. Il PD è tendenzialmente molto forte nei collegi, perché è in grado di presentare candidati forti e i suoi consensi sono molto concentrati. D’altro canto, secondo alcune simulazioni, anche il Movimento 5 Stelle ne sarebbe avvantaggiato, soprattutto nel sud Italia.
In ogni caso, sia con la legge attuale che con il Mattarellum, sembra molto improbabile al momento che una singola forza politica o coalizione riesca a ottenere una maggioranza. Al momento, le uniche soluzioni praticabili sembrano essere un governo di larghe intese tra PD e parte del centrodestra oppure tra il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord. Quest’ultimo è uno scenario più improbabile e definito impossibile dagli esponenti dei due partiti, ma è sempre più spesso evocato dai giornali.