La ricerca dei dispersi nell’Hotel Rigopiano
Finora dall'albergo sommerso dalla valanga sono stati recuperati 18 morti, ma si lavora nella speranza di trovare ancora qualcuno vivo
I cadaveri di altre sei persone sono stati estratti nelle ultime ore dall’Hotel Rigopiano, l’albergo sul versante pescarese del Gran Sasso sommerso da una valanga di neve lo scorso 18 gennaio. I Vigili del Fuoco hanno individuato e poi estratto tra le macerie e la neve i corpi di quattro donne e due uomini, mentre ieri avevano recuperato i cadaveri di tre uomini, ora in fase di identificazione con l’aiuto di amici e parenti degli ospiti e dei lavoratori del Rigopiano. I morti finora estratti dall’Hotel Rigopiano sono quindi 18, mentre sono 11 i sopravvissuti: 9 persone estratte vive, due scampate per poco alla valanga perché non si trovavano all’interno del resort. Secondo le ultime stime dei Vigili del Fuoco, sotto la valanga e le strutture dell’albergo ci sono ancora 13 persone disperse.
Nella giornata di lunedì 23 gennaio l’ospedale di Pescara ha dimesso alcune delle persone estratte vive dai soccorritori la settimana scorsa dal Rigopiano. Una coppia di 25 e 22 anni, entrambi originari di Giulianova (Teramo), ha lasciato l’ospedale nella mattina. È stato dimesso anche Giampiero Parete, una delle due persone scampate alla valanga e che aveva dato l’allarme subito dopo chiedendo aiuto. Anche sua moglie e i suoi due figli, ritrovati viti tra le macerie, sono stati dimessi e risultano in buone condizioni. Altri due bambini restano ancora in ospedale, così come un’altra persona: un uomo sottoposto a un intervento chirurgico al braccio destro.
Il lavoro dei soccorritori è complicato dalla presenza di grandi quantità di neve e detriti finiti in alcuni ambienti dell’Hotel Rigopiano, dove ci si muove con difficoltà e con grandi cautele per il timore di nuovi crolli. L’enorme massa di neve che ha investito l’albergo ha fatto spostare di diversi metri alcuni degli edifici che costituivano il resort. Sempre ieri, lavorando in un’area della struttura, i Vigili del Fuoco hanno estratto vivi dalle macerie tre cuccioli di pastore abruzzese, avuti qualche mese fa dalla coppia di cani Lupo e Nuvola, cresciuti nell’albergo e che i clienti avevano avuto modo di conoscere durante il loro soggiorno. Il fatto di averli trovati ancora vivi a quasi una settimana dalla valanga ha dato qualche nuova speranza a parenti e amici degli ospiti dell’albergo di trovare ancora persone vive, tra i 17 dispersi.
Intervistato da SkyTg24, il portavoce dei Vigili del Fuoco, Luca Cari ha detto che i soccorritori sono al lavoro per “arrivare al cuore della struttura”. Ha poi aggiunto che: “La nostra ipotesi operativa è che la slavina possa non aver raggiunto e saturato tutti i locali, che ci sia un cuore della struttura non raggiunto. Se poi lì dentro possano esserci condizioni di vita, questo naturalmente non lo sappiamo. Siamo molto concentrati su questo obiettivo. Il lavoro è ininterrotto: le nostre squadre si alternano. Proseguiamo nell’esplorazione dei locali dell’interno, seguendo la speranza di trovare ancora persone in vita, anche se non c’è nessuna certezza. Stiamo procedendo da locale a locale, stiamo aprendo varchi in muri anche da ottanta centimetri. Siamo riusciti a sfondare con un escavatore quel muro di neve che ci impediva di far giungere i mezzi pesanti fino alla struttura”.
Proseguono nel frattempo le indagini della Procura di Pescara per ricostruire che cosa è successo all’Hotel Rigopiano poco prima della valanga e subito dopo, quando sono state inviate le prime richieste di aiuto. Senza citare la fonte del materiale ottenuto, oggi Repubblica ha pubblicato quella che dichiara essere la trascrizione di una telefonata effettuata da Quintino Marcella, datore di lavoro di Giampiero Parete scampato alla valanga, fatta al 113 per segnalare l’emergenza e girata a una funzionaria del Centro di coordinamento dei soccorsi attivato nella prefettura di Pescara:
Marcella: “Mi sente?”
Funzionaria: “Sì che la sento”.
M: “Sono Marcella di cognome, Quintino di nome. Il mio cuoco mi ha contattato su WhatsApp cinque minuti fa, l’albergo di Rigopiano è crollato, non c’è più niente… Lui sta lì con la moglie, i bimbi piccoli… intervenite, andate lassù”.
F: “Questa storia gira da stamattina. I vigili del fuoco hanno fatto le verifiche a Rigopiano, è crollata la stalla di Martinelli”.
M: “No, no! Il mio cuoco mi ha contattato su WhatsApp 5 minuti fa, ha i bimbi là sotto… sta piangendo, è in macchina… lui è uno serio, per favore”.
F: “Senta, non ce l’ha il suo numero? Mi lasci il numero di telefono (…). Ma è da stamattina che circola questa storia, ci risulta che solo la stalla è crollata. Che le devo dire?”. […]
F: “Come si chiama quel cuoco?”.
M: “Giampiero Parete. È quello della pizzeria, è il figlio di Gino…”.
F: “Sì, lo conosco benissimo il figlio di Gino, conosco lui, conosco la mamma. È da stamattina che gira ‘sta cosa. Il 118 mi conferma che hanno parlato col direttore due ore fa, mi confermano che non è crollato niente, stanno tutti bene”.
M: “Ma come è possibile?”.
F: “La mamma dell’imbecille è sempre incinta. Il telefonino… si vede che gliel’hanno preso…”.
M: “Ma col numero suo?”.
F: “Sì”. […]
F: “Due ore fa, le confermo, al 118 hanno parlato con l’hotel. Non le dico una bugia! Ma se fosse crollato tutto, pensa che che rimarremmo qua?”
M: “Si metta in contatto col direttore…”.
F: “Non so se si rende conto della situazione… Abbiamo gente in strada, gente con la dialisi, anziani. E io per lei… Provi lei a mettersi in contatto con il direttore. Non è scortesia. Arrivederci”.
Stando alla ricostruzione di Repubblica, basata su questa trascrizione, la funzionaria avrebbe confuso l’emergenza dell’Hotel Rigopiano con un crollo nei pressi di Farindola, comune a una decina di chilometri dall’albergo, avvenuto in una stalla e già segnalato dal suo proprietario. Nella telefonata, durata circa 5 minuti, la funzionaria pensa inoltre che si possa trattare di uno scherzo, anche perché in precedenza aveva già sentito il direttore dell’albergo, in seguito a un’altra segnalazione fatta direttamente da Parete al 118, che era stata girata alla Croce Rossa e in seguito al Centro di coordinamento dei soccorsi. Il direttore non si trovava però nei pressi dell’Hotel Rigopiano, ma a Pescara e – non avendo ricevuto notizie dai suoi dipendenti – aveva risposto dicendo che non gli risultava nulla di strano.
Il procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschini, ha comunque spiegato che sulla base delle prove raccolte finora, i ritardi non hanno avuto una particolare rilevanza: “Tutti i ritardi, i fraintendimenti, le incongruenze e i problemi nella comunicazione che sono avvenuti nel post-valanga hanno avuto una rilevanza causale non epocale, provocando ritardi che verosimilmente sono di circa un’ora. I due che non erano sepolti nell’albergo erano vivi, coloro che erano vivi dentro l’albergo li abbiamo recuperati vivi dopo tot di tempo di scavi e ricerche; le persone che ancora non abbiamo recuperato, ancora non le abbiamo recuperate”.
Per ora la Procura di Pescara ha fatto sapere di avere aperto un solo fascicolo di indagine contro ignoti, che raccoglie tutti i principali aspetti: dalle modalità in cui fu costruito l’albergo al modo in cui è stata gestita l’emergenza. Gli inquirenti vogliono capire se le vie di accesso all’albergo fossero sufficienti per una struttura di quel tipo, lo stato di manutenzione dell’Hotel Rigopiano e altri dettagli circa la sua gestione. In seguito i magistrati potrebbero decidere di dividere l’inchiesta in diversi filoni d’indagine. Per ora l’ipotesi di reato sono disastro colposo e omicidio plurimo colposo.